Una retata in grande stile: cento agenti della polizia federale impegnati per due giorni a perquisire gallerie, magazzini, uffici, case private in tutta la Germania, da Monaco ad Amburgo; indagini in corso anche in Svizzera e in Israele; più di mille oggetti e documenti sequestrati. Così le autorità tedesche hanno messo le mani su una grossa banda di falsari d’arte, russi, israeliani e tedeschi di origine tunisina, capaci di produrre e piazzare dal 2005 a oggi oltre 400 dipinti, accumulando incassi per parecchi milioni di euro.

Pezzi da un milione. A guidarla erano due uomini arrestati a Wiesbaden, di cui per ora si conosce solo l’età, 67 e 41 anni. Il gruppo era specializzato nella contraffazione dei maestri dell’avanguardia russa: Vasilij Kandinskij, pioniere dell’arte astratta; Kazimir Malevich, caposcuola del suprematismo; la
cubista e futurista Natalia Goncharova. Oltre alle opere, la banda fabbricava anche lettere e oscuri certificati di provenienza, compilati in modo da far credere che si trattasse di quadri ignoti agli studiosi, appena scoperti. Due soli dei pezzi, venduti in Germania nel 2011 e in Spagna quest’anno, hanno fruttato insieme due milioni.

 Molti ingannati. L’arte d’avanguardia è un bersaglio ricorrente dei falsari, perché di solito risulta più facile da imitare. Un anno fa, per esempio, quattro persone erano già riuscite a piazzare un Picasso fasullo in Spagna per oltre un milione, quando furono arrestate. In questi anni, poi, i
russi sono molto quotati sul mercato ufficiale, e di conseguenza anche su quello clandestino. A quanto filtra dall’indagine della polizia federale tedesca, un buon numero di esperti e mercanti d’arte di solida reputazione si sono lasciati ingannare.

In carcere, 6 anni. Del resto, appena un anno fa Wolfgang Beltracchi, un tedesco di ovvie origini italiane, ha ammesso di aver contraffatto «circa 50» artisti. E si è vantato: «Avrei potuto vendere anche duemila quadri, se ne avessi avuto voglia». Per i 14 che sono stati individuati, sta scontando sei anni di carcere. Con l’aiuto di documentazioni anch’esse falsificate, era riuscito a convincere mercanti, curatori e collezionisti dell’esistenza a Colonia di due raccolte private, zeppe di capolavori, rimaste ignote per decenni. E fra i suoi clienti c’era uno che finge per mestiere, eppure si è lasciato ingannare: l’attore Steve Martin. In Italia, le pene per questo genere di reati, quanto vengono irrogate, non sono certamente altrettanto severe.

Eppure, da noi, stando al resoconto 2012 dell’attività del comando dei Carabinieri specializzato nella tutela dei beni culturali, la contraffazione di arte contemporanea è in aumento. I casi individuati lo scorso anno sono l’1,6 per cento in più rispetto al 2011. Diminuiscono le opere sequestrate, da 5.325 a
4.975, ma aumentano del 34 per cento le denunce. E cresce ancora più il giro d’affari del falso: solo per i pezzi confiscati, la stima dell’Arma arriva a 78 milioni di euro all’anno.

Carlo Franza

 

 

 

 

 

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