Il virus della superficialità

“Mi spiace, ma non c’è posto”. L’infermiere pronuncia queste parole asciugando la fronte madida di sudore. Può farlo perché non ha nessuna mascherina di protezione. Sono finite. Da un pezzo. Come i posti in terapia intensiva. Il turn over è stato lento come il tempo di cui ha bisogno una ruga per scavarsi sul volto. Il turn over del contagio invece è stato rapido come un Frecciarossa. Di quelli che non subiscono ritardi però e i cui passeggeri non scappano per ricongiungersi con famiglia e radici. Neanche il tempo di esultare per aver infranto le barriere. Le regole si estendono […]

  

La rabbia della colpa e il silenzio del sacrificio

“Con ferma determinazione, esemplare iniziativa e insigne coraggio, presente in abiti civili per indagini di polizia giudiziaria all’interno di un ufficio postale, non esitava ad affrontare due malviventi sorpresi in flagrante rapina e, senza fare uso dell’arma in dotazione per non compromettere l’incolumità delle numerose persone presenti, riusciva a immobilizzare uno di loro. Aggredito proditoriamente alle spalle da altro rapinatore, ingaggiava una violenta colluttazione, nel corso della quale veniva attinto da un colpo d’arma da fuoco. Benché gravemente ferito, tentava di porsi all’inseguimento dei malfattori in fuga prima di accasciarsi esanime al suolo. Fulgido esempio di elette virtù militari e […]

  

“Molti più di cento, di sicuro meno di duecento”

“Ho ucciso Giovanni Falcone. Ma non era la prima volta: avevo già adoperato l’auto bomba per uccidere il giudice Rocco Chinnici e gli uomini della sua scorta. Sono responsabile del sequestro e della morte del piccolo Giuseppe Di Matteo, che aveva tredici anni quando fu rapito e quindici quando fu ammazzato. Ho commesso e ordinato personalmente oltre centocinquanta delitti. Ancora oggi non riesco a ricordare tutti, uno per uno, i nomi di quelli che ho ucciso. Molti più di cento, di sicuro meno di duecento”. Queste sono parole di Giovanni Brusca, ex uomo di Cosa Nostra e diventato poi collaboratore di […]

  

La lezione di Falcone alle toghe

Ora sono tutti a scandalizzarsi della commistione tra politica e magistratura, dei giochi di correnti, delle nomine decise a tavolino, dei favori, delle intercettazioni, dei processi mediatici. Come se il virus abbia infettato il mondo delle toghe soltanto adesso. Eppure, come ricorda oggi l’ex magistrato Carlo Nordio, “da sempre la politica la fa da padrona a Palazzo dei Marescialli e nell’Associazione nazionale magistrati”. Prima ancora, c’era un giudice che, dal 1982 al 1992, parlava coi suoi scritti, coi suoi interventi lontani dai riflettori mediatici, con le sue audizioni. Il suo nome era Giovanni Falcone. Basta rileggere le sue “lezioni” per […]

  

La giustizia italiana fanalino di coda

Sarà difficile domani trovare in edicola articoli sull’argomento. Non parliamo poi di dibattiti televisivi o di comizi. Perché la giustizia in Italia è diventata una notizia che non fa più notizia. È come se fosse un albero secolare che sta lì immobile, senza che nessuno più se ne preoccupi quando invece dovrebbe essere una delle battaglie principali di qualsiasi partito politico. Perché non c’è sviluppo senza processi rapidi, non c’è crescita senza cause veloci, non c’è fiducia nello Stato. L’ultimo report pubblicato oggi dalla Commissione europea lo certifica ancora una volta: l’Italia è il paese dell’Unione Europea con i tempi più […]

  

Ridiscutere Equitalia

Negli ultimi 15 anni, un accertamento di Equitalia è risultato errato. Dal 2014 i contenziosi sono in aumento del 36% (mentre quelli con l’Agenzia delle Entrate diminuiscono). Il neo direttore Rossella Orlandi ogni volta che parla non si esime dal ricordare che la sua nuova missione è quella del dialogo coi cittadini, della semplificazione e della “bontà” del fisco. Ma le storie di malaburocrazia e di ingiustizia rimpieono le cronache. Pochi giorni fa ne ho raccontata una abbastanza esemplare: una madre a cui le hanno ucciso il figlio e che oltre a non vedere un centesimo di risarcimento deciso dal […]

  

Giudici disumani

L’articolo 27 della Costituzione recita così: “Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato”. Ma quale senso di umanità c’è nel non permettere a un detenuto che sta già scontando la sua pena di non potere andare – tra l’altro sotto la sorveglianza della scorta – a fare visita al padre gravemente malato? Bisognerebbe chiederlo ai giudici che hanno negato il permesso. Motivo del diniego? Il padre non era in imminente pericolo di vita. Così ha sentenziato la Corte d’Appello di Napoli. Sicuramente (si spera) le toghe avranno consultato […]

  

L’ultima beffa del Fisco firmata dai giudici

Hai voglia di parlare di rivoluzione umana del Fisco e di trasparenza quando poi si viene condannati a propria insaputa. In che senso? Basta leggere il bilancio di responsabilità sociale 2013-2014 della procura di Milano per capirlo. In quasi un caso su due, la condanna per reati fiscali (omessa o infedele dichiarazione, omesso versamento di Iva, indebita compensazione, solo per citarne alcuni) avviene per decreto. Ma, soprattutto, senza contraddittorio e senza che il contribuente venga informato delle indagini a suo carico. Insomma, prima ti indago, poi ti condanno e poi te lo dico. Oltre il danno, poi c’è la beffa. […]

  

I colpevoli dell’alluvione di Genova

Vi pare normale che un’opera pubblica di messa in sicurezza possa essere bloccata dalla magistratura e possa subire ritardi di anni? L’alluvione di Genova, con i danni e il morto che ha causato, invece è figlia proprio di questo. Della lentezza della giustizia amministrativa e della burocrazia macchinosa. Perché, come ha spiegato il presidente della Regione Liguria, Claudio Burlando – cui ha fatto eco il sindaco di Genova Marco Doria – erano tre anni che le istituzioni avevano le mani legate e non potevano disporre e attuare il completamento dell’intervento predisposto. “Questi lavori costituiscono l’intervento più importante per la messa […]

  

L’ultimo smacco a Enzo Tortora

Questi sono alcuni estratti testuali della requisitoria del pm Diego Marmo nel luglio 1985: “Enzo Tortora ha sempre accusato la giustizia napoletana di averlo coinvolto in questa vicenda, non capisco bene perché, non è un mistero per nessuno che io sono convinto della responsabilità di Tortora ma non perché ne fossi convinto nel momento in cui ho messo piede in quest’aula ma perché me ne sono convinto leggendo gli atti, valutando il comportamento processuale ed extra processuale dell’imputato che mi serve non al fine di criminalizzare Tizio, Caio, Sempronio o Mevio, assolutamente no, ma mi serve soltanto il comportamento dell’imputato […]

  

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