La partecipazione culturale nella nostra nazione è in calo, si attesta all’8% (quella Ue è al 18% e la Svezia al 43%). E’ così in un paese come l’Italia dove in cultura non si investe affatto, nonostante abbiamo 12 mila biblioteche (il 57% degli italiani non legge nemmeno un libro all’anno) 3609 musei(tre volte la Francia), 5 mila siti culturali, 46 mila beni architettonici vincolati, 34 mila luoghi di spettacolo. Risorse zero per il Ministero dei Beni Culturali, specie adesso che abbiamo Franceschini Ministro, d’altronde in dieci anni le risorse ministeriali hanno perso un miliardo. Pensate che quella che si vorrebbe fosse una vera industria culturale italiana vale 76 miliardi di euro e dà lavoro a un milione e quattrocentomila persone impiegate in 440mila imprese. Oggi il badget è di un miliardo e mezzo e si prevede un ulteriore riduzione fino a 1,4 miliardi. L’ultimo rapporto di Federcultura sui beni e le attività culturali è penoso. Noi che siamo stati per secoli un paese che ha prodotto cultura ora nella scala delle classifiche mondiali siamo proprio in fondo. La Francia stanzia ad esempio 4 miliardi di euro per il suo dicastero. Da noi mancano la gestione diretta dei privati dei beni culturali, la detraibilità delle spese per la frequentazione di musei, teatri e concerti. E non è tutto. Per Federculture da noi il governo non ha strategie,visioni di prospettiva, progettualità, alternativa reale ai tagli. E sempre per Federculture siamo al 26mo posto tra i Paese UE(vera vergogna!) per spesa pubblica in istruzione e formazione. Il numero degli immatricolati degli atenei italiani è in costante diminuzione; negli ultimi dieci anni gli immatricolati sono passati da 338.482 a 280.488. Nessuno degli atenei italiani è fra è tra i primi 100 della classifica internazionale delle migliori università del mondo. E ce n’ è ancora: negli ultimi dieci anni abbiamo avuto 68.000 neolaureati che hanno lasciato il nostro paese, cervelli in fuga, paese ormai senza risorse, per qualcuno che ha avuto il coraggio di dire che “in tempi di crisi spendere per la cultura è uno spreco”, o che “con la cultura non si mangia”. Il destino che ci aspetta è un ritorno alla civiltà contadina da cui tutti proveniamo? Ce lo dicano i politici che sono saputi e saputelli, purtroppo senza tanta cultura.

 Carlo Franza

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