E’ in corso nei saloni di Palazzo Sant’Elia di Palermo la personale di Francesco Clemente, curata da Achille Bonito Oliva e promossa dalla Provincia Regionale di Palermo e organizzata in collaborazione con Civita. La mostra si colloca entro un articolato progetto espositivo in progress su La Transavanguardia italiana, ideato da Bonito Oliva in occasione delle celebrazioni per i 150 anni dell’Unità d’Italia e inaugurato nel 2011 dalla mostra collettiva omonima apertasi in Palazzo Reale a Milano, sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica. Il progetto ha coinvolto le maggiori istituzioni museali della Penisola in una serie di giornate di studio e in 5 successive esposizioni personali dedicate ognuna a uno dei protagonisti storici della Transavanguardia,Sandro Chia, Francesco Clemente, Enzo Cucchi, Nicola De Maria, Mimmo Paladino, tese a ripercorrere l’evoluzione nel tempo e gli esiti ultimi delle loro diverse personalità artistiche. La Sicilia ospita per la prima volta circa 50 opere rappresentative dei temi, delle scelte iconografiche e delle problematiche linguistiche con le quali Clemente si è confrontato dalla metà degli anni 80 a oggi e, in particolare, negli ultimi venti anni di attività segnati dall’importante retrospettiva organizzata dal Salomon R. Guggenheim Museum di New York e Bilbao, che ha ratificato la fama e il riconoscimento internazionali raggiunti dall’artista. Il percorso espositivo segue la riflessione di Clemente e il suo procedere per cicli successivi di lavoro, nei quali i lunghi soggiorni in India e i viaggi in Europa, nei Caraibi, Egitto, Sud America, Giamaica danno vita a un vocabolario costantemente in divenire. L’artista incentra il proprio lavoro sulla citazione di elementi iconografici di paesi lontani sottoposti a variazioni e innesti con immagini e simboli della tradizione mediterranea, della cultura classica e di quella contemporanea dei mass media. Oriente e Occidente, Nord e Sud del mondo, civiltà antiche e pensiero moderno si mescolano e si confondono nelle opere dell’artista all’interno di una ricerca che molto condivide con la storia e l’identità culturale stessa della Sicilia, formatasi attraverso conquiste, invasioni e il confronto stringente tra popoli e civiltà diversi. Nel 2012 l’artista è stato insignito del titolo di Cavaliere della Repubblica Italiana ed è inoltre membro della American Academy of Arts and Letters. La mostra è finanziata con fondi del Programma operativo F.E.S.R. (Fondo europeo per lo sviluppo regionale), Asse III – Obiettivo Operativo 3.1.3., Linea di intervento 3.1.3.3 “Sviluppo di servizi culturali al territorio e alla produzione artistica e artigianale che opera nel campo dell’Arte e dell’Architettura Contemporanea”. L’opera più datata esposta in questa mostra è “Porta Coeli” del 1983, un quadro dipinto proveniente dalla Collezione D’Ercole di Roma. Tra le opere presenti in mostra: il trittico Crown (1988, MAXXI-Museo delle arti del XXI secolo, Roma), che richiama la corona di spine, simbolo della passione di Cristo; Place of Power I (1989, Madre-Museo d’Arte contemporanea Donna Regina, Napoli), ispirato alle camere funerarie della Valle dei Re visitate dall’artista a fine 1986; i quadri della serie Tandoori Satori (2003-2004), che coniugano il Buddismo Zen e la cucina dell’Asia meridionale con le stilizzazioni underground della New York anni Ottanta segnata dalla pittura di Keith Haring. Dalla Capitale provengono molti altri pezzi esposti come i diversi “Self-Portrait” acquerelli su carta, courtesy della galleria Galleria Lorcan O’Neill.“Visitato” potrebbe essere una parola chiave della mostra di Francesco Clemente, che è “napoletano di nascita e nomade per vocazione” come lo ha definito ABO nel testo critico della mostra. L’artista, infatti, è stato per tutta la sua vita -e lo è ancora- un viaggiatore (andò anche con Alighiero Boetti in Afghanistan) traendo dai suoi itinerari, frequenti soprattutto in India, l’ispirazione per le sue tele. Vive tra l’Italia, New York e Madras. Ad ogni latitudine tornano sempre e comunque i suoi colori tipici, il giallo, l’azzurro, il rosa tenue e le forme e le scissioni che lo contraddistinguono anche quando esegue i propri famosi autoritratti. Clemente lascia che siano mille trasfigurazioni personali a delineare il suo volto, mai completamente identificabile ma sempre in divenire da una parte all’altra, con uno spostamento fisico e mentale, geografico e pittorico, simbolico e figurativo come tutta la sua arte che è, come recita il titolo della mostra, una vera “frontiera di immagini”.

Carlo Franza

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