41GzkjMaM0L._SX331_BO1,204,203,200_vigano-1-904x473È il 26 agosto 2018 quando appare nei media la rivelazione dell’arcivescovo ed ex nunzio negli Stati Uniti Carlo Maria Viganò: da cinque anni papa Francesco sapeva che il cardinale Theodor McCarrick aveva commesso reati sessuali con seminaristi e sottoposti, e che c’erano sanzioni nei suoi confronti imposte da Benedetto XVI. Una notizia shock, che entra nel merito dei gravi casi recentemente venuti alla luce, approfondisce il ruolo di autorità ecclesiastiche che hanno coperto e protetto reati sessuali da parte di sacerdoti e mette sotto accusa direttamente il papa. Ancora oggi su “Stilum Curiae” Marco Tosatti a proposito di questa notizia che ha fatto il giro del mondo, scrive: “Oggi è il 160° giorno in cui il pontefice regnante non ha, ancora, risposto. Quando ha saputo che McCarrick era un uomo perverso, un predatore omosessuale seriale? È vero o non è vero che mons. Viganò l’ha avvertita il 23 giugno 2013? Joseph Fessio, sj: “Sia un uomo. Si alzi in piedi, e risponda”.

Tra i giornalisti ai quali Viganò consegna il suo memoriale c’è Aldo Maria Valli, che in questo libro ripercorre i giorni dei contatti fra lui e il monsignore, la sofferenza interiore, il senso di lacerazione tra l’amore per la Chiesa, il desiderio di non scandalizzare i semplici e l’esigenza di far emergere la verità. Sullo sfondo di un pontificato che, pur esaltato dalla grande stampa, suscita in molti uno sconcerto crescente.

È la storia, così come l’ha vissuta Aldo Maria Valli , della pubblicazione della testimonianza dell’arcivescovo Carlo Maria Viganò,  e che, stante il silenzio pervicace del Pontefice e delle altre persone direttamente coinvolte continuerà a pesare sia  sulla credibilità di questo pontificato,  sia  sulla reale volontà di affrontare il malcostume nella Chiesa, e i suoi risvolti sessuali, cioè gli abusi e il clima di complicità e coperture che li rendono possibili e li alimentano. Aldo Maria Valli,  Vaticanista del TG1, ora è in vacanza-recimg_7668upero per un periodo lunghissimo, e le sue prospettive future sono tutt’altro che limpide, quasi a pagare il contatto con Viganò. Ecco cosa  scrive nell’introduzione: “Il prezzo da pagare è alto, in tutti i sensi. Sotto il profilo professionale potevo starmene tranquillo, senza espormi. vr031d1htalgrbmc7xpv67pdhrbmc7xpv67pePotevo continuare a godere i privilegi di una posizione di spicco, invidiata da molti. Invece ho messo tutto in discussione. In termini umani avevo tutto da perdere, nulla da guadagnare. Allora perché l’ho fatto? Me lo sono chiesto spesso e non passa giorno senza che me lo chieda di nuovo. Alla fine credo di poter dire così: il giudizio che mi sta a cuore è quello di Dio, non quello degli uomini. E quando il buon Dio mi chiamerà a giudizio voglio potergli dire che ho fatto tutto quanto mi era possibile per salvare la fede e per il bene della Chiesa. In fondo l’unica domanda che conta è sempre la stessa: “Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?” (Lc 18,8″).  Uomo professionalmente preparato, credo il miglior vaticanista che abbiamo oggi, in una terna ben precisa, persona coraggiosa  se si è avventurato nel fare uscire questo libro inviso a Papa Bergoglio e alla sua  squadra; ha preferito  il giornalista Valli eludere la menzogna,  le contraddittorietà, i complotti, la falsa realtà. Sottolineo a grandi lettere che Aldo Maria Valli è persona  di un’onesta intellettuale altissima, e noi gli  diamo fiducia. Il libro è estremamente interessante e documentato, come  per la verità era da attendersi da qualcuno che ha vissuto in prima persona questa travagliata e drammatica vicenda. Colpisce e non poco l’Introduzione, a cominciare dalla prime righe : “Non è facile spiegare perché sto combattendo questa battaglia per la verità….Perché ho accettato di pubblicare il memoriale di monsignor Carlo Maria Viganò? Perché ho creduto in ciò che l’ex nunzio negli Stati Uniti mi ha detto? Perché ho ritenuto necessario farmi alleato di Viganò in un’opera di denuncia che certamente – mi è stato ben chiaro fin dal primo istante – mi avrebbe provocato tante difficoltà a tutti i livelli?”.

Il  bandolo del3a5305e8ff2b46915631a26f491f1877_Lla matassa  per Valli  è che una risposta a queste domande non può che partire dalla figura di papa Francesco e “da alcune convinzioni che piano piano sono maturate in me circa questo pontificato”. Sorpresi  i cardinali  nell’aver eletto Papa Bergoglio e se ne sono poi amaramente pentiti, quando – lo hanno detto a chiare lettere- hanno notato che nessun cambiamento/rinnovamento  è stato messo in atto, una delusione assoluta, tanto che Valli scrive: “Dal punto di vista dell’immagine l’operazione è riuscita, perché Francesco effettivamente si è imposto sulla scena con uno stile nuovo, molto apprezzato dalla cultura dominante. Ma è stato pagato un prezzo: superficialità e demagogia nell’analisi dei fenomeni e dei problemi (migrazioni, ecologia, globalizzazione, Islam); ambiguità dottrinale (Amoris laetitia); cedimenti ingiustificati nel confronto con il luteranesimo; svalutazione del magistero papale ridotto spesso (interviste a Scalfari e ad altri, conferenze stampa in aereo) a discorso generico o, peggio, a valutazione sventata; desiderio smodato di piacere al mondo. Di conseguenza, sconcerto e perplessità crescenti in tanti fedeli. Quanto alla riforma della curia, annunciata come punto qualificante del pontificato, moltissima la carne al fuoco, ma con scarsi risultati e tanta confusione”.

Tutta quella messinscena sulla “misericordia”  secondo Valli, e non solo lui, si è impoverita e svilita: “Francesco ha purtroppo banalizzato la misericordia divina spogliandola della dimensione del giudizio e trasformandola in misericordismo. Il Dio dei cristiani, è vero, è un padre che accoglie e non si stanca di perdonare, ma da parte del figlio occorre una presa di coscienza che conduca alla conversione. Dalla complessiva predicazione di Francesco, invece, risulta quasi che Dio abbia il dovere di perdonare a fronte di un diritto al perdono preteso dalla creatura. Ecco perché Francesco piace tanto ai laicisti e ai credenti che si riconoscono nella formula “Dio sì, Chiesa no”: li conferma nella loro scelta di fare sostanzialmente come gli pare mettendo davanti il nobile principio del “seguire la coscienza”. Ma la coscienza, come insegna il cardinale Newman e come ha ribadito Benedetto XVI, di per sé non conduce al bene. Occorre che la coscienza sia ordinata a Dio”. Papa Bergoglio ha seminato tra i cattolici sconcerto, confusione, eresie, cedimento  della Chiesa e di Pietro nei confronti del mondo. 

Così Valli:“E Francesco in l1464800737479.jpg--il_vaticanista_aldo_maria_valli_stronca_papa_francesco___crea_solo_confusione_arga misura rafforza questo atteggiamento, per esempio ogni volta che parla genericamente della necessità di una Chiesa “in uscita”, non autoreferenziale. Ma che significa “in uscita”? Se per uscire devo rinunciare alla mia identità e devo annacquare il depositum fidei, se per uscire devo affermare che il centro della vita cristiana è la misericordia ma senza la verità e la giustizia di Dio, se per uscire devo dimenticare la questione del peccato originale, se per uscire devo trascurare tutto ciò che riguarda la contrizione e il pentimento, di certo non rendo un buon servizio né alla Chiesa né tanto meno alle anime. Arrivo a dire che la Chiesa ha il dovere di essere autoreferenziale, nel senso che deve continuamente ricercare e ritrovare il suo centro: Gesù Cristo. Non può esserci accoglienza senza una guida sicura dal punto di vista dottrinale e morale, senza una proposta chiara verso la conversione. Non può esserci pastorale senza retta dottrina. Altrimenti c’è solo genericità, ci sono soltanto parole di consolazione superficiale”. Senza concetti chiari su ciò che è bene e male, appellarsi al “discernimento” è fonte di ambiguità. E’ da stolti non vedere come   la Chiesa cattolica oggi  sia profondamente divisa, lo  diceva a gran voce anche  l’illustrissimo e  compianto cardinale Caffarra. E, afferma Valli, “adesso vediamo che il rischio dello scisma è reale. Da un lato c’è una Chiesa del misericordismo e del dialogo con il mondo a ogni costo; dall’altra c’è la Chiesa di chi vuole rendere gloria a Dio, non all’uomo”. Il confronto con il mondo è necessario e doveroso, perché la Chiesa vive nel mondo, “ma non può mai diventare cedimento o compromesso. Ecco perché anche lo slogan sul ‘costruire ponti e non muri’ appare superficiale e ambiguo. Il ponte più importante è quello che unisce l’uomo a Dio (da cui pontifex). E a volte il muro occorre per difendere l’identità e la fede. Non si tratta di diventare superbi, ma di essere consapevoli del tesoro che si è chiamati a custodire e a tramandare”.

E a proposito di Soggettivismo e  Relativismo ecco cosa dice Valli: “Sotto questo profilo possiamo dire che esistono già due Chiese: ce n’è una che, avaldo-maria-valli-452959.610x431endo fatto del dialogo con il mondo una sorta di dogma, di fatto legittima il soggettivismo interpretativo e il relativismo morale, e ce n’è un’altra che continua ad appellarsi alla legge divina. La spaccatura è netta. Il compito del successore di Francesco si annuncia di una difficoltà senza pari”. E poi c’è Amoris Laetitia, dove “L’ambiguità dottrinale di Francesco tocca il suo vertice. Il documento contiene di tutto. C’è l’esaltazione del matrimonio cristiano, fondato sull’indissolubilità e sull’apertura alla vita, ma c’è anche, specie a proposito dell’ammissione alla comunione dei divorziati risposati, l’idea che, di fronte ai comportamenti umani, il giudizio caso per caso sia preferibile al rispetto della legge immutabile, con il che si apre la strada al soggettivismo e al relativismo”. La pubblicazione dell’Amoris laetitia, ha procurato ambiguità, ha prodotto  confusione, fuorviamento  dalla dottrina “Tanto è vero che le interpretazioni, in un senso o nell’altro, si sprecano e il documento può essere interpretato in un modo nella diocesi A e in un altro modo nella diocesi B, il che è inammissibile. Di fatto, ogni pastore è chiamato a regolarsi in proprio, ma questa è la fine della Chiesa cattolica… Ma lungo questa strada il messaggio cristiano si riduce a vago sentimentalismo, a un accompagnamento di natura emozionale che mette da parte il dialogo tra fede e ragione, elimina dall’orizzonte umano la ricerca della Verità e si limita a predicare una consolazione che possiamo trovare ovunque, senza il bisogno di rivolgersi alla Chiesa”. Mai nessun Papa era arrivato a tanto, Bergoglio ha osato.

Frase e sequenza importantissima questa di  Aldo Maria Valli  “Francesco, purtroppo, sta conducendo la barca di Pietro sugli scogli del relativismo e del soggettivismo. E se il timoniere sbaglia la rotta, tocca a ogni battezzato richiamarlo e chiedergli di convertirsi, rispettando l’eterna legge di Dio e la retta dottrina, senza utilizzare l’alibi della pastorale e del discernimento, perché, occorre ribadirlo, una pastorale fondata su una dottrina distorta può portare soltanto frutti avvelenati e perché un discernimento che non abbia la legge divina come stella polare serve solo a giustificare il peccato”.

Lo sfogo di Aldo Maria  Valli  è totale: “Ma a un certo punto non è stato più possibile. Qui si colloca il mio incontro con monsignor Carlo Maria Viganò e di qui la mia scelta di appoggiare l’arcivescovo nella sua difficile battaglia. Per giungere a una purificazione occorre un cambiamento radicale, ma il cambiamento, che deve riguardare tutti, anche la stampa, può avvenire soltanto nella verità. Provo molto dolore, ma credo che questa sia l’unica strada che ci è rimasta”.

“La Chiesa vive una fase difficile. Per un cattolico della mia generazione ( ho sessant’anni dice Carlo Maria Valli ) è come muoversi in un altro mondo. Se qualcuno, solo qualche anno fa, mi avesse predetto che mi sarei trovato a combattere questa battaglia, dopo aver provato sconcerto e turbamento di fronte all’insegnamento, ai comportamenti e ai silenzi del successore di Pietro, avrei risposto: tu vaneggi. E invece eccomi qua. Ripeto continuamente: Signore, abbi pietà di me”.

Libro estremamente chiaro e sibillino, capace di aprire le coscienze dei cattolici, capace di contribuire a una presa di coscienza di come la barca di Pietro stia affondando proprio per un Papa.  “Il caso Viganò” di Aldo Maria Valli ci fa riaprire il Vangelo   e riandare alle parole di Cristo che disse:  “Tu es Petrus, et super hanc petram aedificabo ecclesiam meam: et portae inferi non praevalebunt adversus eam: et tibi dabo claves regni caelorum”.

Carlo Franza

 

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