image002Nel 2010 la Pinacoteca Züst ha allestito Il Rinascimento nelle terre ticinesi. Da Bramantino a Bernardino Luini, una mostra che – per la prima volta – affrontava l’argomento. A distanza di alcuni anni si ritorna sui temi di quella fortunata esposizione: la seconda puntata di questo progetto, stavolta messo in scena da Mario Botta, nasce nell’ambito dell’anno europeo del patrimonio culturale, che vede coinvolti 28 stati all’insegna del motto «il nostro patrimonio: dove il passato incontra il futuro».

Nel 2017 infatti il Cantone Ticino ha ????acquistato e destinato alla Pinacoteca Züst un dipinto di Francesco De Tatti, parte del polittico già sull’altare maggiore della chiesa di Santo Stefano a Rancate. Si avvia da qui un affondo su De Tatti, il pittore più significativo del Rinascimento nell’area di Varese. Una sequenza di opere, finora mai riunite, permette di fare i conti con la sua cultura visiva: la luminosa tradizione che fa capo a Martino Spanzotti, uno dei grandi misconosciuti della pittura italiana del Quattrocento, riscoperto da Giovanni Testori, ma anche la Milano leonardesca di Bernardo Zenale e del Bramantino, fino a una precocissima conoscenza delle novità raffaellesche.LM-4164.5 / DIG-14232

LM-4164.3 / DIG-12426La mostra, nel rendere omaggio ai fondatori della storia dell’arte in Svizzera, si interroga sulle forme di conservazione e di dispersione del patrimonio artistico ticinese di epoca e stile rinascimentale, con il temporaneo rientro di opere che hanno lasciato queste terre: dalla pala di Bernardino Luini, oggi in una chiesa della campagna inglese, a un trittico di Calisto Piazza diviso tra più proprietà e per la prima volta, dopo secoli, riunito: eppure entrambi si trovavano in Santa Maria degli Angeli a Lugano. Altre opere hanno invece lasciato le sedi per cui erano sLM-4164.2 / DIG-14235tate realizzate per trovare definitivo asilo nel Museo nazionale svizzero di Zurigo. La dispersione e il difficile ritorno delle opere d’arte. Che dal territorio per il quale sono state commissionate e create, si allontanano per scelta dei proprietari o dei custodi temporanei o per effetto di vicende esterne, andando ad alimentare il mercato dell’arte, ufficiale e non, oppure trovando collocazione legittima altrove.

La vicenda che, a titolo emblematico, Giovanni Agosti e Jacopo Stoppa scelgono di indagare è quella del Canton Ticino, privilegiando un periodo storico ben preciso: il Rinascimento. Il medesimo che i due studiosi, allora affiancati da Marco Tanzi, avevano approfondito con “Il Rinascimento nelle terre ticinesi. Da Bramantino a Bernardino Luini”, nel 2010, una mostra sempre promossa dalla Pinacoteca Züst (la più visitata dall’apertura di quest’istituzione).

L’occasione formale per questa indagine, e per la mostra che ne consegue, è la ricorrenza dell’Anno Europeo del Patrimonio; quella sostanziale: il recupero, grazie ad un acquisto sul mercato LM-10386 / DIG-46505antiquario effettuato dalla Pinacoteca cantonale, di una preziosa tavola del 1526 di Francesco De Tatti, raffigurante “Santo Stefano davanti ai giudici”, dipinta in origine proprio per la Parrocchiale di Santo Stefano a Rancate.

Francesco De Tatti (documentato dal 1512 al 1527) è stato il maggiore pittore varesino del Rinascimento. E questa mostra ha il merito di approfondire la figura dell’artista attraverso una scelta delle sue opere (compresi i disegni) e con confronti volti a definire la sua cultura visiva: quindi dipinti del grande Bernardo Zenale – pittore e architetto trevigliese, a lungo attivo nella Milano di Leonardo – alla cui ombra De Tatti deve essersi formato, opere di Defendente Ferrari e Martino Spanzotti, un grandissimo artista attivo in Piemonte ma di famiglia varesina, stampe della bottega di Raffaello, al cui mondo precocemente De Tatti guarda. È confermata inoltre la presenza in mostra dell’Imago pietatis del Monte di Pietà di Milano, a indicare il raggio dei committenti di De Tatti nella capitale del Ducato. Una sezione apposita presenta il nuovo acquisto della Pinacoteca Züst, il Santo Stefano davanti ai giudici (1526) che De Tatti dipinse per la vecchia parrocchiale di Rancate.

Accanto al focus su De Tatti, la mostra offre all’ammirazione del pubblico alcuni esempi,particolarmente significativi, di opere che hanno lasciato il Cantone Ticino o per destinazioni interne – si segnala il nucleo di sculture lignee e di vetrate, generosamente concesso dal Landesmuseum di Zurigo – o per località estere, tra cui l’Italia stessa. Dall’Inghilterra è arrivata  inoltre a Rancate la pala di Bernardino Luini, ora in una chiesa di Orford, nel Suffolk, ma eseguita per Santa Maria degli Angeli a Lugano. Accanto a questi prestigiosi prestiti ecco  l’esposizione di disegni (da Leo von Klenze a Johann Rudolph Rahn) e antiche fotografie che possano contribuire a dare conto dell’originaria consistenza del patrimonio artistico ticinese. Prima che esso fosse vittima del processo di dispersione che ha privato il territorio di troppe sue opere.

Carlo Franza

 

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