pag_83La mostra giunge a Legnano- Palazzo Leone da Perego dopo la tappa tenutasi lo scorso inverno a Palazzo Collicola di Spoleto -, curata da Emma Zanella, direttore del MA*GA di Gallarate. 30 grandi opere, appartenenti alle serie più importanti dell’artista ormai naturalizzato lombardo, capaci di ripercorrere gli ultimi dieci anni di attività in cui Franco  Marrocco, pur privilegiando la pittura, attinge liberamente  al disegno, alla fotografia, alla figurazione e  soprattutto all’astrazione. Il percorso espositivo, che dà spazio a tutti gli ambiti d’indagine di Franco Marrocco (Rocca d’Evandro, CE, 1956), proponendo una serie di importanti dipinti accanto a un corpus di disegni di grande intensità, ruota attorno al suo ciclo più recente “ L’eco del bosco”, che dà il nome all’intero evento.pag_58

E se “L’irrequietezza – afferma Emma Zanella – intesa come sete di conoscenza, di sperimentazione e di superamento dei confini, mi pare costituisca uno dei tratti distintivi dell’artista capace di abbandonare, negli anni novanta e poi nel nuovo millennio la figurazione iniziale a favore di una drammaticità affidata al colore denso, onirico, avvolgente, quasi psichico e alla spazialità della tela come campo di energia di volta in volta sospesa o dichiaratamente in tensione”; da questa personale di Franco Marrocco si rileva subito che la realtà naturale è un dato esistente per il pittore, da cui non  poter prescindere. Questa, è certo una realtà che serve di appoggio al processo immaginifico, e che si certifica ancor più in una libera fantasia, in un impasto di colori, luci e sensazioni,  che muovono  evocativamente  da un profondo stato emotivo. Franco Marrocco  con il suo stringente lavoro condivide appieno l’arte contemporanea, l’impatto storico e ambientale della cultura  che umidifica il presente, ma tende a “inventare” laddove nel passato tendeva a riconoscere.    Nell’eco del bosco Marrocco fa sì che luce, colore e immagine sono contemporaneamente atmosfera e struttura. pag_73

E la storia più autentica di Marrocco  prende il via proprio a partire da questo capitolo di struggente intensità, perché qui l’artista punta dritto sulla messa a fuoco  delle leggi interne  di uno spazio pittorico che sia perfettamente definibile.  Non è più questione  del vivere un’emozione visiva  che, anche se restituita dentro una griglia costruttiva, si percepisce  come parte di un tutto; è un estrarre  i termini di una edificazione del quadro  e di restituzione oggettiva  non del reale, ma delle potenzialità della pittura. E’ in questo preciso punto l’evoluzione della pittura di Franco Marrocco che ha fatto sì che nei quadri si dilatasse lo spazio, e lo stesso rettangolo della tela divenisse spazio. Si prosegue  tra mai spente pulsioni di natura  verso la definizione di segno-scrittura, ma non un segno-scrittura  che tenda alla costruzione di un codice senso, ma di un  grafismo che rincorre le proprie motivazioni.

pag_109E quel ritmo interno di dolce eco naturale  – l’eco del bosco-   che contraddistingue questo paesaggio anomalo  sembrerebbe dipendere  anche da una meditazione sulla poetica del gesto quale è stata espressa da Hans Hartung; siamo all’estrema spoliazione del linguaggio  e, a nostro avviso, al punto più alto del percorso artistico di Franco Marrocco.  E’ così che queste opere  concorrono in modo decisivo  a fissare il nome di Franco Marrocco  come uno dei più originali  e significativi artisti della nostra contemporaneità. 

 

pag_93Franco Marrocco è nato a Rocca d’Evandro (CE), il 7 dicembre 1956. E’ Docente di Pittura all’Accademia di Belle Arti di Brera di Milano di cui è  oggi Direttore. Negli anni della formazione, rivolge la propria ricerca espressiva allo studio della pittura ponendo attenzione alla tradizione realistica, riprendendo temi che poi documenterà nella prima mostra personale, nel 1978. Nel 1986 è invitato alla XI Quadriennale di Roma, ove espone il trittico “Sul mio cielo volano anche gli angeli” (1986), che testimonia un uso espressivo unito ad una gestualità che dialoga con la strutturazione schematica dell’immagine. Della seconda metà del decennio è la personale allestita alla Chambre de Commerce Italienne pour la France di Parigi nel 1989 e la partecipazione a rassegne, tra queste, nel 1986, al XXXV Premio San Fedele organizzato presso il Centro Culturale San Fedele, Milano. La tendenza verso l’astrazione introduce una pittura dai toni lirici in cui il colore diluisce la rappresentazione e la costrizione del racconto, per accogliere gli inquieti registri dell’emozione. Gli anni Novanta vengono inaugurati dalla personale allo OCDE, Parigi alla quale segue quella tenuta a Palazzo dei Priori, Perugia, nel 1991 e la presenza alla mostra “The Modernity of Lyrism”, promossa dall’Istituto Italiano di Cultura presso la Gummensons Kontgallery di Stoccolma nel 1991 e poi al Joensouu’s Art Museum in Finlandia. Nelle opere esposte in quest’ultima occasione la pittura di Franco Marrocco, dalla narrazione figurativa muove verso evocazioni emotive, ove il colore si dispone in un dialogo frontale con la memoria e i sensi.

pag_91La seconda metà degli anni Novanta vede l’artista rapportarsi in modo nuovo al supporto che viene ora velato attraverso la sovrapposizione di trasparenze cromatiche: a questa traccia operativa si rapportano le opere esposte nelle personale tenuta presso il Palais d’Europe, Strasburgo (1994); Sala Polivalente del Parlamento Europeo, Bruxelles (1998); Museo Butti, Viggiù (1998); Palazzetto dell’arte, Foggia, (1998); Chiostro di Voltorre, Varese (1999), nonché in occasione della XIII Quadriennale di Roma. Del 1997 sono gli inviti alla mostra “Artinceramica”, Palazzo Reale di Napoli trasferita poi, nel 1998, al Medelhavsmuseet di Stoccolma e al “49° Premio Michetti”, Francavilla al Mare, Pescara. Negli ultimi dieci anni la pittura di Marrocco individua nel colore un vero e proprio tema, affrontato in grandi cicli di tele monocrome: si tratta del blu de Gli occhi conficcati (2002-03) che sembrano percepire in modo tattile la materia liquida; del nero di Brace, parole mute (2004) da cui emergono forme che descrivono la dilatazione, l’espansione, la contrazione, suggerendo una riflessione decantata delle deflagrazioni del rosso di Traiettorie e di Tracce (2007-08) che “generano la permanenza di una traccia nella memoria della retina”.

Tra le principali esposizioni personali di questi anni si segnalano quella ospitata a Villa Rufolo a Ravello e poi alla Reggia di Caserta, (2000); Palazzo Sterberg, Vienna, (2009); Museo Diocesano, Milano (2011); Castello di Sartirana (2011); Chiesa Bianca, Maloja (con Alessandro Savelli) Svizzera (2012; Galleria Valmore, Vicenza (2014); Frac Baronissi (2012); Piccola Sacrestia del Bramante, santa Maria delle Grazie, Milano (2013); Museo Michetti, Francavilla a Mare (2014):  ADC Building Bridges, Santa Monica, Los Angeles (2014, 2015); CEART Centro Estatal De Las Artes, Ensenada, Messico (2015);  Galleria Cattai, Milano (2016); Palazzo Collicola Arti Visive, Spoleto (2016); MAGA Accademia di Belle Arti, Frosinone (2017); Palazzo Leone da Perego, Legnano (2017). In questi stessi anni è invitato a diverse mostre collettive e rassegne, tra queste La pittura come metafora dell’essere ospitata dall’Istituto Italiano di Cultura, Stoccarda 2005; al 56° e 60° Premio Michetti, Francavilla a Mare; Il Gioco del Tessile, Royal Museum, Pechino e Ve Pat Nedim Tor Muzesi, Istambul (2007); In contrattempo – la pittura malgrado tutto, Galleria d’Arte Moderna, Cento; Un mare d’arte – mediterraneo specchio del cielo, Palazzo Sant’Elia, Palermo 2007; Segni del Novecento. Disegni italiani dal secondo futurismo agli anni novanta, Museo dell’Alto Tavoliere, San Severo di Foggia (2010); 54ª Biennale di Venezia (2011); Territori del Sud, Spazio Martadero Cochabamba, Bolivia (2012); Call For Papers, Istituto Italiano Cultura Los Angeles (2014); Collicola Onthewall, Museo di Palazzo Collicola, Spoleto (2015); Tracce di Contemporaneo. Collezione di Arte italiana da Lucio Fontana alla contemporaneità, Palazzo Arese Borromeo, Cesano Maderno (2015); The Last Last Supper. Leonardo e l’Ultima Cena nell’arte Contemporanea, Grattacielo Pirelli, Milano (2015); Italia Giappone, Museo d’Arte dell’Università Joshibi, Tokio (2016); Segnali di Guerra, Le Gallerie Piedicastello, Trento (2016) Komorebi. Italienische Abstraktion, Verein Berliner Kunstler (2017).

Carlo Franza

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