La moderna fortuna critica di Vermeer inizia solo alla fine dell’Ottocento grazie allo studioso francese Theophile Thore-Burger, acquisendone così fama internazionale. Ora una mostra allestita su due piani alle Scuderie del Quirinale a Roma dal titolo “ Vermeer.
Il secolo d’oro dell’arte olandese” si presenta come l’esposizione dell’anno (aperta fino al 20 gennaio 2013) e di fatto lo è, per la scientificità della curatela e per la preziosità dell’autore. Artista del suo tempo, vale a dire di quell’Olanda del XVII secolo che era uno dei paesi che ormai dominavano il mondo grazie alle navi e al commercio, che divenuta repubblica indipendente all’inizio del ‘600, si riprese dopo sforzi enormi dalle guerre contro la Spagna cattolica .
Elaborò progressi enormi non solo col commercio e la politica nuova, ma anche con la tolleranza religiosa, facendone un territorio ricco diviso in sette province , e il benessere si rivelò forte nei confronti dell’arte, nella fioritura di botteghe, per dare sincera risposta ai nuovi ceti borghesi e alla produttività della giovane nazione.

L’Olanda era una caratteristica a sè in quell’Europa assolutista con la Chiesa cattolica che aveva dato una risposta alla Riforma protestante con la Controriforma. Ebbene,in quel mondo borghese dell’Olanda crebbe , si formò e operò Johannes Vermeer, battezzato nell’ottobre del 1632 nella chiesa protestante di Delft. Il padre Reynier era mercante d’arte e locandiere e alla sua morte avvenuta nel 1652 il giovane Johannes ereditò locanda e affari commerciali,sposando una giovane cattolica Catherina Bolnes. Matrimonio sfortunato per diversi motivi, anzitutto le differenze religiose anche se Vermeer si convertì al cattolicesimo, poi perchè la famiglia di Caterina era più ricca di quella dell’artista. Dopo le nozze la coppia infatti si trasferì dalla madre di Catherina, a nome Maria Thins, la quale ebbe molta influenza sul pittore sostenendolo nel mondo dell’arte. E’ stato Vermeer a capo della Gilda di San Luca che altro non è che un’associazione di pittori, e quindi già allora fortemente stimato per la tecnica pittorica ,ebbe ben quattordici figli, ma dal 1762 anno di una
pesante crisi finanziaria dovuta all’invasione francese dell’Olanda ,gli affari del pittore crollarono costringendolo a chiedere prestiti; tanto che alla sua morte sopravvenuta nel 1675 proprio per lo stress dovuto ai problemi economici, non solo lasciò moglie e figli nei guai ma Catherina dovette chiedere al consiglio cittadino il ritiro dei dipinti per onorare i debiti, e a lei ne rimasero appena diciannove che servirono a pagare altri creditori. Vita difficile di uno degli artisti europei più affascinanti che ci ha lasciato pochissimi quadri ma strepitosi, appena 35-36 autografi, mentre in mostra se ne possono ammirare solo otto, attorniati questi da maestri coevi come Van Viert, Van der Heyden,de Witte, De Lorme, van der Poel, Vosmaer, Pieter de Hooch, di Vam Musscher, ecc. Se pochi documenti ci possono parlare della vita dell’artista ,bastano le sue opere a chiarirci della tecnica raffinatissima, giacchè pare facesse uso della camera oscura per definire l’esatta fisionomia dei personaggi e la precisa posizione degli oggetti nella composizione dei dipinti,ma anche i tagli magistrali, le vedute delle città non ultima la sua Delft , soggetti in interni non più rimandanti a scene banali del quotidiano ma attraversati da un vivo respiro di poesia. Luminosità, intimità, sospensione del tempo,aria romantica, sono elementi che danno vivezza a quell’unità atmosferica che brilla nelle opere, a quella luce degli interni che filtra da finestre socchiuse, gioco di riflessi,effetti di trasparenze,penombre,controluce. Né va dimenticata l’osservazione che se ne ricava dalla qualità dei colori,giacchè Vermeer aveva grande cura nella preparazione dei colori con pigmenti,taluni dal costo proibitivo, non ultimo il “blu oltremare” ottenuto con lapislazzuli ,come si noterà in “Ragazza con il cappello rosso” del 1665, o nella “ragazza con turbante e l’orecchino di perla”, o “donna con brocca”, o addirittura “nell’Allegoria della fede”. Qualità pittorica, sensibilità narrativa, ritratti misteriosi, vedutismo e pitture di interni, fanno di Vermeer un maestro abilissimo, i cui capolavori lo rendono ancora oggi più moderno dei moderni.

Carlo Franza

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