indexHo visitato questa mostra per ben cinque volte, poi mi son detto, è la mostra più bella dell’anno 2016. Anzi bellissima. La quadreria inizia con Simone Martini e finisce con Canova. Un viaggio emozionante nella storia dell’iconografia di Santa Maria Maddalena, attraverso “capolavori assoluti, senza eguali nel mondo che stanno nelle Marche” come ha  voluto definirli  Vittorio Sgarbi,  curatore della Mostra “La Maddalena, tra peccato e penitenza” inaugurata a Loreto presso il Museo-Antico Tesoro della Santa Casa,  quelle Maddalene di Carlo Crivelli di Montefiore dell’Aso  ( “che anticipa Klimt”) e di Orazio Gentileschi, ospitata a Fabriano, e ora in mostra insieme ad altre 50 opere  fino all’8 gennaio 2017. index4

L’esposizione vive perché voluta  dalla Regione Marche nell’ambito del progetto le Grandi Mostre del Giubileo 2016, in collaborazione con la Conferenza Episcopale Marchigiana, La Prelatura Territoriale della Santa Casa di Loreto, il Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, l’Anci Marche e il Comune di Loreto, è organizzata dalla Fondazione Giovanni Paolo II per la Gioventù e da Artifex. La Regione Marche ha puntato sulle Grandi Mostre e in particolare su questo appuntamento di assoluto rilievo a livello nazionale e internazionale, basti pensare che l’ultima esposizione dedicata alla “Maddalena” risale a trent’anni fa, a Firenze. “Possiamo giocare a chiamarla mostra dell’Equivoco, lo stesso che hanno fatto i tantissimi pittori che nel corso del tempo hanno dedicato capolavori a questa Santa come a nessun altra, identificandola con la peccatrice penitente  -ha detto Vittorio Sgarbi-, ideando la mostra ci siamo attenuti a Papa Gregorio Magno che nel 591 identificò Maddalena e la peccatrice e forse discende da lì l’equivoco storico di tanti artisti. La figura della Maddalena comunque è molto umana, corporea ed essenziale nella vita di Gesù Cristo e la troviamo spesso “ai suoi piedi” o che urla il suo dolore alla Crocifissione. Certamente Maria Maddalena ha amato Gesù da stargli molto vicino e questo ha ispirato capolavori come quello di Crivelli il ritratto più seduttivo mai visto della Maddalena.index3

index9Da tutti la Maddalena è stata colta sempre prostrata ai piedi del Signore, in atto di pentimento ad espiazione dei suoi peccati,  nell’atto di ungergli i piedi con essenze preziose, oppure dolente e piangente abbracciata al legno della croce, o anche  lieta di recare l’annuncio della Resurrezione agli Apostoli; ma  la bella e dolente figura della Maddalena, esempio classico di contrizione e  di conversione, ha destato l’interesse dei maggiori artisti dal Medioevo al Neoclassicismo e questa mostra, attraverso una selezione di capolavori che illustrano vari momenti della sua vita, ne  presenta gli episodi più significativi. Occorre subito dire che l’allestimento in rosso delle pareti della mostra ai fini di una miglior visione delle opere è stata scelta fondamentale e ammirevole. L’arte marchigiana propone una serie suggestiva di immagini della santa a partire dalla tavola di Carlo Crivelli di Montefiore dell’Aso nella quale l’artista veneziano la ritrae nelle vesti di una provocante ragazza dallo sguardo tentatore, mentre la fenice ricamata sulla manica dell’abito elegante evoca il suo percorso di conversione alla fede. Nell’età della controriforma la santa conosce un periodo di grande fortuna nell’iconografia sacra, testimoniata, ad esempio nella tela di Orazio Gentileschi della chiesa della Maddalena di Fabriano.

Persino Antonio Canova, scultore generalmente poco attento alle tematiche religiose in linea con il laicismo prevalente nei suoi anni, ha affrontato la figura della Maddalena mostrando il momento del suo ravvedimento, a conferma che il percorso di fede della giovane peccatrice potesse rappresentare per l’affermato scultore veneto un nuovo cimento artistico.

index80Vittorio Sgarbi, curatore della mostra,  proprio nell’occasione dell’apertura dell’esposizione lauretana, ha annunciato anche l’uscita del suo romanzo: “Diario di un amore. Il Vangelo secondo Maddalena” dedicato alla santa, e ricalca come Maria di Magdala possa essere definita il “femminile” di san Pietro. Non dimentichiamo che il Giubileo   ha messo  come segno basilare e  al centro dell’attenzione  di tutti una santa, una santa che si muove in esterno e in interno  nella condizione del pentimento, proprio perché  tale  tema  è punto  centrale e basilare  del mondo cristiano. Una mostra così intensa, forte e bella  proprio a Loreto,  che è certo  il luogo  che sceglierei per vivere dovessi andar via da Milano ; qui c’è la Santa Casa, il più importante tempio della civiltà cristiana dopo San Pietro e con Assisi. Qui oggi è in mostra la Maddalena,  e le opere che  dicono e raffigurano la santa  sono  immagini di grande bellezza, sensualità e intensità. Nel panorama allargato  dell’arte sono soltanto due i santi che determinano una visione poetica e che hanno visto innumerevoli interpretazioni pittoriche o plindex67astiche, San Sebastiano e la Maddalena. Due santi che determinano attrazione, innamoramento e passione. Per questa ragione Vittorio Sgarbi ha scelto il tema e l’iconografia della Maddalena che nel tempo e nella storia hanno prodotto opere sublimi. In mostra “La Maddalena” di Carlo Crivelli che, -osserva Sgarbi-  “è quasi un Klimt”. In un percorso espositivo che vede al suo centro le maddalene, meravigliose e con un atteggiamento sensuale e insieme di pentimento, si notano anche “La Maddalena in meditazione” di Guido Cagnacci, l’“Estasi della Maddalena” di Ignazio Stern, di proprietà dello stesso Sgarbi, dove si legge  una Maddalena circondata da pargoli  che sembrano attratti da questa figura femminile ignuda, e la “Cena in casa di Simone” di Moretto da Brescia. Sull’altare e in bella visione  vanno messi i  capolavori assoluti  che sono la sublime “Maddalena penitente” di Orazio Gentileschi che è nelle Marche, e “La Maddalena” di Giovanni Francesco Guerrieri. In questa esposizione  troviamo  in  una posizione privilegiata sicuramente  certa arte marchigiana, con  opere di  Guerrieri, Crivelli e  Gentileschi,  ma anche opere di artisti non marchigiani che hanno lasciato semi inconfondibili nelle Marche.  Un piccolo gioiello è  la meravigliosa “Maddalena penitente” di un  pittore italiano del tardo barocco, certo  Antonio Cavallucci(1572-1795),  dal cui viso promana  una dolcezza senza fine. Il limite di questa rassegna è il Canova con la “Maddalena penitente”, e uno straordinario nucleo di tre disegni della Maddalena, mentre l’inizio è segnato da “La Maddalena” di Simone Martini, caratterizzata dall’eleganza del vestire e dal gesto di tenere in mano un vetro dove sono contenute le sue lacrime o gli unguenti per curare Gesù. Fra le altre opere di altissima qualità sono presenti la “Maddalena piangente” di Guido Mazzoni, la “Maddalena in contemplazione della croce” di Matteo Loves, e “La Maddalena” di Desiderio da Settignano.

L’esposizione vive con oltre cinquanta opere provenienti da importanti collezioni pubbliche e private, che  attraversano ben cinque secoli di storia dell’arte. L’iconografia della Maddalena, che tanta fortuna ha avuto nella pittura e nella scultura,  rende questa mostra un fiore all’occhiello sia per le attività della Santa Casa di Loreto che per l’Assessorato alla Cultura della Regione Marche  diretto da quell’ illuminante politico che è stato precedentemente sindaco della città lauretana.   Certo  questa è proprio una mostra da non lasciarsi sfuggire, per la tematica viva e per le tante opere di più secoli qui riunite, e un fine settimana a itinerario sacro e artistico qui a Loreto penso che vi possa appagare come non mai.

 

Carlo Franza

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