Da almeno un paio d’anni non avevo tra le mani versi nobili di poesia, oggi, dicembre 2013, un vero miracolo. Una plaquette dal titolo “La nobiltà dell’ombra” di Valerio Mello (editrice La Vita Felice, Milano 2013) mi fa dire che è “nato” un grande poeta.

La diversità di questo poeta consiste nella concentrazione estrema a cui conduce la sua esperienza introspettiva, vi dichiara apertamente la sua religione dell’intimità, la sua spinta a cercare il punto essenziale. Attentissima ai valori formali, e abbandonata a un canto misurato, questa poesia cresce dalla familiarità che Mello ha con i classici antichi e moderni. Mello è un poeta che pur con una vocazione neo-simbolista o neo-novecentesca ha qualcosa che lo riporta alle rispettive origini, nel quadro di una geografia poetica intesa in senso lato, e che coglie la Sicilia, luogo nativo, ma anche Milano e il Nord, luogo di vita e di vissuto. Così in “Mattino in Via Farini”(“In questi colori di piante,di pietre/e di prati -distanti/dal verde dell’isola nostra-/scende improvviso un quieto lamento;/mi assale blu dalla ruota di nomi/nell’alto famedio e bianco il silenzio/,di là dal cancello/stridono i tram nel cerchio cittadino,/stridono d’acciaio le curve rotaie,sembra che piova a tratti,tinte/ chiare sul bronzo,/grigio è mattino”) . Due elementi costanti vivono nella poetica di Mello, il senso dello spazio e l’abbandono alla melodia. Qui si tocca il punto di maggiore e raffinata cantabilità. Talvolta è un tono scarno e teso sino alla preghiera(“ Tu che fai visita alle strade/del ritorno,i fatti dissemini perduti/ e alle assenze ti aggreghi,/dì alla mia immaginazione/se hai coscienza di questo tornare…”. Analogismo, ovvero il suo intersecarsi con la cosa e insieme con il suo simbolo; ma anche impressionismo visivo e musicale e il suo perdersi nelle cose, accendendo la visività estrema della parola(“Nobile sei l’ombra,/…sei l’ombra-veglia…”pag.22), per cui Mello schiude la porta alla realtà, acquistando nel gioco della parola le dimensioni di un universo strabiliato. E’ impressionante come il nostro poeta si accosti alle cose e alla vita quotidiana, ma a richiamarlo a sé è la malinconia di sempre; un modo di catalogare gli eventi per attimi o apparizioni, ai quali basta una scossa leggera per mutare, un’emozione per uscire da un contesto( “…e a questa punta di matita/ obbediente al movimento/demando ogni luce ogni perdita/rivolgo supplici le mie dita…/”). Da qui nasce l’immagine di un giovane uomo poeta chiuso nei sui miti isolani( “…e torno con la mente a quella terra/dove azzurro esiste/immenso cielo-dio/sopra la valle/…), elettivamente greci, a rimpiangere un’innocenza che la natura, evocata come eden perduto, non può più esprimere. La visività della parola trova nella poesia di Valerio Mello una delle feste più ardenti della lirica contemporanea, e il colore e la ripetitività di alcune parole-chiave(“parla…parla…io so…e so…ma dimmi… dimmi… dimmi…”pag.60; o “a chi… a chi…a chi…”pag.65) assegnano al suo canto ardito il volume di una ricca sostanza autobiografica. Ogni verso è una fuga, una melodia, un’irripetibile grazia malinconica. Neo-novecentismo e neo-simbolismo, con tracce neo-crepuscolari intrecciano versi e parole, e la voce poetica qui nella plaquette è permeata da un senso di casta solitudine, di abbandono ai propri fantasmi, di fiducia nell’eterno, di colloqui con i cari tanto che la tensione lirica a volte si misura sul respiro della voce medesima (“…concedetemi una noia più leggera/ch’io possa non pensare ai miei tormenti…”). Così le poesie sono anche un diario ininterrotto di avventure, transiti, incontri e ricordi pungenti, e ritratti sfuggenti sono volti che nel privato hanno un nome. Il tono autobiografico scava una verità che traduce l’intima ricerca, da cui non può mai scompagnarsi un senso di ebbrezza, il potente anelito di vita, dove l’estasi lirica è sublimata da un discorso sentimentale che è altilenante tra pieno e felice e vuoto e mesto. Il dono della poesia di Mello sta tutto nella bruciante consapevolezza che il segno da raggiungere, benchè intravisto, si trova sempre lontano dalla sua anima, assetata di luce. La voce del nostro poeta corre su un filo di assorta meditazione che, senza escludere il realismo di tanti passaggi, assorbe e per così dire assolve, sicchè “la nobiltà dell’ombra” è che tutta l’esistenza di Valerio Mello si svolge nell’ombra di una grande consapevolezza interiore, al di fuori di ciò che è consueto, dove si consuma proprio il travaglio della poesia. Questi versi raccontano l’apoteosi della vita fatta memoria e festa, ma anche dolore, occasioni, sgomento, presenze e tormento, alla quale Mello aderisce con immagini tra le più ardenti e dense della lirica contemporanea.

 Carlo Franza

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