Sono ancora in corso i lavori per mettere in  piedi una cittadella Expo 2015 che fra otto mesi esatti non avrà più senso, perché lontana dalla città e, dunque, poco

sfruttabile, quando l’Amministrazione comunale avrebbe potuto dare spazio  e visibilità ai progetti –esposti alla Triennale di  Milano-  di grande modernità che negli anni Venti e Trenta del Novecento, o ancor prima,  furono messi in atto per cambiare volto  alla “città più città d’Italia”  come la definì  Giovanni Verga in occasione dell’Esposizione del 1881.  Progetti che non hanno visto la luce per via delle vicissitudini che si accavallarono con il fascismo e che  ancora oggi manifestano tutto il loro fascino e la loro grandezza. Dunque, ecco una Milano che non vedremo mai. E con politici illuminati, se solo avessero ripreso in mano quei progetti e  li avessero realizzati, oggi avremmo la
Milano del futuro, altro che una Milano americanizzata come quella che già si osserva e svetta in zona Garibaldi.

La mostra alla Triennale ha presentato planimetrie, rilievi e rendering  di architetti che  volevano cambiare volto alla città lombarda, alla luce di un cuore pulsante che quasi evocava il libro di Savinio che dice “Ascolto
il tuo cuore città”. Certo la città di Milano ha avuto il Piano Beruto, poi
quello Albertini negli anni Trenta con gli interventi del Razionalismo. Questo excursus prevedeva  la creazione di un’asse Via Dante-Castello, via Vettor Pisani con la stazione , i grattacieli di San Babila  e il QT8,  ecc. Eccole alcune di queste nuove sistemazioni, idee di Terragni, Bottoni, Albini, dello Studio BBPR o di Baldessari. Interessante la sistemazione di Foro Bonaparte, i progetti mancati per Piazza del Duomo, da quello di Pestagalli del 1862 a quello di Gardella (Torre Littoria  e poi passerella), quello di Enzo Mari del 1984, e quello di Renzo Piano e Claudio Abbado con i 90 mila alberi per Milano. Poi i progetti per la stazione ferroviaria, da quello di Sant’Elia(1913)  a quello di Giulio Minoletti del 1959 con
eliporto. Messo da parte anche il progetto “Milano verde”  per l’area Fiera  del ’38, di Albini, Gardella e altri. Dimenticato anche il progetto Beic(Biblioteca Europea di Informazione e Cultura). E per finire la nuova sede – tema ancora aperto- degli anni ’30 dell’Accademia di Brera di Terragni, Lingeri, Figini e Pollini. Ecco, se questi progetti fossero stati ripresi  penso che Milano si sarebbe presentata ai visitatori Expo come la Milano avveniristica, la città d’altronde che in  Italia è sempre stata all’avanguardia e vera capitale.

Carlo Franza     

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