05%20-%20Luca%20Signorelli

08%20-%20Raffaele%20Borella06%20-%20Gino%20Severini

07%20-%20Francesco%20Hayez04%20-%20Bartolo%20di%20FrediIncipe, parva puer, risu cognoscere matrem”, che tradotto vuol dire “Incomincia, piccolo, a riconoscere la madre dal sorriso”; così Virgilio, nella IV Ecloga,v.60. La maternità è un tema che racchiude in un’unica immagine il mistero della vita nell’Universo, segnando l’irruzione del tempo del singolo essere umano nell’immensità dell’infinito. In questo miracolo della materia, che genera e pensa se stessa, permane il più grande mistero della vita. Ora una mostra originalissima dal titolo “MATER. Percorsi simbolici sulla maternità”, posta sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica e promossa dal Comune di Parma, si è aperta nel Palazzo del Governatore di Parma. E’ stata ideata da Elena Fontanella, curata da Annamaria Andreoli, Elena Fontanella e Cosimo Damiano Fonseca, e si fregia dei Patrocini del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e del Turismo, della Regione Emilia Romagna e della Diocesi di Parma, con il sostegno di Barilla, Chiesi Farmaceutici, Iren, Opem, Conad Centro Nord, Fondazione Monte di Parma e Cantine Ceci e il contributo tecnico di Reale Mutua, Fidenza Village, Ikea e Tep. La mostra esplora l’aspetto sacrale e archetipico della maternità e il suo ruolo fondamentale nella cultura mediterranea attraverso una selezione di capolavori archeologici e artistici (da Rosso Fiorentino, Pinturicchio, Veronese, Moretto, ad Hayez, Casorati, Ernst, Giacometti, fino a Michelangelo Pistoletto e Bill Viola) con opere, provenienti da oltre 70 importanti musei e collezioni italiane, assicurate per circa 100 milioni di euro di valore da Reale Mutua Assicurazioni. Il racconto, creato dai capolavori di ogni epoca sul tema del grande mistero della maternità, è dunque al centro di questa esposizione che, attraverso 170 opere, s’interroga su quanto il valore della procreazione e la responsabilità della crescita abbiano rappresentato e continuino a rappresentare nella vita di ogni essere umano. Il percorso espositivo accompagna il visitatore attraverso i simboli della maternità, in quel territorio dove il pensiero fa incontrare tecnica, colori, disegno e poesia. Si snoda attraverso 4 macro sezioni. La prima sezione: COSMOGONIE E DEE MADRI: LA MATERNITÀ DELLA TERRA E LA MATERNITÀ DEL CIELO. Dalle antichissime raffigurazioni delle Grandi Madri ‘steatopigie’ fino ai miti greco-romani il tema della fertilità e della maternità ha rappresentato per secoli la rappresentazione fisica del costante rapporto dell’Umanità con il Divino. Tra le opere di maggior importanza di questa sezione, sono esposti gli idoli femminili primitivi (Dea Madre) come la celebre “Venere di Savignano (Mo)” del Museo Etnografico Pigorini di Roma e la “Madre dell’ucciso di Urzei” del Museo Archeologico di Cagliari, l’Artemide Efesia dei Musei Vaticani, l’Ara con Eos del Museo Regionale di Gela, i celebri Bambini in fasce (ex voto) del santuario di Vulci del II sec. a.C., gli affreschi pompeiani e la curiosa tavoletta eburnea con scena di parto del I sec. d.C. del Museo Archeologico di Napoli. I misteri femminili legati al culto di Iside e di Demetra sono rappresentati dal busto di Iside in basalto della XXVI dinastia del Museo Egizio di Firenze e dalla preziosissima statua di Proserpina (III sec. a.C.) del Museo Civico di Lucera. La seconda sezione: MATERNITÀ RIVELATA. Qui viene espressa la decisiva svolta simbolica nella rappresentazione artistica della Maternità dopo il riconoscimento di Maria come Madre di Dio dal Concilio di Nicea nel 325 d.C. Partendo dall’esperienza artistico/religiosa delle icone bizantine presenti in mostra, il percorso si sviluppa dal Trecento toscano fino al XVII secolo con preziosi capolavori su tavola come la prima opera di Masaccio “Madonna in trono o Trittico di San Giovenale” e celebri “Madonne con Bambino” da Filippo Lippi a Andrea Mantegna, da Pinturicchio a Rosso Fiorentino, dal Veronese a Tiepolo. La terza sezione: DALLA MATERNITÀ SACRA ALLA MATERNITÀ BORGHESE. La trasformazione della famiglia in ambito borghese ottocentesco ha modificato l’ideale di sacralità della maternità. Nella sezione viene analizzato il forte squilibrio sociale creato dalla rivoluzione industriale che fa da sfondo al recupero della maternità come valore nuovo, qui ben esemplificato dai ritratti di genere di Francesco Hayez e di Domenico Induno fino alle magnifiche tele di Felice Casorati (La famiglia Consolaro Girelli) e di Gino Severini (La maternità). La quarta sezione: IL SECOLO BREVE: EMANCIPAZIONE DELLA FIGURA FEMMINILE DAI TEMI ARCHETIPICI. La sezione sottolinea il tema della Maternità nell’arte del Novecento e delle sue Avanguardie. Ne emerge non più una figura di madre astratta e chiusa in una propria femminilità sacrale, ma una figura in reale competizione con il quotidiano, in cui è la donna – affrancandosi dalla condizione esclusiva di madre – che determina nell’arte una variazione della propria iconografia. La maternità sacra si trasforma in femminilità seduttiva e il senso procreativo cede il passo ad una rappresentazione estetica concettuale. La sezione si interroga sulla moderna ricerca artistica di un nuovo archetipo femminile attraverso le opere di Mimmo Rotella, Michelangelo Pistoletto, Max Kuatty, Bill Viola, Mat Collishaw, fino alla celebre icona del personaggio di Valentina di Crepax (di cui quest’anno ricorre il cinquantesimo anniversario). Tema questo della maternità di grande fascino che ha trovato nell’arte e nella letteratura (si veda la poesia “Madre” di Ungaretti ) sempre felice attuazione, genialità, sentimento, sacralità e amorosa visione.

Carlo Franza

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