Installazionedi9multigumsutelaeferro30x30cm_120808Nell’ambito dell’attività espositiva della Galleria Progettoarte-elm, si è aperta  negli ambienti di via Fusetti 14 a Milano,  la seconda mostra personale, dopo quella del 2010, che la galleria ha realizzato  con  Enzo Cacciola,  protagonista di quella “pittura analitica” impostasi a livello nazionale e internazionale sin dalla metà degli anni Settanta. Della “pittura analitica”, di cui negli ultimi anni si sono tenute numerose mostre collettive, protese a fare il punto di una modalità linguistica assai differenziata al suo interno, l’opera di Enzo Cacciola è esponenza attiva e originale. Se ne incontra il lavoro, infatti, la prima volta in almeno due episodi significativi: nel 1974 nella mostra “Grado Zero”, curata da Giorgio Cortenova alla Galleria La Bertesca di Genova (dove Cacciola si era affacciato con una personale già nel 1971), e nella mostra “Analytische Malerei”, curata da Klaus Honnef e Catherine Millet alla Bertesca di Düsseldorf nel 1975. Da quelle esperienze sino ad oggi l’opera di Cacciola è assiduamente considerata parte influente e sensibile della definizione di “ pittura analitica” ideata criticamente da Honnef e avente respiro europeo. Più specificamente, Cacciola si distingue dagli altri componenti italiani del gruppo protagonista della pittura analitica – che annovera artisti come Gastini, Griffa, Guarneri, Morales, Olivieri, Pinelli, Verna, Zappettini e altri – per uno spiccato interesse alle materie, in particolare il cemento e l’asbesto, oltre ai prodotti pittorici industriali, da stendere su supporti fabbricati in proprio con legno e tela. Dopo la partecipazione alla X Quadriennale di Roma (1975) e alla documenta 6 di Kassel (1977), il percorso di Cacciola si qualifica ulteriormente con mostre a Washington, a Mexico City e in altri numerosi appuntamenti critico-tematici dedicati alla “pittura analitica”. Nell’appuntamento  ora a Milano, Cacciola  espone  una serie di opere scelte tra le prime pitture industriali e olio su tela (1973); tra le “Superfici integrative” (1973-74) in cui egli conduce la pittura dalla bidimensionalità verso l’esperienza ambientale; tra i “cementi con asbesto” (1974-75) e i “cementi” puri (1975), “dove lo spazio ambientale diventa contenuto” (Cacciola) e infine una selezione anche tra le opere degli anni 2000 e le più recenti, dove Cacciola ha introdotto nei dittici interventi meccanici e dispositivi di unione e tensione tra le parti le cui sollecitazioni sono rese visibili dall’espandersi delle resine in modo casuale sulle monocromie e le bicromie su tela elaborata col ‘multigum’.

Carlo Franza

 

 

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