Mostra da mettere in calendario e da non perdere. Organizzata dall’Assessorato Istruzione e Cultura della Regione autonoma Valle d’Aosta in collaborazione con il Mart di Rovereto che ha assicurato il prestito di una serie particolarmente significativa di opere, alcune mai esposte prima d’ora, che spaziano dal 1910 alla fine degli anni Quaranta, al Museo Archeologico Nazionale l’esposizione “Universo Depero”. Con questa mostra l’artista vive una luce nuova, come confermano i tanti eventi internazionali che lo coinvolgono tra cui  “Depero y la reconstruccion futurista del universo” che è stata proposta ad inizio 2014 a La Pedrera di Barcellona, e la grande rassegna sul futurismo che si tiene al Guggenheim di New York fino al 1° settembre 2014 a cui farà seguito, in giugno, la personale “Depero futurista” alla Fundacion Juan March di Madrid. I prestiti del Mart sono arricchiti da testimonianze significative provenienti da altre realtà museali fondazioni, gallerie e musei aziendali come la Campari con cui si è sviluppato un lungo sodalizio durato dal 1925 al 1939. Non manca, poi, un nucleo di testimonianze che fanno parte della collezione personale dell’artista Ugo Nespolo che ha sempre considerato Depero un suo fondamentale punto di riferimento. Per quarant’anni Fortunato Depero è stato un personaggio totale che ha sfidato ogni barriera creativa, dal teatro alla pubblicità, dal design all’artigianato attraverso la sperimentazione di differenti tecniche, come dimostrano le sue celebri tarsie di stoffe colorate, tanto che fu proprio Umberto Boccioni, nel 1916, a rimproverare amichevolmente Depero di “osare troppo”. Nel celebre manifesto “Ricostruzione futurista dell’universo” firmato da Giacomo Balla e Fortunato Depero nel marzo 1915 gli intendimenti erano chiari: “Noi futuristi, Balla e Depero, vogliamo realizzare questa fusione totale per ricostruire l’universo rallegrandolo, cioè ricreandolo integralmente. Daremo scheletro e carne all’invisibile, all’impalpabile, all’imponderabile, all’impercettibile. Troveremo degli equivalenti astratti di tutte le forme e di tutti gli elementi dell’universo, poi li combineremo insieme, secondo i capricci della nostra ispirazione, per formare dei complessi plastici che metteremo in moto.” La mostra in programma ad Aosta affronta l’Universo Depero nelle sue differenti declinazioni. Sono esposte oltre 100 opere tra dipinti, arazzi, tarsie, panciotti futuristi (il Panciotto di Tina Strumia proviene del museo dell’Aeronautica Gianni Caproni di Trento), mobili, sculture, bozzetti, progetti, libri (tra cui il celebre Libro imbullonato del 1927), disegni e schizzi in un’esposizione che ripercorre l’iter creativo dell’artista dai suoi esordi in ambito simbolista (la mostra si apre proprio con un’opera simbolista come “Il taglialegna” del 1912) alla sua adesione al futurismo giungendo sino alle realizzazioni degli anni Quaranta quando appare evidente il recupero della tradizione e dell’arte popolare. In una rassegna così concepita, non mancano le riflessioni sul teatro e la danza (appaiono di particolare significato i progetti per I Balli Plastici provenienti dal Mart, oltre a due storici dipinti come Tarantella e Al Teatro dei Piccoli. Balli Plastici), sulle tappe che hanno condotto nel 1919 alla nascita di Casa Depero, sull’esperienza americana (qui nascono i progetti per Vanity Fair e Vogue), così come sullo stretto legame con il mondo pubblicitario che per Depero ha lo stesso valore della ricerca artistica indipendente, tanto che nel 1926 espone alla Biennale di Venezia una sua pubblicità per Campari, Squisito al seltz. Esposizione divisa in sei sezioni che delineano le fasi salienti della sua esperienza artistica: Esordi e Futurismo; Clavel e il Teatro; Casa del Mago; Pubblicità; Stile d’acciaio; Rivisitazioni. L’artista trentino si è imposto per la ricerca di una nuova estetica in grado di sensibilizzare ogni aspetto dell’esistenza. Non solo pittore e scultore di talento, ma anche scenografo, costumista, pubblicitario, designer e maestro nelle arti applicate. Universo Depero, insomma, affronta l’opera di un artista che ha saputo rinnovare il rapporto arte-vita senza mai rinunciare alle implicazioni ludiche e ironiche. Depero, attraverso la sua Casa d’arte Futurista a Rovereto, ha saputo anticipare di quasi mezzo secolo alcune tematiche proprie della pop art e dell’indagine di Andy Warhol e di Alighiero Boetti.” Per realizzare le tarsie, Depero, insieme alla moglie Rosetta, abile ricamatrice, decise di assumere alcune collaboratrici che, sotto la guida dell’artista, diede vita a composizioni in stoffa colorate che rappresentano un unicum nell’arte del Novecento. Proprio alla figura di Rosetta è dedicata La casa magica, una tarsia del 1920 esposta ad Aosta. Depero compie una svolta radicale nella ricerca pittorica e plastica futurista cogliendo la portata rivoluzionaria di un’indagine che va oltre il quadro: “Rispetto ad una mostra di quadri, è più bello un negozio scintillante; un ferro da stiro elettrico è più bello di una scultura; la macchina per scrivere è più importante d’una tronfia architettura, ” ha scritto l’artista. Oltre al futurismo, infatti, partecipa all’esperienza del déco e prende parte ad alcune rassegne del movimento Novecento. Nell’evoluzione della sua indagine creativa, l’universo di forme e di colori va incontro a una fusione panteistica tra la componente meccanica e la natura (a questo proposito, in mostra compaiono alcuni dipinti emblematici degli anni Venti come Proiezioni crepuscolari, Fulmine compositore, Il legnaiolo, Alto paesaggio d’acciaio e Anacapri e Riesumazioni alpine, quest’ultimo proveniente dal museo Magi ‘900 di Pieve di Cento) in un percorso che comprende differenti soggetti come cavalli al galoppo, automi metropolitani, ma anche casolari alpestri, rustici bevitori o scultorei animali montani. Tra le tarsie, accanto a “La casa magica”, va ricordato il frammento di “Modernità” del 1925 che rappresenta l’unica parte esistente del grande arazzo andato distrutto. L’opera, realizzata per l’Exposition Internationale des Arts Décoratifs et Industriels Modernes di Parigi nel 1925, era stata lodata dallo stesso Marinetti che non esitò ad affermare: “Depero audacemente in Modernità ha sconfinato e presentato nei finissimi panni colorati, nella perfetta tecnica del mosaico cucito, una visione macchinaria di treni, traversati da automobili in pazza corsa, su di una via azzurra in fuga che si prolunga nel cielo e si fonda nella scia di un rosso volante aeroplano”. Troviamo originale l’allestimento di un un tappeto-installazione con 100 maxibottiglie di Campari Soda che riproducono in formato gigante la storica monodose disegnata da Depero nel 1932. E interessante è anche la proiezione “Esplosioni di un artista” del 2008, il video che il regista Luciano Emmer, un anno prima della sua scomparsa, ha voluto dedicare a Depero. Una mostra, dunque, che consente di ripensare, in termini nuovi, l’indagine di un artista che ha fatto dell’arte un’esperienza destinata a modificare la percezione dello spettatore che si trova coinvolto in spazi dove ogni dettaglio del proprio contesto ambientale e sociale viene ripensato in maniera radicale.

Carlo Franza


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