QIl dipinto, una tavola di grandi dimensioni (263×147 cm), proveniente dalla Galleria Nazionale dell’Umbria di Perugia, è ospitato dal 20 ottobre 2017 al 28 gennaio 2018, al Museo Diocesano Carlo Maria Martini di Milano. L’opera è il capolavoro indiscusso della maturità di Pietro Vannucci, detto il Perugino (Città della Pieve, Perugia 1448/50 – Fontignano, Perugia, 1523) e fa parte di un polittico eseguito per la chiesa di sant’Agostino a Perugia, su commissione dei frati agostiniani nel 1502. Per la sua realizzazione ci vollero più di vent’anni e, alla morte del pittore, mancavano ancora alcune rifiniture. Si trattava per la verità  di una grandiosa pala d’altare, a più scomparti e su più registri, che doveva essere alta più di otto metri e che era formata da oltre trenta tavole.

Già nel 1654 l’imponente struttura, poco consona alle nuove disposizioni liturgiche della controriforma, venne smontata e divisa in due parti. Da quel momento, purtroppo, cominciò la dispersione delle tavole. Molte di esse si trovano ora in Francia, a causa delle requisizioni fatte dalle truppe napoleoniche nel 1797, negli Stati Uniti, come il San Bartolomeo conservato nella città di Birmingham in Alabama, o proprio a Perugia, nella chiesa benedettina di San Pietro, dove si trova il Cristo sorretto da Nicodemo tra la Madonna dolente e san Giovanni Evangelista. Oltre all’Adorazione dei pastori, alla Pinacoteca Nazionale dell’Umbria sono rimasti gli altri scomparti con Eterno benedicente, Profeti Daniele e David, Arcangelo Gabriele, Battesimo di Cristo, Santi Gerolamo e Maria Maddalena, e dodici scomparti della predella. Numerosi sono stati i tentativi di ricomposizione dell’assetto originale del grande polittico.

Il progetto di allestimento, curato dall’arch. Alessandro Colombo dello Studio Cerri & Associati, cercherà di suggerire lo spazio architettonico a cui era destinata l’opera e di rievocare il grandioso polittico di cui era parte.

Perugino tornò a Perugia alle soglie del Cinquecento, incaricato, dopo successi ottenuti in tutta Italia, di decorare le pareti del Collegio del Cambio, il ciclo ad affresco che lo qualificò come il massimo esponente di una realtà artistica in grado di competere con quanto accadeva a Firenze. Sono anni in cui, dopo l’ingresso del giovane Raffaello nella sua bottega fiorentina, Perugino riprende schemi quattrocenteschi già usati in passato ma spesso, anche per influsso del dotato allievo, infonde in essi nuova inventiva e grande raffinatezza, senza mai rinunciare a una lirica semplice, pura e commossa. La purezza formale, il disegno chiaro ed elegante, la composizione equilibrata e la dolcezza delle sue figure sono elementi presenti nelle sue opere sino alla maturità, come si riscontra anche  qui “nell’Adorazione dei pastori”, nella quale Perugino riprende lo schema già provato nell’affresco del Collegio del Cambio di Perugia. A sinistra della tavola, si scorge l’annuncio degli angeli ai pastori, che compaiono anche al centro, in adorazione. A destra il bue e l’asinello. Al centro, tra due angeli, compare la colomba dello Spirito Santo e, in primo piano, Maria e Giuseppe che adorano il Bambin Gesù, appoggiato a terra e protetto solo da un lembo del manto della Vergine. Invece del loggiato classicheggiante compare qui una semplice capanna. Lo sfondo paesaggistico è reso all’essenziale e le figure, sulle quali si concentra tutta l’attenzione dell’artista, poggiano su un pavimento prospettico. Lo stile di Perugino segna l’inizio di un nuovo modo di dipingere che, proprio a partire da Raffaello, il più importante tra i suoi allievi, segnerà la nascita della maniera moderna. Vi dico cari amici lettori di non farvi sfuggire l’evento, questo capolavoro va proprio visto da vicino.

Carlo Franza

 

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