Gli agenti in borghese dell’Arma dei Carabinieri del Nucleo tutela del patrimonio artistico di Roma, e gli ispettori della Sovrintendenza della Regione Lazio hanno scoperto un caso di furto all’interno dello splendido Palazzo Carpegna, sede dell’Accademia di San Luca, che sorge proprio dietro la fontana di Trevi a Roma. Si sono infiltrati in borghese e hanno controllato gli scaffali della biblioteca. Ma dal patrimonio di libri e opere d’arte accumulato nei secoli dalla fondazione, nata alla fine del 1500 e tra le più note istituzioni culturali in Italia, mancavano così all’appello numerose stampe di pregio, alcune ritrovate nel mercato nero online e offline. L’accademia del resto non è nuova a queste pratiche, un caso analogo era successo nel 2009. La storia somiglia al furto recente di 625 mobili e 32 opere nelle stanze dell’Eliseo. Nel corso dell’ispezione gli agenti hanno verificato con i dipendenti e gli addetti alla portineria il funzionamento dei sistemi di archiviazione e i registri sulle opere conservate nell’archivio storico e nella biblioteca Sarti. Anche dalla biblioteca, infatti, sono spariti diversi volumi, ricomparsi poi nel mercato clandestino. L’indagine sui vertici dell’Accademia, condotta dal pubblico ministero Laura Condemi, è ancora in corso e i reati potrebbero arrivare fino all’associazione per delinquere. Tra le persone iscritte nel registro degli indagati ci sarebbero i vertici dell’ente, tra cui Angela Cipriani, curatrice dell’archivio storico della biblioteca e Sovrintendente della Galleria e delle Collezioni dell’Accademia. Lo scandalo, in realtà, era già scoppiato cinque anni fa, quando a sparire furono dozzine di opere e stampe risalenti al ‘500 (tra cui diversi disegni di Jacopo Palma il Giovane), staccate dagli album con un taglierino, oltre ad alcuni libri antichi di proprietà del Comune di Roma. Nessuno sa dove siano finite le opere e neppure quante siano: i disegni spariti di Palma il giovane, ad esempio, sarebbero «uno o due» secondo il segretario dell’Accademia Giorgio Ciucci, 11 secondo la soprintendente Angela Cipriani e addirittura 20 secondo il consegnatario Francesco Taddei. Allora, nel 2009, le polemiche per la gestione del patrimonio artistico e librario dell’ente provocarono le dimissioni dell’allora presidente e bloccarono anche l’uso di alcuni immobili di prestigio di proprietà dell’Accademia, in alcuni casi utilizzati come residenza dai vertici o concessi a prezzi di favore a parenti e amici.

Nei mesi scorsi, tra l’altro, l’istituzione è stata anche sfiorata dall’altra grande inchiesta sui fondi dei gruppi della regione Lazio, usati indebitamente da Franco “er Batman” Fiorito, allora consigliere regionale. Tra le numerose abitazioni utilizzate dal politico si scoprì esserci anche un appartamento di 65 metri quadrati a pochi passi dalla centralissima piazza di Spagna a Roma e di proprietà appunto dell’Accademia. L’affitto dovuto all’ente si attestava intorno ai mille euro mensili: un canone completamente fuori mercato, considerando il prestigio della zona centralissima . Ne sono seguite aspre polemiche interne, a seguito delle quali l’ex presidente dell’istituto, Guido Canella, si è dimesso pochi giorni fa. La vicenda dei furti si inserisce in un quadro di polemiche sulla gestione del robustissimo patrimonio non solo artistico, ma anche immobiliare ed economico, che fa capo all’ Accademia. In particolare negli ultimi mesi è emerso che la soprintendente dell’archivio e della galleria Angela Cipriani e il segretario generale dell’Accademia Ciucci non solo abitano nei lussuosi appartamenti di proprietà dell’Accademia nel centro storico di Roma, pagando un affitto decisamente non di mercato, ma anche che – con le stesse modalità di favore – altri immobili sono stati affittati ad alcuni loro parenti. Inoltre il segretario Ciucci ha raddoppiato il proprio appartamento prendendone in affitto un secondo – sempre di proprietà dell’Accademia – in cui ha sistemato la sua biblioteca (donata all’istituto, ma non visitabile se non su richiesta allo stesso segretario, che ne tiene le chiavi). Anche il destino delle sovvenzioni pubbliche all’Accademia è adesso nel mirino: ci si chiede per esempio come sia stato possibile che l’ente abbia speso nel 1999 oltre cento milioni di lire erogati dal ministero per la creazione di un sito Internet, che nel 2008 è stato completamente rifatto con una spesa ulteriore che si aggirerebbe intorno ai 100 mila euro (una cifra senza senso per il sito in questione). Nel palazzo progettato dal Borromini dove ha sede l’istituzione, vicino alla Fontana di Trevi, e a tempesta iniziata, ora emergono anche presunti episodi al limite del grottesco: come i ricevimenti offerti dall’ Accademia per i quali sarebbero state ordinate a una nota casa gastronomica romana quantità di cibo e di bevande sproporzionate all’evento, per permettere ad alcuni dirigenti – a festa finita – di entrare in cortile con la propria station wagon e caricare le auto di ogni ben di Dio. Interpellati da “L’espresso”, il segretario Giuseppe Ciucci e la soprintendente Angela Cipriani hanno ammesso che sono avvenuti dei furti, ma sostengono che possono essere fatti risalire, forse, agli anni Settanta.

Carlo Franza

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