TrinitàIn contemporanea con Expo 2015, la Fondazione Lucio Fontana e la Fondazione Marconi presentano nella sede recentemente rinnovata e ampliata della Fondazione Marconi, un omaggio a Lucio Fontana. Per la prima volta in Europa viene esposta l’opera “Concetto spaziale. Trinità” nell’allestimento che l’artista stesso elaborò in alcuni disegni del 1966, ma che non riuscì mai a vedere compiuto. La realizzazione di questo desiderio è l’omaggio che le due Fondazioni vogliono dedicare all’artista. “Concetto spaziale, Trinità” (1966) è un’opera imponente nella produzione di Fontana sia per le dimensioni (2 x 2 m ognuno dei tre elementi) sia per la lucida e rigorosa composizione che rimanda, attraverso la purezza del monocromo bianco, a una dimensione di infinito. Disseminato da una teoria di buchi, come segno di una gestualità elementare, il trittico rappresenta una personalissima riflessione dell’artista, laica e poetica, sull’assoluto. ATT0L’allestimento dell’opera raffigurato dall’artista in un disegno-progetto del 1966, anch’esso esposto per l’occasione, è qui fedelmente realizzato. Le tele monocromatiche, messe in risalto dai teli di plastica azzurra, sono appese a partire dal soffitto e racchiuse entro uno spazio scenico di 17 metri, che rimanda a una dimensione di purezza e di spazialità assoluta. Un nucleo di opere comprese tra il 1951 e il 1968 completa l’omaggio all’artista e offre un’idea della sua amplissima attività creativa, capace di spaziare tra la figurazione e le istanze più astratte, sperimentando le potenzialità di tecniche e materiali sempre nuovi. Tra queste figurano il “gesso”, “Concetto spaziale” del1957, il “Concetto spaziale” del 1953 dalla serie delle “pietre”, il “taglio” “Concetto spaziale, Attese” del 1964; una selezione di grandi “teatrini”, 1965, alcune “carte assorbenti”e le sculture in metallo laccato dal titolo “Concetto spaziale”,del 1967. In tutte queste opere è da riconoscersi l’autenticità e la forza creativa del gesto di Fontana, sia esso impresso nella matericità del “gesso”, che modellato attraverso le forme dei “teatrini”, oppure minimale e netto come nella purezza dei “tagli”.

Carlo Franza

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