127 copiaE’ di questi giorni la mostra-evento  dell’artista Vesna Pavan, avvenuta nella serata di venerdì 26  ottobre nell’Ex- Studio di Piero Manzoni a Milano in Via Fiori Chiari- Brera; serata che fa parte di un evento di portata internazionale che si svolge attraverso due capitoli, il primo capitolo è quello avvenuto per l’appunto  nella serata del 26 ottobre dalle 16 aIMG_3387lle 19, in cui l’artista ha presentato ufficialmente a Milano il suo “Movimento Skin”, il secondo capitolo si articola nella mostra che ci sarà tra fine gennaio e febbraio.  Dunque, si diceva del primo capitolo e della ufficialità che si è data alla performance-installazione proprio sulla “Parete ManIMG_3389zoni”. Non dimentichiamo che a questa sorta di performance di poche ore era legato Piero Manzoni; lo fece ad esempio il 21 luglio del 1960 quando a Milano portò a termine la “consumazione dell’arte dinamica del pubblico-divorare arte”, con uova sode firmate  e consumate sul posto tanto che Manzoni dIMG_4294isse “non c’è nulla da dire: c’è solo da essere, c’è solo da vivere”. E’ proprio questa frase a ben raccordarsi all’operazione dell’artista di fama internazionale che è Vesna Pavan, giacchè attraverso i suoi “Skin” mira all’essere più che all’apparire; guardare, osservare, leggere oltre l’arte apparente, per individuare il nocciolo della poetica dell’arte, il cuore delle cose, la funzione del colore in rapporto al sentire del cuore e dell’anima. Vesna  PaIMG_4300van è un’artista di chiara fama,  con   una personalità artistica vivace, aperta  e creativa, e che nel suo itinerario artistico ha toccato attraverso momenti diversi  interessi per più movimenti artistici, dal new-pop  al post-contemporary, ed ancora all’Art Designer, ed oggi  con  i suoi “skin” si è rapportata a quel mondo pittorico  dell’America-Type Painting, che tocca   Pollock e  Gorky, Kline e Hoffmann, e ancora Oldenburg e Rauschenberg,  innescando e facendo propria un’atmosfera  internazionale di cultura e di poetica innovativa, grazie all’uso di materiali nuovi e diversi, dallo smalto alle resine, che vuol dire aver avuto a cuore le sorti del vivere l’arte pensando a un “dentro” e a un “fuori”, a far leggere icone astratte capaci di aIMG_3396ccendere una filosofia dell’essere. Vesna Pavan  è sicuramente nota per le sue opere altamente poetiche che si aprono alla filosofia, sembra sognare un luogo non figurativo, un luogo non luogo, quello che in letteratura si chiama locus amoenus. E se Skin sta per pelle, giallo, rossa, nera e bianca, vuol dire che Vesna Pavan con i suoi monocromi materici ha  concepito il dipingere  come una continua mediazione e tensione tra lo spazio e la superficie, sinonimi di push e pull, e cioè dell’operazione di spingere in dentro e viceversa tirare in fuori la materia, facendola sbordare, esplorando così la funzione spaziale del colore. E’ il colore che sborda, riannodando la lezione di Arshile Gork, portandosi nel suo caso  oltre con il gesto delle scolature che rompono non solo la cornice, le forme chiuse e  porgendo lo spazio in un tempo generativo  così come Piero Manzoni ideò la “linea” . Iniziatrice di una sorta di ermetismo sintomatico, che vuol dire come con colore,  spazio e immagine, ora l’opera vive una sua vita autonoma, non tanto formale, ma come accadimento. Le scosse emotive dell’artista Vesna Pavan ci consegnano  con gli “skin” una lezione di altissimo livello, dove la pittura  è pelle, corpo, materia, luce e colore, e ne fa  grazie a una libertà  linguistica  che  fluidamente  circola nei paesaggi mentali monocromi, l’incipit della nuova Avanguardia del terzo millennio. All’interno di questo spazio dell’arte che è l’ex  studio di Piero Manzoni, vero e proprio tempio sacro del nuovo, l’intento dell’installazione site-specific di Vesna Pavan sembra farsi più forte,  per scuotere l’umanità e movimentare  un richiamo ad andare oltre i confini.  E’ stato così che con il corpo, la pelle, la materia, il colore, la luce e l’ombra, la memoria e la teatralizzazione, tutti  elementi fondamentali, ha dato avvio ad una grande pratica artistica, per cui   concetti e  rivelazioni della condizione umana uniti a quello dell’espressione del sé e dell’altro, trovano spazio e prassi, aprendo  a un’ indagine concettuale di forte respiro, anzi di respiro internazionale.

Carlo Franza

 

 

 

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