Baccio Bandinelli, “artista di fama eterna”: è questo il giudizio conclusivo della “Vita” dedicatagli da Vasari, che la mostra intende quasi provocatoriamente confermare per restituire infine al Bandinelli la sua posizione di merito nel panorama della scultura italiana della Maniera e per ristabilire la verità su un artista condannato all’ostracismo dalla critica negli ultimi due secoli, fino ad oggi. La biografia del Bandinelli – dopo quelle di Michelangelo, del Vasari stesso e di Raffaello – è la più estesa fra le “Vite”vasariane; è uno scritto tormentato, considerando l’odio tra i due artisti, ma in cui Vasari è infine costretto ad ammettere la grandezza di Baccio, “terribile di lingua e d’ingegno”.Allo scultore del Cinquecento fiorentino il museo nazionale del Bargello dedica la prima mostra monografica con il titolo ‘Baccio Bandinelli. Scultore e Maestro (1493-1560)’. Personaggio complesso e tormentato, Baccio Bandinelli, dopo Michelangelo di cui è stato il competitor, è considerato la figura di maggior rilievo della sua epoca nel campo della scultura italiana. Alla fine del Cinquecento, l’ammirazione per l’artista è esplicita nelle “Bellezze della città di Firenze”del Bocchi (1591) e cresce poi per tutta l’età barocca, raggiungendo il suo apice durante il Neoclassicismo, fra il XVIII e il XIX secolo. Comincia appunto nell’Ottocento il declino della sua fortuna, a partire dal Burckhardt, per arrivare fino a noi, attraverso i giudizi negativi e talvolta addirittura sprezzanti del Berenson, del Pope-Hennessy e di molti altri studiosi. In epoca barocca e per tutto il Neoclassicismo, invece, Baccio Bandinelli(1493-1560), pseudonimo di Bartolommeo Brandini era considerato con Michelangelo il massimo scultore della sua epoca ed è innegabile che nella scultura fiorentina del Cinquecento, assieme a Jacopo Sansovino e al Cellini, egli sia la figura di maggior rilievo. I suoi committenti principali furono dapprima i due papi di casa Medici – Leone X e Clemente VII – e poi il duca Cosimo I: nessun dubbio è possibile sul livello che allora si richiedeva ad un artista per ambire a simili incarichi, che videro Bandinelli primeggiare su tutti i concorrenti (spesso di gran nome) e assicurarsi, a Firenze e non solo, le imprese artistiche più impegnative e più rappresentative della prima metà del secolo, mantenendo un indiscusso credito e prestigio. In mostra ecco tutte le sue opere di scultura e di pittura il cui trasferimento è stato possibile, i disegni e le stampe di sua invenzione, bronzetti, medaglie e un raro modello in cera proveniente da Montpellier. Era stato Leonardo ad incoraggiare il giovane Baccio Bandinelli alla scultura verso la quale l’artista si orientò definitivamente, anche se le opere esposte nella mostra dimostrano quanto fosse dotato nel disegno, nella stampa, nei bronzetti e di come avesse nel complesso una grande capacità inventiva Accanto ai capolavori come il “Bacco” di Palazzo Pitti, le opere presenti al Bargello, o i rilievi marmorei del coro del Duomo, così pure esposti i busti-ritratto di Cosimo I e il magnifico “Mercurio”giovanile del Louvre. Per la pittura, la “Leda e il cigno”(da Parigi), unico dipinto del Bandinelli sicuramente autografo e mai presentato in una mostra, e il celebre “Ritratto di Baccio Bandinelli” dell’Isabella Stewart Gardner Museum di Boston. Esposti inoltre i rilievi (in marmo, stucco e bronzo, provenienti da vari musei esteri) che gli sono riferiti con certezza, o che direttamente derivano da suoi originali, a confronto con studi grafici preparatori. Considerando la ricchezza del materiale, la mostra si estende anche in una parte della Sala di Michelangelo, oltre alle due sale solitamente adibite alle mostre temporanee del Bargello. I grandi monumenti pubblici, profani e sacri, necessariamente assenti dalla mostra, sono ampiamente illustrati e commentati in un’apposita sezione del catalogo, al pari delle opere esposte, e sono documentati in mostra attraverso un video, realizzato per l’occasione e se lo desidera, in altri luoghi della città, come la copia del colossale “Laocoonte” agli Uffizi o la “Pietà” conservata nella cripta della basilica di Santa Croce. Infine, il complesso scultoreo “Ercole e Caco”, di fronte a Palazzo Vecchio, la commissione più ambita, che Baccio Bandinelli riuscì a strappare al Buonarroti e che sarà poi per secoli oggetto di derisioni e fonte di amarezza per l’artista. L’opera fu oggetto di una critica feroce da parte di Benvenuto Cellini, che di Baccio Bandinelli fu acerrimo nemico non solo sul piano artistico ma anche su quello personale I saggi introduttivi del catalogo, affidati a specialisti e studiosi, italiani e stranieri, hanno illustrato tutti i principali aspetti della sua personalità artistica ed approfondito anche il suo ruolo essenziale di fondatore di un’accademia, capace di promuovere lo status sociale dell’artista, con notevole anticipo rispetto al Vasari e a Federico Zuccari. Per la prima volta ecco una mostra monografica dedicata a questo “universale artefice”– per riprendere un’altra citazione del Vasari – che fu il “Maestro” di un’intera generazione di artisti e che, insieme a Michelangelo, Raffaello, Vasari e Cellini, ci ha lasciato tra i più estesi carteggi di artefici del Cinquecento.

Carlo Franza

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