Negli anni Settanta,  per contrastare la corruzione del linguaggio fonte di persuasione occulta e fomentatrice di odio contro le donne, Bianca Menna sposa il suo alter Ego maschile e assume lo pseudonimo  di Tomaso Binga. Erano anni in cui, nonostante la rivoluzione dell’immaginario scoppiata nel ’68, le donne nell’arte non avevano visibilità e peso. L’assunzione di  un’identità maschile è dunque la prima mossa di una serie numerosa di atti trasgressivi e provocatori cui l’artista darà vita per smontare il muro di misoginia e costruire una nuova identità del soggetto donna, in arte ma non solo.

506034fc-e485-4c14-829a-602f44335cdbIn mostra a Palazzo Barnaba a Martina Franca fino al  18 agosto 2018,  sono esposti diversi cicli del suo lavoro: le scritture subliminali, le operazioni di mailing art e le elaborazioni ad esse legate Per gli Involontari di Guerra, le Scritture Viventi e le performance di poesia sonora. L’esposizione prende il via con  le scritture desemantizzate del 1973 di cui fanno parte Le Lettere Liberatorie dove la scrittura non più parola, consente la ‘liberazione’ di altre possibilità espressive e comunicative del segno. Seguono le Scritture Viventi  esemplificate in mostra dall’Alfabeto Officinale del 1981, una variante dei suoi Alfabetieri Murali  in cui l’artista usa il corpo per dare forma visiva a vocali e consonanti dimostrando che la lingua è anche sempre corpo.

Perno dell’esposizione è l’opera Riflessioni a puntate consistente in 12 cartoline inviate ogni mese per un anno  a 280 destinatari in tutto il mondo, per riflettere sulla Guerra del Golfo e gli avvenimenti più eclatanti di quell’anno.  

Sul senso dell’operazione è la stessa Binga che scrive:

Con Riflessioni a Puntate” recupero il più rigido spartito scritturale, in una composizione dattilografica, inviando ogni mese per un anno a 280 persone di tutto il mondo “una cartolina-messaggio” come riflessione sull’attualità e per creare una catena energetica necessaria per accedere a modalità diverse di rapporto con la materia, con lo spazio-tempo, con il fare arte. Ho iniziato a spedire i miei messaggi nel gennaio 1991 con l’inizio della guerra del golfo”. Come sviluppo e ulteriore elaborazione dell’opera Riflessioni a Puntate l’artista,  a partire dal 2014, lavora al ciclo Per gli Involontari di Guerra che segna il passaggio dal biosegno dei suoi alfabeti corporei al tecno segno del digitale.

Tra le performances registrate e riproposte in mostra: Ti Scrivo solo di Domenica del 1977, Oplà del 1991, America è la Terra del 1992, La Storia del 1993, la Dieta del 1994.

Carlo Franza

 

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