image1E ’ dai  primi anni Novanta del Novecento che seguo con interesse lo svolgimento della pittura di Antonio Tamburro, ancorata in quel clima della “nuova figurazione italiana”che ancor oggi lo vede coinvolto in modo caratterizzante.  Ricordo che gli presentai una personale alla Transit di Bergamo nel 1994.  Oggi lo ritrovo con una bellissima mostra dal titolo “dal niente all’immagine”appena inaugurata da qualche ora alla galleria Miart di Via Brera 3, spazio magistralmente diretto da Miniaci. Scopro ancora una volta che Tamburro è rimasto un gran artistapittore, come pochi ancora ce ne sono nell’Italia di oggi, pittore di storie, pittore di colore, pittore di materie, pittore di luce, pittore-poeta a motivo della sensibilità che lo muove nel toccare capitoli che da tempo lo interessano. L’uomo e  il territorio, la vita di tutti i140x140 cm. giorni,  città e  periferie, personaggi  in bicicletta,  il ciclismo e gli spettatori,  motocicli, gente in spiaggia, bagnanti,  suonatori , e soprattutto le folle,  – bellissimo il lavoro qui inJazz, cm140 x cm140 (mostra Milano) mostra della folla sotto gli ombrelli- tutto diventa  grido di colore e di vita , capace ancor più di far ritrovare  gli spettatori con addosso un’ansia di sorprendente stupore.  Nei suoi quadri ecco la nostalgia del presente,  sviluppando oggi il reale che diventa irreale, quasi portandosi verso uno straniamento che non distrugge il corpo del racconto e dell’immagine, focalizzata ancor più dai colori  che sposano attraverso atmosfere di grande carica poetica,  sia il sentimento della memoria  che l’oggettività  figurale,  attraverso persino una folta sequenza  di simboli  del nostro tempo. Ne fuoriesce un cortometraggio di luci e colori fantastici che segnano la moderna favola del vivere. Pittore di razza, che racconta  con qualità emozionali  superlative la vita e le cose che ruotano attorno all’esistenza dell’uomo con una presa inimmaginabile, scardinando quell’arido documentarismo che ha innervato la pittura di molti artisti della figurazione, posandovi invece  una sua concezione del mondo, una attenzione per le piccole e umili cose di pascoliana memoria,  un travaso interiore che restituisce alla pittura il senso della salvezza e della bellezza.

Carlo Franza

 

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