Quel Giovanni Agosti l’ha combinata proprio grossa, ad aver fatto modificare l’etichetta dell’opera-dipinto “La Sacra Famiglia con Sant’Anna e San Giovannino”, capolavoro di sicura mano di Bernardino Luini eseguito su disegno di Leonardo da Vinci tra il 1508 e il 1532. La tela, acquistata dal cardinale Federico Borromeo «per una cifra importante», già esposta al Louvre (con firma di Bernardino Luini). L’opera in mostra nell’esposizione “Bernardino Luini e i suoi figli” a Palazzo Reale, aperta fin dal 10 aprile 2014 , riportava un’etichetta “Eredi Luini” e ciò per esclusiva volontà – l’Agosti per l’appunto- del curatore che la riferiva come un’esecuzione all’interno della bottega dell’artista, successiva alla sua morte avvenuta nel 1532. E tutto ciò a insaputa dei prestatori ovvero l’Ambrosiana di Milano, la quale venuta a conoscenza della questione, dopo due mesi dall’apertura della mostra, ha ritirato quel capolavoro del Luini, considerato un po’ il Raffaello di Lombardia. Il ritiro del capolavoro è stato considerato dall’Agosti, un affronto, addirittura un gesto violento. Ma può uno storico, un curatore, farsi prestare un’opera, un capolavoro, da inserire in una grande mostra, per poi asserire che quell’opera non è proprio da attribuire all’autore? Sembrerebbe tutto dettato da una logica di partenza, proprio per creare uno scoop e dare senso e valore allo studio personale – dico personale- fatto dall’Agosti per asserire che quell’opera non era di mano di Bernardino Luini. Sappiamo da sempre che “la scuola di Milano” di storia dell’arte non ha mai brillato per attribuzioni e docenze, poteva l’Agosti non mettersi su un piedistallo ad hoc, o crearselo, per accaparrarsi una fama che non gli calza a misura? La tavola in questione fa parte del patrimonio dell’Ambrosiana, il riferimento a Luini è durato per secoli, meno certa la datazione, ma adesso – ne ho lette le motivazioni storiche, sei pagine di schedatura e di attribuzione – questa uscita dell’Agosti è proprio fragile. Tanto da aver mandato su tutte le furie il Prefetto dell’Ambrosiana, Mons. Franco Buzzi, lo studioso che è succeduto a Mons. Ravasi oggi Cardinale di Santa Romana Chiesa; il quale presa carta e penna intimava in data 23 maggio a Palazzo Reale e, dunque, ai responsabili – vedi il direttore Piraina e l’Assessore Dal Corno- di modificare entro dieci giorni dal ricevimento della lettera il cartellino dell’opera-capolavoro in mostra da “Eredi Luini” in “Bernardino Luini” , così pure la scheda del catalogo, e dare rettifica attraverso pubblicazioni cartacee e telematiche. Nessuna risposta. Ed allora ecco la decisione di ritirare l’opera, ritiro avvenuto il giorno 8 giugno alle 8,30 del mattino; arrivano gli esperti dell’Ambrosiana, compresa la curatrice onoraria Maria Teresa Fiorio, che racconta la storia della tela partita come Luini ed esposta come «Eredi di Luini»: “Era stata al Louvre e nessuno l’aveva messa in discussione. A Palazzo Reale, invece, è stata declassata all’insaputa dell’ente che l’aveva data in prestito. Avrebbero dovuto avvertire”. Di fuoco la newsletter dell’Ambrosiana che inviava un comunicato : “i curatori leggono i quadri, i libri li lasciano leggere agli altri che a loro giudizio non sanno leggere i quadri”, riferito a un testo antico che attribuisce l’opera a Bernardino Luini.Poi: “Nessuno dice nulla. nonostante la nostra richiesta di rettifica a tutti i livelli”.E ancora: “È finita la festa per chi chiede un’opera e poi la disconosce”. Agosti è sgomento. L’Ambrosiana e Monsignor Buzzi gli hanno dichiarato guerra. Da storico dell’arte sto con Monsignor Franco Buzzi. Quell’opera è di sicura mano del Bernardino Luini. Ha tutta l’aura, la luce, i colori, la raffinatezza, la sensibilità del Luini. Altrochè eredi.

 Carlo Franza

 

 

 

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