fronte copertina(1)Ho qui tra le mani il  nuovo e prezioso libretto di poesie di Valerio Mello, giovane talentuoso scrittore italiano; ha per titolo “Cercando Ulisse”( Italic, Ancona, 2017). Come Ulisse,  Mello, è affascinato dall’ignoto, e dalle vicende umane ed esistenziali che hanno caratterizzato la vita dell’eroe. Già lo scrittore  James Joyce prese a modello la figura dell’eroe e la sua storia per il suo romanzo “Ulisse”; e il poeta Ugo Foscolo vide nel proprio destino di esule somiglianza con quello dell’eroe omerico. Così Valerio Mello oggi, lontano dalla sua terra, la prima patria è  la Sicilia, e dagli affetti familiari, lontano dai suoi “lari e penati” dell’infanzia e della gioventù,  approdato  a Milano sua seconda patria d’elezione e di vita, riannoda la sua esistenza proprio “cercando Ulisse”. Il titolo della nuova plaquette poetica è fortemente indicativo della linea del tempo inseguita nelle pagine. Intanto occorre dire che il verso si è fatto più prosastico, talvolta è un vero e proprio brano di “prosa d’arte”, quella riscoperta negli anni Trenta nella letteratura dell’epoca. Ecco nel testo una geografia di figure e luoghi italici, lontani e vicini, siciliani e nordici, recitata da una vocazione di poeta-filosofo che vuole continuare a pensare con tutte le sue forze, coinvolgendone anche l’immaginazione. Un pensiero esposto alle infiltrazioni poetiche, ricordando il contenuto che definirei inconscio del frammento caro a Novalis: “ La poesia è il vero reale assoluto. Questo è il nocciolo  della mia filosofia. v_036a783bab (2)Quanto più poetico, tanto più vero”. Mello scopre o riscopre il senso impossibile del nostro stare al mondo,  ecco perché, secondo un fare occidentale,  affida alla parola poetica, alla fondazione del logos, la superiorità rispetto al mythos ( “Ecco perché chiedo che la tua parola possa parlarmi e/ che la parola possa definirti. Anche una parola inesatta,/ schiacciata, frantumata; anche le tracce più piccole./ Il nostro essere comincia a vivere solo quando la parola/ può costruire l’essenza…”(Archivio/Milano). Ma un punto di partenza, non certo accessorio, è che sotto ogni titolo di poesia vi compare un luogo (Agrigento, Milano, Torino, Delos, Paros, La Gomera), questo diventa l’accensione  dell’esistere in un qui e in un’ora, quasi una precomprensione dell’esistenza, che tutto avvolge  e lascia percepire il mondo,  patrimonio di esperienza e memoria.

Mello con gli occhi fruga il mondo che gli sta intorno e che vive quotidianamente, sia nella città in cui dimora, che nelle escursioni e nei viaggi in Italia e in Europa, raccoglie lo svelarsi dell’altro, sfiora l’altro, si perde in lui e in  lui si ritrova. Abbiamo pensato se il momento è momento che resta;/se il momento riconosce se stesso nel momento in cui /la nostra immagine lo pensa./ …”(Il compagno- Milano).  L’opera è sempre in opera, il tempo nei suoi versi diventa tempo umano nella misura in cui è articolato  in modo narrativo,  l’arte del vedere  è un istante del suo tempo, il poeta trova inizio e fine  in tutto il tempo della sua vita. E la natura che ama nascondersi,  secondo il detto sapienziale di Eraclito, con la sua voce che è suono indistinto, o anche respiro del non detto, o limite del rumore e del silenzio, mostra nel liber naturalis la malinconia; Mello coglie nei suoi spostamenti che il silenzio, la solitudine e la grandezza sono intimamente congiunti.

La lingua, il lessico utilizzato per esprimere la poesia, questa poesia, la fibrillazione espressiva coinvolge come direbbe Merleau Ponty “l’aspirazione  a un’evidenza assoluta, liberata di ogni fatticità”. Esce così allo scoperto la nervatura  dei segreti del poeta, il racconto delle storie e degli incontri, i luoghi e i contesti, il carattere del mondo, il modo esistenziale dell’essere, il sacro legato al mistero, il racconto infinito dell’esserci  (“Sto conoscendo il tempo. Lo conosco quando tocco una foglia secca che conservo nella tasca della giacca; lascio che i granuli della foglia macerata si moltiplichino all’interno  della stoffa e che le ramificazioni crescano dentro la mia pelle; corpo, essere, foglia; fraintendo la mia presenza, muovendomi come terra fra le pareti dell’atmosfera.(Terra/ Milano ).

Testi sapienziali, versi  e narrazione epifanici e più pregnanti del segreto, la poesia  è carica di concetti come verità, reale, amore, eterno, ignoto, sconosciuto, mistero, invisibile e parola.

Carlo Franza

 

 

 

 

 

 

 

 

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