Riccardo-Guarneri-nello-studio-di-via-Campo-dArrigo-Firenze-2016“Ho lasciato emergere la luce del bianco. Ho voluto che diventasse tutto leggerissimo, trasparente, poco decifrabile. Affascinato dalle chine dei maestri Zen, ho lavorato sui quadri bianchi e, con matite o l’acquarello, che trasfiguravano nella leggerezza e nella sfumatura il loro stesso colore, ho conferito la luminosità che volevo, divenuta poi caratteristica delle mie opere. La lthAFIJVBLHuce viene dalle trasparenze, da dentro al quadro, e si proietta nell’esteriorità”( parole di Riccardo Guarneri).

E’ già trascorso qualche mese dall’aver partecipato alla cinquantasettesima Biennale di Venezia, Viva Arte Viva, curata da Christine Ma­cel,  che l’ottantaquattrenne artista fiorentino Riccardo Guarneri è corso a Londra  alla galleria Rosenfeld Porcini,  ad inaugurare la sua mostra ormai aperta da qualche tempo e visitabile fino al 10 aprile 2018. Ha per titolo “Slowing time” che vuol dire  “La dilatazione del tempo”. Diciamolo subito a chiare lettere che Guarneri con una stThe 57th International Art Exhibition_La Biennale di Veneziaoria artistica alle spalle di eccezionale portata è oggi tra i cinque artisti italiani contemporanei più “in” sul mercato italiano e internazionale. E’ una delle figure più vitali della Pittura Analitica Italiana, insieme a Olivieri, Griffa, Pinelli, Gastini, Verna, Marchegiani, Zappettini, e Cotani.

La selezione di opere esposte a Londra compone un’antologia del lavoro di Guarneri dagli anni Sessanta ad oggi. In concomitanza, la mostra presenta sia una “Natura Morta” di Giorgio Morandi che “Ironia” di Fausto Melotti, e sol perché  il confronto fra le opere dei tre artisti italiani dimostra che, nonostante Morandi fosse un pittore figurativo e Melotti uno scultore, le loro sensibilità poetiche presentano similitudini vicinissime all’astrazione di Guarneri. Il lavoro dei tre alosanga_720bc0rtisti (Guarneri- Morandi-Melotti) si caratteriz­za unitariamente per un tratto comuMolto-ritmato-forse-troppo-cm-65x65-2016ne che li caratterizza, vale a dire, di farsi arte monacale, nel senso di non essere mai gridata, né carica di enfasi, di parlare silenziosamente, e di farsi contemplare come presi da una visione mistica. Quando si fanno anche per l’arte di Guarneri taluni richiami alla corrente internazionale del Color Field Painting il discorso regge se correlato alla figura di  Barnett  che è stato uno dei principali esponenti del movimento artistico;  e  ne spiego il perché, in quanto è proprio  la  pittura di Barnett che si caratterizza per la presenza di campi colorati (i Color Field appunto), disposti sulla tela in modo omogeneo e uniforme, rotti solamente da sottili fenditure (sovente di colore bianco), concepite come vere e proprie  “cerniere” tra la terra e il cielo o tra  l’umano e il divino.

L’artista Guarneri  si è imposto sia come una figura artistica indipendente, sia come precursore delle tendenze pit­toriche astratte degli anni 70’. Dall’inizio della sua carriera negli anni 60’, ha sperimento senza sosta l’ar­monia tra segno, colore e luce, inventando un’originale linguaggio lirico, infatti oltre ad essere un pittore, Guarneri è riccardo_guarnerianche  musicista. L’intero repertorio dell’artista, che comprende strutture geometriche ma anche segni colorati più caldi ed organici, può essere inteso come un’ode all’ascolto, l’ultimo passo per permettere alla melodia intrinseca ai dipinti di penetrarci profondamente. La selezione di opere esposte sottolinea l’unitarietà  artistica di un pittore dedicato a ricercare variazioni es­tetiche intorno ad un tema centrale, atte proprio a movimentare quella che chiamo  nozione di “spazio vibrante”.  Guarneri ha centrato la sua ricerca  sempre intorno all’estetica del segno e della luce, dell’astratto come pittura di campo, di visione fenomenologica,  perché nella sua pittura i rapporti si definiscono per giustapposizione sulla superficie, si sviluppano nelle due direzioni della profondità, in dentro e in fuori, dietro e davanti. I quadri a vederli  manifestano la ricerca la ricerca di uno spazio creato da distanze luminose, per pura relazione cromatica, senza definizione di volume e di segno,  come cercasse Guarneri di rendere perplessi e assorti gli spettatori  attirati dal cosmo captato da quRiccardo-GUARNERI-4-quadrangoli-1355594377ei semplici  rettangoli di colore e non solo. Quadrati, rettangoli, emisferi parlano di bellezza, di misura, di equilibri,  di mondi non tragici, ma di atmosfere sostanziali, segnate, dettate e percepite anche attraverso giochi di sfumature e trasparenze.   Ecco questa mostra londinese certifica ancor più  la vitalità di Riccardo Guarneri, sfalsando il detto che negli artisti anziani la creatitivà è spenta,  con lui è proprio il contrario, giacchè i colori di luce, le vibrazioni e la stessa pittura sono come riossigenati, reinventati.  L’arte di Guarneri  vive sotto la cupola celeste e non solo  sulle prime linee del fronte interno, ma  -e soprattutto-  “nel senza tempo Riccardo-Guarneri-Adesso-il-giallo-2015delle stagioni”. Alla Biennale Veneziana persino il Padiglione Vaticano, lo scorso anno mancante, avrebbe potuto presentare i lavori del maestro fiorentino, perché quelle geometrie del cielo e della terra  avrebbero offerto voto e preghiera anche ai non credenti, agli  atei,  per una vita   strettamente esaminata sotto  la tenuta della luce che governa il mondo da sempre e per sempre.

 Riccardo Guarneri, nato nel 1933 a Firenze, dove vive e lavora. Inizia a dipingere nel 1953, alternando la pittura all’attività musicale. Dal 1962 intraprende una ricerca fondata sul segno e sulla luce che diventano suoi principali oggetti di stu­dio all’interno di un impianto geometrico minimale. Esordisce all’Aja nel 1960 con la prima mostra person­ale. Sei anni dopo partecipa alla Biennale di Venezia (con Agostino Bonalumi e Paolo Scheggi) e alla mostra Weiss auf Weiss alla Kunstalle di Berna. Nel 1967 è invitato alla Biennale di Parigi nella sezione “Nuove Proposte”. Nel 1972 tiene la prima antologica al Westfalischer Kunstverein di Münster. Partecipa alle Quad­riennali di Roma del 1973 e del 1986. Nel 1981 al Palazzo delle Esposizioni di Roma espone a Linee della ricerca artistica in Italia 1960-1980, mostra che nel 1997 viene riproposta alla Kunsthalle di Colonia Abstrakte Kunst Italiens ’60/’90. Nel 2007 partecipa a Pittura Analitica, anni ’70 al Palazzo della Permanente di Milano. Nel 2008 è tra gli artisti della mostra Pittura Aniconica presso la Casa del Mantegna di Mantova. Tre anni dopo prende parte a Percorsi riscoperti dell’arte italiana – VAF-Stiftung 1947- 2010 al Mart di Trento e Rov­ereto. Nel 2015 è tra gli artisti di Un’idea di pittura. Astrazione analitica in Italia, 1972-1976 presso la Galleria d’Arte Moderna di Udine. Allo stesso anno data la personale alla galleria Rosai-Ugolini di New York. Risale al 2000 il mosaico di 24 mq per la Metropolitana di Roma nella stazione Lucio Sestio. Ha insegnato pittura nelle Accademie di Belle Arti di Carrara, Bari, Venezia e Firenze. Nel 2017 partecipa alla cinquantasettesima Biennale di Venezia, Viva Arte Viva.

Carlo Franza

Tag: , , , , , , , , , , , , , , , ,