Mi trovo a scrivere della scomparsa di un amico, Riccardo Licata, ottantatreenne, di un grande artista, e di una mostra in suo onore  aperta a Mantova nell’Ala napoleonica del  padiglione ottocentesco di Palazzo Te. E lo ricordo soprattutto per una grande mostra a Palazzo Reale a Torino che mi vide curatore con altri con annesso  convegno prestigioso sulla sua opera.   La musica come guida, il mosaico come sintesi,  la versatilità come strumento: il Movimento Spaziale è una testimonianza vivida della creatività italiana del  Dopoguerra e le opere di Riccardo Licata ne sono l’emblema più caleidoscopico. A pochi mesi dalla scomparsa dell’artista, avvenuta a Venezia lo scorso 19 febbraio, nasce così la mostra “Licata e la pittura a Venezia nel Dopoguerra” che è possibile  vedere   dal 3 settembre al 10 dicembre
nella cornice di Palazzo Te a Mantova,  nel padiglione ottocentesco. La prima occasione per riflettere sul lascito artistico di Riccardo Licata.
Una mostra quindi che mette in luce l’alchimia colorata degli artisti che si legano al pittore torinese e che netracciano la cornice e il contesto realizzativo. “Licata e la pittura a Venezia nel Dopoguerra” apre con i quadri di Bruno Saetti, così lontani dalle
avanguardie e così vicini al realismo espressionista con le sue tele sulle nature morte. Ci sono le opere di Virginio Guidi, Mario De luigi, Luciano Gaspari, Edmondo Bacci e di altri artisti a riportare l’attenzione del visitatore sul Movimento Spaziale. Seguono i dipinti dei riferimenti più vicini all’espressione concettuale di Licata come quelli di Giuseppe Santomaso e alle opere di rivali dell’autore di origini  siciliane come quelle di Emilio Vedova: un percorso ideale per descrivere il vissuto artistico che ha forgiato l’humus creativo di Riccardo Licata. Alle opere del grande spazialista è dedicata la seconda parte del percorso espositivo della mostra mantovana, con dipinti realizzati con tempera, olio e acrilico su tela e quindi un mosaico che illumina i segni e i codici di Licata, ricchi di illusioni grafiche e codici espressivi. Per visualizzare alcune delle opere che saranno esposte durante la mostra,  scaricate la brochure cliccando su questo link Riccardo Licata, l’artista che dipingeva la musica “Un Maestro straordinario, seppur fino ad ora interpretato superficialmente, che non fu firmatario di Manifesti ma che negli anni Cinquanta immerse, senza alcuna esitazione, la propria esperienza nella
temperie spaziale”, così  afferma Giovanni Granzotto.  Riccardo Licata   nasce  a Torino il 20 dicembre 1929, dopo una breve parentesi parigina, la sua famiglia si trasferisce a Roma, dove rimane fino al 1945. Dal 1946 Licata vive a Venezia. Studia al Liceo Artistico e all’Accademia di Belle Arti di Venezia negli anni compresi  tra il 1947 e il 1955. Nel 1957 ottiene una  borsa di studio dal Governo francese per sperimentare l’incisione a colori e le nuove tecniche a Parigi in collaborazione con Friedlaender, Hayter e Goetz. Nello stesso anno è chiamato come assistente di Gino Severini all’Ecole d’Art Italienne di Parigi. Lo stile Licata si esprime
attraverso i suoi segni-simboli-note musicali-colori-spazi che sono la sua
verità, di volta in volta in forma di mosaici, dipinti, arazzi, sculture, vetri, acquarelli o quaderni di viaggio, opere grafiche e scenografiche.
Dalla prospettiva internazionale e contaminato dalla rivoluzione  “fontaniana”, Licata fu uno dei protagonisti del Movimento Spaziale. Pittore, incisore, mosaicista, scultore, scenografo, inizia ad esporre a Venezia e a Firenze nel 1949 con il gruppo dei Giovani Pittori Astratti.  La sua prima esposizione personale si tiene a Venezia nel 1951, seguono oltre 300 personali in 35 diverse Nazioni. Dal 1952 ha esposto nelle Biennali di Venezia, di San Paolo del Brasile, di Tokio, di Parigi, di Lubiana, di Alessandria d’Egitto, in diverse Quadriennali di Roma, in varie Triennali di Milano, e nei più importanti “Salons”  parigini. Negli ultimi anni oltre alla sua attività, intensa come sempre, ha portato a termine novanta opere tra dipinti di grandi, medie e piccole dimensioni, sculture, mosaici, grafiche, tutte ispirate dal  poema Rime di Curzio Gonzaga. Ha realizzato, inoltre, un ciclo di opere in vetro sul tema “Re Artu`” presso la vetreria Berengo di Murano. Le sue opere sono presenti nei musei d’arte moderna  di Belluno, Chicago, Firenze, Milano, Mulhouse, New York, Parigi, Reggio Emilia, Stoccarda, Varsavia, Venezia, Vienna. Nominato nel 1961 professore di mosaico alla Ecole Nationale de Paris dove ha insegnato fino al 1995. Nel 1969 è professore di Arti plastiche alla U.E.R. della Sorbona, quindi professore di incisione all’Académie Goetz di Parigi e, dal 1972, ha ricoperto il medesimo incarico alla Scuola Internazionale Grafica di Venezia e all’Ecole Américaine d’Architecture de Fontainebleau. Licata è stato uno dei venticinque artisti scelti da un comitato scientifico internazionale presieduto dal Cardinale Paul Poupard e composto da Francesco Buranelli, Maurizo Calvesi, Jean Clair, Sam  Hunter, Dominique Ponnau, Peter Weiermair e Lorenzo Zichichi, per realizzare un’opera per la grande mostra su La Madonna nell’Arte Contemporanea svoltasi al Pantheon di Roma e nel  Parlamento Europeo di Bruxelles nel 2003 per i XXV anni di Pontificato di S.S. Giovanni Paolo II.

Carlo Franza

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