Macchiaioli_Borrani_Cucitrici-698x298Dopo cinquant’anni dalla grande mostra della Galleria d’arte moderna ecco nuovamente a Roma “I Macchiaioli”, il movimento che si affermò per la pittura d’avanguardia del XIX secolo. La mostra è aperta a Chiostro del Bramante a Roma. L’esposizione ci offre oltre 110 opere che rappresentano la punta di diamante di ricchissime raccolte di grandi mecenati dell’epoca, personaggi di straordinario interesse, accomunati dalla passione per la pittura, imprenditori e uomini d’affari innamorati della bellezza, senza i quali oggi non avremmo potuto ammirare questi capolavori. Talvolta donate dagli autori stessi e più spesso acquistate per sostenere gli amici pittori in difficili momenti, queste opere – in grado di assecondare il piacere estetico e arricchire le più grandi quadrerie – sono diventate capolavori ricercati anche dai grandi intenditori d’arte dei nostri giorni.5299b92531e24594edf33ba7b7b26aea46cb3d8f

 

In un percorso di 9 sezioni (- ciascuna intitolata alla collezione di provenienza – il visitatore ha la possibilità di scoprire i Macchiaioli, il movimento pittorico più importante dell’Ottocento italiano e il clima storico che fa da sfondo alla vicenda di questi artisti, oltre ai temi, ai contenuti e ai personaggi di questo rivoluzionario movimento: si potranno ammirare opere quali “Il Ponte Vecchio a Firenze” (1879) di Telemaco Signorini – fortunosamente recuperato da Borgiotti sul mercato inglese: un capolavoro non più visto da decenni -, “Il giubbetto rosso” (1895 ca.) di Federico Zandomeneghi, “Marcatura dei cavalli in Maremma” (1887) e “Ciociara” (Ritratto di Amalia Nollemberg) di Giovanni Fattori, “Place de la Concorde” e “Campo di neve” di Giuseppe De Nittis, accanto al “Ritratto della figlia Alaide” (1875 circa) di Cristiano Banti, “Cucitrici di camicie rosse” (1863) di Odoardo Borrani, “Sforni in veranda che legge” (1913) e il “Ritratto della moglie Isa” (1902) di Oscar Ghiglia.Macchiaioli_DAncona_Lezione_di_pianoforte La mostra lascia leggere l’originale e rigoroso rapporto dei Macchiaioli con il “principio del vero”. La “macchia” non fu un’invenzione dei pittori progressisti che, convenuti a Firenze da diversi luoghi della penisola, nel 1856 si costituirono in gruppo di lavoro, dando vita ad una delle più originali avanguardie del tempo; derivata dall’antico modo di colorire “alla prima” e “dal vero” (Giorgione, Tiziano), la “macchia” si caricò di nuovi significati non solo artistici e divenne lo strumento prescelto per esprimere le tensioni morali, civili, sociali di un gruppo di giovani – pittori e intellettuali – profondamente coinvolti nella realtà del loro tempo. La prima sezione (Origine e affermazione della “macchia”) esemplifica con noti capolavori di Telemaco Signorini (Pascoli a Castiglioncello, Ritorno dalla capitale e Giovani pescatori), di Serafino De Tivoli (Campagna toscana), di Vito D’Ancona, di Giovanni Fattori (Contadina nel bosco), di Raffaello Sernesi (Pastura in montagna, Ladruncoli di fichi), di Vincenzo Cabianca (Ingresso di Villa il Barone a Montemurlo e Le filatrici) l’invenzione della “macchia”, strumento ed emblema del movimento dei realisti toscani. Macchiaioli_Fattori1La seconda sezione (Castiglioncello e Piagentina, realtà e lirica del paesaggio) introduce al momento più poetico della storia dei Macchiaioli come movimento unitario. Nel corso degli anni sessanta infatti tali artisti alternarono la loro presenza tra la villa del critico e mecenate Diego Martelli a Castiglioncello e la campagna fiorentina di Piagentina: le splendide predelle di Odoardo Borrani, di Raffaello Sernesi, di Giuseppe Abbati, straordinari capolavori di Fattori (Criniere al vento, Pasture in Maremma, Diego Martelli a Castiglioncello), di Signorini (I renaioli sull’Arno), di Silvestro Lega (La visita in Villa, Orti a Piagentina), attestano un nuovo modo di rapportarsi con il paesaggio. La terza sezione (L’epica del quotidiano) raggruppa splendidi dipinti (di Fattori, Le macchiaiole e Raccolta del fieno in Maremma, di Borrani Cucitrici di camicie rosse, di Abbati L’orazione e Carro e bovi nella maremma toscana, di Lega Educazione al lavoro) esemplificativi di quella sublimazione del tema del lavoro e della realtà della vita quotidiana italiana del tempo, che è dimensione primaria di questi pittori. La quarta sezione (Presagi di Naturalismo nella pittura dei Macchiaioli) si raccoglie attorno al magnifico Ave Maria di Fattori, attestando l’insinuarsi nella poetica dei Nostri di inevitabili influenze internazionali, che contemperano da un lato la pittura dei campi di Jules Breton (Cristiano Banti, Confidenze e Filatrici di paglia della Valdelsa), e dall’altro il caldo olandesismo degli interni di Alfred Stevens e di James Tissot (Signorini, Non potendo aspettare, Borrani, Una visita al mio studio, D’Ancona, La lezione di pianoforte, Lega, Visita alla balia e La pittura).Macchiaioli_Signorini_Non-potendo-aspettare La quinta sezione (La declinazione “gentile” del vero) documenta l’impegno di artisti macchiaioli della seconda generazione ad una trascrizione “oggettiva” del vero che, depotenziando i valori di sintesi e di tensione etica della precedente produzione macchiaiola approda dopo il 1870 ad un fare più piacevolmente narrativo. Sono esposte le opere di Francesco Gioli (Il Monte di Pietà e Boscaiole di San Rossore), di Niccolò Cannicci (La prova di canto e Primi raggi), di Egisto Ferroni. A partire dagli anni Ottanta i capiscuola macchiaioli, pur rimanendo fedeli ai temi precipui del Realismo, tendono a sviluppare percorsi individuali, Fattori esprimendo con rigore nel verismo integrale dei grandi quadri maremmani, il sentimento di appartenenza alla civiltà della sua terra (Sesta sezione: La “verità” di Fattori) Signorini privilegiando il “carattere” nella tipizzazione delle case e dei volti di Riomaggiore (Settima sezione: Il “carattere” di Signorini); Lega accentuando la spiritualità delle sue donne del Gabbro, (Ottava sezione: Il “sentimento” di Lega). E’ attraverso questi tre grandi maestri che l’eredità dei Macchiaioli si consegna al Novecento. La mostra che si avvale di un prestigioso comitato scientifico, è realizzata con la collaborazione della Galleria d’arte moderna di Palazzo Pitti di Firenze e si fregia di importanti prestiti istituzionali. La peculiarità è data tuttavia dalla cospicua presenza di opere difficilmente accessibili, che consentono inediti accostamenti e rendono finalmente percepibili le molteplici sfaccettature di questa pittura originale e rivoluzionaria. L’esposizione costruita con documentata storicità mette in risalto lo spessore di quello che per allora fu considerato il nuovo della pittura italiana.

Carlo Franza

Tag: , , , , , , , , , , ,