13494875_1019144591496879_6209870573350305333_nA pochi chilometri dalla Valle dei Templi, a Favara, immersa nel verde, inserita fra ulivi, albicocchi, ed erbe aromatiche, vive una realtà  affascinante e tutta italiana, siciliana e mediterranea.  Qui convivono arte, cultura e gusto. Questa realtà ha nome Skenè, diretta da Giuseppe e Gabriele Nobile. In questi giorni sono arrivato  qui in sordina, potrei dire all’improvviso,  in occasione di un evento internazionale, proprio per cogliere la managerialità e  la creatività come leva per lo sviluppo dell’impresa  enogastronomica, e beninteso senza  tralasciare l’arte contemporanea.   Guardate cosa ho colto, il sapere gastronomico, l’arte dei colori, il gusto dei sapori, la bellezza del paesaggio. Un incontro di chef internazionali mi ha fatto notare ricette incredibili. 13902642_1049871388424199_2560292465931231196_n

 SARDE COTTE NELLO ZOLFO. “Sarde cotte nello zolfo fuso”: si tratta di una preparazione semplicissima realizzata ponendo nello zolfo fuso le sarde, il pesce più economico che i minatori facilmente portavano con sé in miniera. Il procedimento è il seguente:  porre le sarde nelle  “Avita”( contenitore di zolfo fuso a 160°), estrarle successivamente al raffreddamento, pulirle e poi  mangiarle.

15697484_1173678989376771_5257718758808139345_n-1CONSERVE DI MELANZANE INGESSATE. Le melanzane vengono incise e ripiene di aglio, pecorino, sarde e olive nere; vengono poi cotte con un soffritto di cipolla. Completata la cottura, vengono raffreddate per pass16114143_1192138814197455_2727158013318478365_nare alla conservazione.  Le melanzane vengono coperte da foglie di fichi ,  allacciate con la “raffia”, poi si prepara un impasto con 70% di gesso e 30% di zolfo e le melanzane vengono ingessate formando una palla “ murata”. Tutto ciò permetteva di conservarle per parecchie settimane  per poi mangiarle in miniera o nelle campagne, togliendo la parte esterna.

14067588_1056035171141154_4729883640010751592_nARANCINA DI SAN GIUSEPPE. Alla fine dell’Ottocento  una signora di Favara era molto disperata per il marito malato.  Si rivolse a San Giuseppe per ricevere la grazia della guarigione del marito. Ricevuta la grazia la donna si mise a raccogliere tutto quello che  le persone le donavano per preparare una minestra da offrire ai poveri, denominata  “La minestra di San Giuseppe”; era così composta,   minestra a base di1d91caf1f9f9959df64cb20434da4236 tutti i tipi di  legumi e tante verdure, arricchita da tanti formati di pasta,   e che ancora oggi viene preparata il 19 di marzo, per la festività di San Giuseppe. Tradizione vuole che questa minestra a base di ingredienti poveri, venisse preparata in grossi pentoloni dalle persone che avevano ricevuto una grazia per offrirla ai più poveri. L’arancina di San Giuseppe è una rielaborazione della minestra, che viene prima raffreddata, formata, passata nell’uovo e nel pangrattato,  mettendo all’interno un pezzetto di formaggio filante siciliano, poi fritta,  infine servita in un letto di vellutata   di ceci e fave.

Queste sono alcune pietanze che ho potuto personalmente vivere, gustare e vedere con occhio di Critico e Storico dell’Arte  -vista la fioritura di colori e gli apparentamenti artistici-    in quell’oasi del buon gusto che hanno creato con sensibilità e filosofia ultramoderna e attualissima, Giuseppe e Gabriele Nobile; entrambi hanno preparato  tutto ciò, proprio ieri   31 marzo 2017   per  un gruppo di chef  internazionali, qui calati in territorio siciliano a vivere con gusto e filosofia  quanto  scelto da  SKENE’, un brand  di eccezionale mondialità, di innovativa tradizione, di arte e cultura del gusto, capace ancor oggi di sorprendere  e porgere a tutto il mondo la grande tradizione della cucina italiana e siciliana.

 Carlo Franza  

 

 

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