Due libri,il primo di Uliano Lucas sul Bar più famoso del mondo che si trova nel cuore di Brera a Milano, denominato Jamaica (Jamaica . Arte e vita nel cuore di Brera, Rizzoli, 2012,euro 25,00) ,il secondo bellissimo dal titolo “Uliano Lucas” , scritto da una storica dell’arte Lucia Miodini,( Bruno Mondadori, euro 19,00) vivace e drammatica storia della seconda metà del novecento, anzi biografia che raccoglie il lavoro del grande fotografo milanese nato nel 1942 da una famiglia operaia. Il primo racconta per immagini il celebre locale milanese dove artisti e intellettuali, italiani e stranieri, costruirono la storia della Milano del dopoguerra. E non c’era artista estero che arrivato a Milano non mettesse il naso al Jamaica,la fiaschetteria che i Mainini gestivano fin dal 1911. Non solo,qui scorreva la vita milanese di quegli anni tra il Cinquanta e il Sessanta del novecento, con artisti e attori, gli stessi descritti dal film preso dall’omonimo romanzo “La vita agra” di Luciano Bianciardi. Attori come Ugo Tognazzi e Giovanna Ralli, o anche la Melato, o artisti come Piero Manzoni detto faccia di luna, il signorile Luciano Francesconi, e ancora Agostino Ferrari, Valerio Adami, Renato Guttuso, Arturo Vermi, Antonio Recalcati, Ettore Sordini, Angelo Verga,il poeta Salvatore Quasimodo,il baritono Giuseppe Zecchillo, e ancora mille altri che non sto qui a ricordare,ma tutti danno idea di cosa fosse quel quartiere latino.Un quartiere e un bar che letto attraverso le immagini di Uliano Lucas ci consegnano un mito ormai troppo lontano,dove un tempo pullulava arte e vita mentre oggi viaggiano pizzette e quel brutto rito dell’happy hour. Nel libro su Lucas della Miodini, scatti come documento filtrati dalla storia personale e professionale di Lucas , con immagini che gran parte degli italiani hanno vissuto e hanno ancora negli occhi. Ma solo uno sguardo come quello del fotografo poeta,fotografo libero,free-lance ancor prima che questa parola approdasse in Italia, ha potuto raccogliere momenti e personaggi d’Italia e del mondo con un taglio assoluto, di semplicità , eppure carichi di umanità e ogni altro elemento vero e non verosimile. Lucas è stato anarcoide fin dall’ eta dei suoi lontani diciassette anni quando ribelle già frequentava il Jamaica e fotografava i volti di amici scrittori e pittori. Ha vissuto da subito il giornalismo come denuncia, indignazione e strumento democratico. Ecco perchè ha puntato l’obiettivo sull’Italia che rinasceva nel dopoguerra,fermando con gli scatti i fermenti musicali e dello spettacolo,dei picnic raggiunti con la Seicento, della radio domenicale sintonizzata su Tuttocalcio , l’immigrazione interna ed estera, la distruzione del territorio legata all’industrializzazione, il movimento studentesco e le proteste dal 1968 al 1975, le guerre di liberazione,i matti da slegare di Basaglia. Ha inseguito Uliano Lucas, tutto e tutti, ha inseguito i cortei accompagnando anche le persone a casa, ed ha lavorato per tutti i giornali della sinistra rimanendo libero, ripeto libero. Ha attraversato stati, mondi e guerre, senza coinvolgimenti, ha catturato immagini, quelle dell’Albania maoista,del Portogallo dei garofani, delle guerre fratricide dell’Angola, dell’India con i bambini di strada,o anche l’Eritrea affamata, le lotte in genere, e il Nord e il Sud Italia . Libro di grande impegno e di grande storia questo della Miodini che ci racconta un Lucas eccezionale maestro e vanto della fotografia italiana, dove persino la storia d’Italia si potrebbe studiare su quelle immagini.

Carlo Franza












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