67643-cortonaIl Comune di Cortona presenta CORTONA CONTEMPORANEA, un progetto annuale che, a cura di Fabio Migliorati, estende il percorso culturale della cittadina toscana oltre le grandi mostre storiche del MAEC, il Museo Archeologico, e Cortona Antiquaria. Ci si riferisce così all’esigenza di posizionare la proposta della cultura verso un trattamento a tutto tondo, istituendo il linguaggio contemporaneo in un percorso visivo dalla semantica rigorosa, qualitativa, e quanto più possibile internazionale.

Con il Patrocinio della Camera di Commercio di Arezzo, Cortona adotta l’espressività attuale ed esordisce con l’attenzione all’esempio italiano; Cortona sceglie l’opera di Roberto Barni, nelle piazze del centro storico, in collegamento con Manzano, Tenimenti d’Alessandro, e con Foiano della Chiana, la sede di Galleria Alessandro Bagnai Arte Contemporanea. Insieme e accanto, quindi, a Cortona Antiquaria, sorge quest’anno CORTONA CONTEMPORANEA, per stabilire rispettivamente il valore e il ruolo dell’opera d’arte oggi, predisponendo una riflessione sociale sulla dimensione visiva della cultura. Cortona ospita la scultura di Roberto Barni: i suoi bronzi nelle piazze intorno al municipio costituiscono una solida orma di quel domani che, dal futuro, pare smorzarsi in un fossile del nostro tempo, tracciando la nuova storia di un vissuto archeologico.
Roberto Barni
(Pistoia, 1939) è uno dei protagonisti dell’italianità culturale; pittore e scultore, esordisce all’inizio degli anni Sessanta con un linguaggio prima dal sapore informale, poi striato di Pop, usando l’immagine semplice, spuria, diffusa per esiti oggettuali. In seguito saprà rifugiarsi con stile nel discorso della citazione, che non è caduta ma conforto. Ora la storia è un modello, il passato una guida inesausta; e si struttura in quel filone espressivo affine al riuso di criteri del fare arte, fino a crescere sui concetti di “inedito” e “originale” tramite l’autorevole altrui esperienza. Ora l’artista è pronto per divenire ciò che in fondo è sempre stato… Nella scia di queste premesse teoriche, ecco la prassi del suo linguaggio: recupero postmoderno, rifiuto del facile e omologato sperimentalismo, consapevolezza di una (scomoda?) posizione storica che – dopo il Rinascimento – non può non diventare coscienza della bellezza, del valore, della qualità italiana soprattutto quattro-cinquecentesca. Ha scritto Fabio Migliorati: “Roberto Barni si propone nel rigore nella ricerca, dal rito di suggestioni iconografiche, letterarie, archeologiche: verso valenze eclettiche, anche surreali o perfino metafisiche. Risorge dalla riflessione umanistica, adesso sociologica, estratto di psicologia comportamentale; l’uomo è al centro, e nuota nel mare mosso di un tempo fermo che muta, però, tutti e tutto. Pittura e scultura per un esercizio di stile mimetico che rifiuta tuttavia la fedeltà al vero, nella predilezione, invece, del reale: quello stato più affine al pensiero, una dimensione forse soltanto umana. Dialogo o monologo, Barni incarna, impersona la sua maniera, il proprio uomo dialettico sempre uguale a se stesso ma autoritratto (italiano) di tutti”. In mostra oltre trenta lavori, tra pittura e scultura, in cui l’artista dichiara il rito dell’espressività negli anni, fino a consentirne il consumarsi per la forza concettuale che indossa e ripete ancora oggi, inevitabile come i giorni ma ineffabile più della connotazione sociale d’ogni linguaggio.

Carlo Franza

 

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