veduta-generale-del-cantiere-di-scavo-in-occasione-della-costruzione-del-nuovo-ospedale-sant_anna-di-como-2007_c2a9-mibactMeravigliano non poco le scoperte archeologiche qui in Lombardia, ora con gli scavi recenti a Como si fa finalmente il punto sulle popolazioni che l’hanno abitata nel V e VI secolo avanti Cristo.  Per la prima volta in mostra, reperti archeologici di grande importanza storica , esito della ricerca condotta a Como negli ultimi dieci anni; vengono esposti nella suggestiva Chiesa di San Pietro in Atrio, fino al 10 novembre. La coinvolgente e storica  mostra dal titolo  “Prima di Como. Nuove scoperte archeologiche dal territorio”, organizzata congiuntamente dalla Soprintendenza Archeologica e dai Musei Civici di Como , è a cura di Lucia Mordeglia e Marina Uboldi con la collaborazione di Stefania Jorio e Mimosa Ravaglia. 4_vaso-a-tre-bracci-con-tre-coppe-dal-corredo-della-tomba-3-di-grandate_2011_c2a9-mibactAccanto alla panoramica sugli ultimi ritrovamenti, sono illustrate le novità scientifiche sulle più antiche fasi di popolamento, sviluppatosi nel corso del primo millennio avanti Cristo, e messi in risalto il valore e il significato del ricco patrimonio archeologico comasco precedente alla fondazione della colonia romana.

Urne cinerar8_grande-vaso-in-bronzo-stamnos-con-coperchio_cinerario-della-tomba-del-carro-della-ca_-morta_v-sec-a-c-_c2a9-mibactie e vasi per offerte dalle forme inconsuete, ornamenti in bronzo, ferro, ambra, pasta vitrea, elementi dell’abbigliamento , amuleti , simboli di status delle antiche popolazioni e preziosissime armi riferibili alla cultura protostorica detta “di Golasecca” caratterizzano il percorso espositivo, accompagnato da fotografie e disegni ricostruttivi , video3_corredo-tomba-1_nuovo-ospedale-sant_anna-di-como_-vi-sec-a-c e immagini 3D , che forniscono, grazie alle nuove tecnologie, informazioni approfondite finalizzate a coinvolgere un vasto pubblico. I temi principali della mostra sono i corredi funerari della prima età del Ferro provenienti dagli scavi di S. Fermo della Battaglia, via per Mornago (2006) e di Grandate, emersi nel 2011 durante la costruzione della nuova Pedemontana; l’enigmatica area religiosa/monumentale del Nuovo Ospedale Sant’Anna (scavi 2007), risalente al VI secolo a.C., costituita da un grande circolo del diametro di 70 m, delimitato da un doppio recinto d7_tomba-16-del-nuovo-ospedale-sant_anna-di-como_in-corso-di-scavoi pietre con piattaforma centrale ad emiciclo e setti radiali in materiali litici e terre diverse, di difficile interpretazione funzionale; un ripostiglio sacro dell’Età del Ferro rinvenuto sul Monte San Zeno in Val d’Intelvi; i più recenti dati archeobiologici sul clima, la vegetazione, l’alimentazione umana in età protostorica; e infine i risultati della nuova ricerca condotta sul Carro cerimoniale del V secolo a.C. della Ca’ Morta dal prof. Bruno Chaume dell’Università della Borgogna, Direttore del programma Vix et son Environnement , che ha messo in evidenza una stretta parentela con i coevi carri di ambi6_carro-cerimoniale-protostorico_v-sec-a-c-_rinvenuto-a-lazzago-nel-1928_esposto-al-museo-archeologico-di-comoto culturale hallstattiano, rinvenuti nel Centro Europa. Questi ultimi ritrovamenti contribuiscono ad accrescere il ricco patrimonio archeologico del centro protostorico che ha preceduto la fondazione di Como, le cui origini risalgono al I millennio a.C. Infatti, prima della città romana, i rilievi attorno alla città attuale vedono l’insediamento di villaggi e gruppi di abitazioni: diversi reperti e resti di tombe ne conservano la testimonianza. Nei secoli successivi, in particolare il VI e il V a.C., l’abitato raggiunge la sua massima espansione e ricchezza, concentrandosi soprattutto lungo il versante Guttus ornitomorfo_lanciomeridionale della Spina Verde, il parco regionale che si estende sulla fascia collinare a nord-ovest di Como. Fondamentale per lo sviluppo del nucleo abitativo è il suo ruolo di centro di contatto e scambi tra la Pianura Padana, stabilmente occupata dagli Etruschi, e il mondo celtico e quello hallstattiano (dalla cittadina di Hallstatt, nei pressi di Salisburgo) del Centro Europa. L’ininterrotto stanziamento delle popolazioni nella medesima area fino ai giorni nostri, unito all’intensificarsi delle attività edilizie del secondo dopoguerra, ha nascosto o cancellato segni dell’insediamento antico. Tuttavia, l’attività di tutela svolta dalla Soprintendenza Archeologica in sinergia con le Amministrazioni Comunali, consente di recuperare sempre nuove testimonianze del passato della città e dei suoi abitanti, garantendone la salvaguardia.

La ricerca scientifica – che di recente si è avvalsa della collaborazione con importanti centri di studio internazionali, quali il CNRS ( Centre National de la Recherche Scientifique ) e le Università di Berlino e di Mainz – permette ora di porre in risalto il ruolo della civiltà di Golasecca (cultura preromana che si sviluppa nel I millennio a.C. nel territorio della Lombardia occidentale, Piemonte Orientale, Canton Ticino, che deriva dalla località di Golasecca, sulla sponda varesina del fiume Ticino) nel quadro delle relazioni con le coeve civiltà mediterranee e mitteleuropee. La mostra è inoltre un invito a visitare i beni archeologici presenti in città e nei dintorni: il Museo Civico cittadino (Piazza Medaglie d’Oro, 1), dove sono conservati l’originale del Carro celtico e i reperti dei passati rinvenimenti nella necropoli della Ca’ Morta, il Parco della Spina Verde, il Circolo dell’Ospedale di S. Anna e infine, per l’epoca romana, l’area delle Terme di Viale Lecco e Porta Pretoria.

 Carlo Franza

 

 

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