Come per un miracolo -e di questi tempi non sono facili- un artista di chiara fama come Bruno Fael (nato a Sacile nel 1935 ma milanese di adozione), dopo tanti gloriosi capitoli e tante tematiche affrontate nel suo percorso pittorico, ha dato vita oggi  a una serie nutrita di capolavori  dove colore, segno e musica sono un tutt’uno. S’è con lui  ritrovata l’armonia delle arti. Una mostra a Milano dal titolo “I miti del jazz e del blues” (Studio Fael- Via Porpora 163 ) mette in evidenza capolavori pittorici di diverse misure  che  grazie al suo estro, alla sua perizia, alla sua sensibilità creativa hanno per tema  la musica dipinta. E per di più una musica d’eccezione qual’è quella del jazz, vibrante, frenetica, ossessiva, cadenzata. La stessa musica che Jack Kerouac  in “On the road” del 1947  descriveva con passione perchè impazzava in tutta l’America degli anni ’40  e che i ragazzi del Loap suonavano  non con stanchezza  perchè  tutto il bop (abbreviazione di bepop, stile di jazz attivo a New York a metà anni ’40) era a metà strada tra il periodo di Charlie Parker di Ornitology e quello di Miles Davis.  Musica contraddistinta da un tempo veloce e da elaborazioni armoniche innovative; popolare anche tra i letterati della beat generation (vedi la poesia Urlo di Allen Ginsberg). In questo clima e in  queste atmosfere si è tuffato Bruno Fael   mettendo a punto opere dove il suo  contemporaneo modo di dipingere è un vero e proprio new-astrattism  che  tocca vertici altissimi, inseguendo linee, segni, macchie, tranci di colore,  dettati  da mano e pennelli, come  trasportati da un vortice di sentimenti e di libertà. Fael ha messo in piedi un linguaggio pittorico divenuto espressivo a partire dai suoi stessi elementi costitutivi- linea, colore, forma- messi in rapporto musicale tra loro, secondo le categorie di ritmo, contrappunto, timbro. Ha fatto sua la lezione di Kandinskij e cioè che la musica si esprime attraverso le note secondo la legge dei suoni, così  come la pittura comunica con la legge dei colori, della linea e della composizione. I  suoni di questo linguaggio jazzistico, larghi, profondi, acuti, bassi, vibranti, singhiozzati, e ancora manifesti con mille altre elaborazioni, sono stati tradotti visivamente,  grazie a improvvise accensioni, a visionarie impressioni, a mistiche scritture. Fael è stato capace di far rivivere anima e musica dei grandi del jazz, Parker, Coltrane, Baker, Davis, Chick Corea, George Duke, Chuk Berry, Louis Amstromg ; questo è sì un omaggio ai grandi della musica jazz ma è anche la sottile confessione di un artista che nella musica e nella pittura ha trovato i grandi significati dell’esistere, porgendo  così a un ampio pubblico le vere note della vita.

 Carlo Franza

Tag: , , , , ,