IMG_4451Circa due mesi orsono tenni una  lectio magistralis dal titolo “Il Monumento ai Caduti  di Casarano. Il   recupero esemplare della Vittoria alata,  un monumento capolavoro di Renato Brozzi (Traversetolo-Parma 1885- , storico scultore della prima metà del Novecento”, in Casarano- Lecce nel Palazzo De Lorenzi per significare e storicizzare il lavoro di restauro della “Vittoria Alata” di Renato Brozzi. Il monumento ai Caduti di Casarano, eccelso capolavoro  scultoreo, dell’orafo e scultore prediletto da  D’Annunzio,  era tornato a nuovo splendore grazie al prezioso concorso di restauro messo in piedi  da un comitato cittadino nei nomi di  Fabio D’Astore, Alessandro De Lorenzi, Luigi Marrella, Martino Nicolazzo e  Giuseppe Rausa;  azione questa di eccezionale livello civico e culturale ad opera di cittadini cui va il merito e il plauso non solo della terra salentina, ma di tutti i Beni Culturali d’Italia,  per questo gesto munifico di valorizzazione del patrimonio della nostra nazione. Ed è così che si riscopre la figura di un esponente di spicco dell’arte italiana del primo Novecento, orafo prediletto di D’Annunzio, ammirato animalier, scultore, cesellatore a sbalzo, protagonista nel Padiglione italiano dell’Expo parigina del 1925. 08-grossi-012-casarano

Il Monumento ai Caduti di Casarano

Seguiamone un po’ la storia di questo monumento. Il primo atto ufficiale di realizzare un monumento ai Caduti di Casarano è  stata una lettera del sindaco Amedeo Casto datata  dicembre 1921; fu  costituito  un “Comitato per il monumento dei Caduti di Casarano”  sia per il reperimento dei fondi  che per l’individuazione dell’artista che lo avrebbe ideato e compiuto. Anche tal Renato Brozzi fu invitato a untitledpartecipare alla consultazione con l’invio di un bozzetto, tanto  che  a marzo i termini del contratto furono definiti e firmati, e  Brozzi si impegnava a completare entro il 30 luglio la modellatura e la fusione dell’opera e a provvedere alla consegna entro il 31 agosto 1922. Ma non fu proprio così perché negli anni seguenti  nacquero  incomprensioni fra l’artista e il Comune,  addirittura fino  alla quasi  rottura dei rapporti. Poi ripresero i contatti e  il 24 gennaio 1927 arrivò a Casarano la prima parte  dell’opera, ovvero l’Aquila. Il 14 aprile 1927 arrivarono poi le lastre recanti l’elenco dei Caduti della Grande Guerra, realizzate in marmo botticino. Il 1° novembre 1927 Brozzi comunicò di aver spedito la Vittoria alata , che giunse a destinazione il 18 novembre 1927. L’inaugurazione del monumento potè  avvenire solo il 18 maggio 1929,  anche se la statua fu collocata prima di questa data e di fronte ad essa si tennero cerimonie pubbliche anche prima della stessa inaugurazione. La  “La Voce del Salento” del 26 maggio 1929  così titolava: “ Casarano glorifica i suoi Caduti”, e  si elogiava il Comitato per la scelta “veramente felice” dell’artista “il quale con la sua Vittoria e l’Aquila di bronzo, ha eseguito un raro capolavoro di arte”.??????????????????????????????? A Casarano l’opera era destinata alla piccola piazza di San Giuseppe, ma nel giugno 1927 si decise il suo trasferimento in Piazza Umberto I, per dare valore a quello che doveva essere il bosco delle rimembranze voluto da Benito Mussolini in ogni comune italiano,  tanto che il  Brozzi accolse la notizia con rammarico  perché temeva che l’impatto dell’opera fosse assai diverso, rispetto alla collocazione iniziale.

La Vittoria alata  di Casarano-Lecce  è alta quattro metri,  è stata modellata  su  modelli greci come la Nike di Samotracia, a cui Brozzi aveva  infuso una calda e nuova  intensità emotiva di gusto  proprio moderno e rimandante anche al decorativismo Liberty che allora imperava in Italia specie nel Nord. La scultura monumentale rappresenta una figura femminile nell’atto di incoronare i Caduti; nella mano sinistra abbassata reca IMG_7318un ramo di quercia simbolo di forza e di potenza mentre in quella destra, alta con il braccio arcuato, stringe una palma d’oro metafora del trionfo e della gloria nella morte. L’Aquila sabauda simboleggiante la Patria che stringe a protezione i suoi figli. La stessa Vittoria veniva riproposta in replica nel 1929 sulla prua della nave “Puglia” al Vittoriale  di D’Annunzio, quasi a congiungere idealmente il Nord e il Sud dell’Italia in un unico  riferimento storico e culturale. 

Aggiungo ancora che un bozzetto -certo opera compiuta-  di quella  “Vittoria alata” il Brozzi lo fece collocare nel Cimitero di Traversetolo, suo paese natale;  infatti ancora oggi  qui si trova  la tomba di Mario Grossi (1894-1918), cugino dello scultore, tenente del 268° Reggimento Fanteria caduto nella guerra 1915-1918 durante la battaglia del Piave e decorato con due medaglie d’argento al valor militare. La tomba è formata da un basamento in bardiglio rettangolare sormontato da una lastra in marmo di Carrara su cui è applicato un tondo in bronzo che reca il ritratto del defunto circondato da una corona d’alloro.IMG_7284 In testa si erge un cippo che reca incise le motivazioni delle due medaglie concesse al Caduto. L’apparato decorativo è opera dell’artista Renato Brozzi (1885–1963), che qui è intervenuto  in quanto cugino del defunto, ed è caratterizzato da tratti semplificati ed essenziali. In origine, il cippo era sormontato da una Vittoria alata in bronzo, pronta a incoronare i Caduti. Nella mano destra, protesa in alto col braccio arcuato, recava  una palma d’alloro, mentre nella sinistra teneva  un ramo di quercia. La Vittoria, oggi scomparsa, venne modellata da Brozzi presumibilmente nel 1924 e fusa presso la Ditta Leoni di Parma. Ma la statuetta che ornava la sepoltura di Mario Grossi, in realtà era la fedele copia del bozzetto modellato da Brozzi per un monumento di proporzioni colossali ancor oggi esistente a Casarano, in provincia di Lecce. Sicchè  la Vittoria del Cimitero parmense  è  stata la “prova generale” p01b-grossi-010-fp-172-2er il monumento  che il  Brozzi  poi rinnovò  e collocò con altre dimensioni  proprio nel Salento a Casarano.  In realtà mi sono trovato più volte a Traversetolo per via che ho seguito il lavoro e il percorso artistico di un altro cugino del Brozzi, ovvero Proferio Grossi  altro significativo artista italiano,  sodale con Atanasio Soldati,  che è vissuto a Milano e oggi è sepolto anch’egli a Traversetolo.

Ora, aver portato a  nuovo splendore questo capolavoro assoluto del Brozzi che è la “Vittoria alata”, è occasione per significare che anche nel  Salento negli anni del Ventennio fascista furono collocate opere importantissime, di grande bellezza, di virtuosa fattura e di indicibile valore.

Renato Brozzi  (Traversetolo- Parma 1885) apprese il mestiere di cesellatore da giovanissimo in una fonderia di bronzi e lavorò poi per una bottega di antiquariato. Sostenuto e incoraggiato dal pittore Daniele de Strobel,  frequentò l’Accademia di Belle Arti di Parma,  dove ebbe come maestro Cecrope Barilli , diplomandosi in soli tre anni mentre il corso ne prevedeva cinque.  Trasferitosi a Roma  nel 1907, vi rimase con la famiglia per oltre 50 anni. Frequentò la Scuola d’Arte della Medaglia presso le officine della Zecca dello Stato, dove perfezionò la tecnica dell’incisione. Fu molto amico del conterraneo Amede Bocchi e abitò assieme a lui in una delle case-studio della Villa Strohl Fern. Divise con lui anche uno studio sulla via Flaminia e frequentarono insieme la fiaschetteria toscana in via della Croce, luogo di ritrovo di artisti e letterati tra i quali Papini, Soffici, Ungaretti e Cardarelli (nel locale esiste una targa sbalzata dal Brozzi). Cominciò la sua ascesa artistica in Italia e all’estero a partire dal 1909 quando alla Biennale di Venezia ottenne la consacrazione da parte del noto critico e giornalista il critico d’arte Ugo Ojetti, tanto che  l’anno successivo le sue opere venivano acquistate anche dalla Galleria d’Arte Moderna di Roma.Nel 1915  vinse una medaglia d’oro alla Mostra Internazionale di Belle Arti di  San Francisco.  Nel 1917 , alle mostre individuali indette dalla Permanente di Milano (dove già aveva esposto nel 1910), espose cinquantaquattro opere tra pastelli, targhe in rame e piatti d’argento. Nel 1919  disegnò il rovescio della moneta da 10 centesimi di lira , raffigurante un’ape posata su un fiore di papavero. Moneta da 10 centesimi di lira emessa dal 1919 al 1937.  I suoi lavori richiamarono l’attenzione di Gabriele D’Annunzio che dal 1920 lo volle come suo scultore e orafo personale. Brozzi adornò la residenza  a Gargnasco di Gardone Riviera  e realizzò diverse sculture e altre opere che spesso il poeta donava agli amici.

Tra le sue opere più famose,  le seguenti :

  • la Coppa del Benaco, premio per gare di idrovolanti sul lago di Garda commissionato da D’Annunzio (1921);
  • la Coppa del Liutaio, premio per gare di canottaggio donato da D’Annunzio alla Società Canottieri Garda di Salò (1922);
  • la Vittoria angolare, monumento ai caduti della prima guerra mondiale collocato sullo spigolo del palazzo municipale di Traversetolo (1922- 1923);
  • la Vittoria alata, monumento ai caduti della prima guerra mondiale situato a Casarano  (1923-1927);
  • il Gladio romano, donato al  re del Belgio Alberto I dall’Associazione Mutilati Italiani ( 1926);
  • la Coppa Giuseppino Faelli, premio per le gare da sci dei  Balilla (1927);
  • la Meravigliosa Cheli, enorme tartaruga commissionata da D’Annunzio ( 1928);
  • la Coppa con aironi, una coppia di piatti e due urne per votazioni segrete, posizionate nella Sala Bocchi del Palazzo della Cassa di Risparmio  di Parma (1928);
  • la Vittoria angolare, collocata sulla nave Puglia del Vittoriale degli Italiani (1929)
  •  il monumento a Fabio Bocchialini, posto sulla cime del Monte Caio ( 1933);
  • la Vittoria del frumento, statuetta in oro massiccio per il vincitore della battaglia del grano  (1933);
  • una campana, donata a una chiesa cattolica di Addis Abeba dal Sindacato Farmacisti Italiani (1938);
  • il Trofeo Martini, premio per una gara motonautica a Detroit (1939).

Nel 1936 restaurò assieme a Mario Minari il Tesoro di Marengo di Fraschetta  poi trasferito nel Museo di Antichità di Torino.  Vinse numerosissimi premi e partecipò a mostre in tutto il mondo, tra cui la Biennale di Venezia, cui presenziò per l’ultima volta nel 1954.    In seguito, pur continuando a lavorare, rifiutò altri appuntamenti, ritirandosi in un isolamento volontario; nel 1962   tornò nel paese natio del  Parmense, ove morì  il 21 giugno del 1963, lasciando tutte le opere scultoree, pittoriche e grafiche ancora in suo possesso,  all’amministrazione comunale di Traversetolo.  Nel 1990  il Comune allestì nel palazzo municipale il Museo Renato Brozzi spostato nel 2007  all’interno del  Centro Civico La Corte ; le sale espongono le opere donate dall’artista, comprendenti anche la cospicua corrispondenza con Gabriele D’Annunzio.

Carlo Franza

 

 

 

 

 

 

 

 

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