Sensazionale, effervescente, creativo, unico, l’evento che la Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo ha messo in piedi e frutto, certo, di una gestione colta. Lo spazio museale ospita un’importante personale di Luigi Ontani, tra gli artisti più rappresentativi del panorama internazionale degli ultimi quarant’anni.

Il titolo della mostra “Luigi Ontani. “er” “SIMULÀCRUM” “amò” racchiude in sé un gioco linguistico sulla città che la ospita, Bergamo, da cui l’artista ha eliminato la “B” e la “g”. Le sillabe ottenute sono intervallate dal termine Simulàcum, riferimento al vero e al non vero, frutto ancora una volta dell’ironia propria di Ontani, caratteristica fondante di tutta la sua produzione artistica.

Figura poliedrica, presente sulla scena artistica dagli anni Sessanta, all’inizio del decennio seguente inizia a prendere parte e, successivamente, a imporsi nel dibattito artistico contemporaneo con i suoi tableaux vivants: performance vestite o, meglio, travestite; iconografie viventi in cui Ontani – trasformato e mascherato – impersona figure storiche, mitologiche, letterarie e popolari tra cui Pinocchio, Dante Alighieri, Giuseppe Garibaldi, San Paolo di Caravaggio, San Luca del Guercino o I Prigioni di Michelangelo.

La mostra accoglie una selezione di opere fotografiche, frutto dell’intensa ricerca dell’artista bolognese, ritenuta germinale e particolarmente significativa all’interno dello sviluppo della sua produzione. Ontani sceglie la fotografia quale mezzo che meglio si confà a interpretare la sua opera; uno strumento che documenta le sue performance artistiche, tradotte – appunto – in fotografie dai formati diversi, recuperando una pratica che può essere fatta risalire alle interpretazioni viventi dei vangeli medievali, ai trionfi allegorici rinascimentali e barocchi, nonché ai veri propri tableaux vivants realizzati durante la rivoluzione francese anche da artisti del calibro di Jacques-Louis David e tornata in voga nei salotti della Roma di inizio XX secolo.

Ontani ricorre alla tecnica fotografica in quanto occasione per sperimentare molteplici possibilità e formulare nuove variazioni sui temi e i soggetti che più gli interessano, percorrendo così il suo viaggio “transtorico” attraverso il mito, la maschera, il nudo, il simbolo e la rappresentazione iconografica.

Reinterpretando situazioni storicamente e/o geograficamente lontane, l’artista fa rinascere le forme di celebri dipinti del passato o del rito, praticando una “poetica dell’essere altrove” che accorcia, al contempo, le distanze tra arte e vita, in cui il corpo dell’artista è sempre il soggetto, recuperando così un tema fondante in tutta la storia dell’arte, a partire dalla tradizione classica.

Le opere in mostra intendono restituire la varietà della produzione di Ontani, con una serie di performance “d’après”e opere-cult come“Dante” e “Pinocchio”, e ancora San Sebastiano nel bosco di Calvenzano d’après Guido Reni (1970), Meditazione après de la Tour (1970), DaviDRatto (1974-2008), Déjeunersurl’ArT (1992); opere come Bacchino (1970), Dante (1972), Pinocchio (1972), Le Ore (1975), Lapsus Lupus (1992), il dittico EvAdamo (1973-2004), e un ciclo indiano che comprende anche una serie di lavori degli ultimi anni; dove l’autore impersona le figure della storia e della favola con soluzioni formali che recuperano la magia antica e post-moderna della maschera. L’equivoco dell’identità travestita, la vertigine del doppio, si riflettono anche nel titolo di questa mostra, che Ontani ha letteralmente inventato a partire dalla scomposizione della parola “Bergamo”, che si riconosce appena, come in un onirico gioco (s)combinatorio, nel bizzarro sintagma “er-simulacrum -amò”.

Carlo Franza

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