7638923612_414069b7ce_o                                                                                                                                                                                 Al Complesso museale “Chiostri di Sant’Eustorgio” di Milano, aperta fino al 5 maggio 2019,  si tiene la personale di Stefano Arienti (Asola, MN, 1961), uno degli artisti più affermati e conosciuti della sua generazione, dal titolo Fiori”.

La rassegna, curata da Angela Vettese, nuovo capitolo del programma di esposizioni di autori contemporanei all’interno di uno dei complessi più ricchi di storia della città, presenta una serie di opere in grado di dialogare con il luogo che le ospbasilicaita, ovvero con le vestigia e le presenze del passato, dagli arredi antichi alle pietre dell’epoca di Sant’Ambrogio, alle opere d’arte antica. Per l’occasione, Arienti ha creato un lavoro inedito che si confronta con la grande tavola del Compianto sul Cristo morto di Altobello da Melone (Cremona 1490/91-ante 1543), recentemente restaurata, proveniente dal palazzo dell’Arcivescovado di Milano, ed eccezionalmente esposta al Museo Diocesano fino al 5 maggio. “Nel suo intervento al Museo Diocesano – afferma Angela Vettese – Stefano Arienti conferma la coerenza e la duttilità del suo lavoro. Dai secondi anni ottanta propone infatti un modo di concepire l’opera come continuo commento al vivere corrente, in cui l’umanità e i suoi riti entrano come parte di una più vasta dinamica naturale, onnicomprensiva e portatrice di meraviglia. Arienti è partito come studioso di botanica ed è rimasto appassionato di ogni genere di classificazione, sempre impegnato in un’archeologia del quotidiano che fa, della nostra specie, solo una delle tante presenze nel cosmo”.

stefano-arienti-fioriIl percorso espositivo prende avvio dal Cimitero paleocristiano dove una serie di fiori dipinti a tempera su carta conducono il visitatore a rifle89301-iris_da_van_gogh_bttere sul tema della necropoli di martiri cristiani e sulla pratica del culto dei morti, e prosegue nella basilica di sant’Eustorgio; qui si notano rimandi alla decorazione popolare, come i tappeti tinti di nero o di rosso nella Sala Capitolare e nella Sagrestia Monumentale, e riletture di opere d’arte come i Girasoli e gli Iris di Van Gogh, i cui fondi, ricoperti da fogli in oro e argento, richiamano alla continuità tra pittura di natura morta e icone; così altri capolavori di Van Gogh e Renoir subiscono l’intervengo di Arienti che dona all’impianto una insolita profondità attraverso l’uso di plastilina che aumenta la matericità del colore.

La reinterpretazione del Corteo dei Magi di Michelino da Besozzo, nelle cappelle Solariane, dove a una tenda è stata sovrapposta la rilettura su telo verde, introduce idealmente alla sala del Museo Diocesano dov’è ospitato il Compianto sul Cristo morto di Altobello da Melone. Arienti commenta anche quest’opera affiancandole un telo antipolvere su cui, con inchiostro argento e oro, ha ricalcato alcune delle sue linee salienti. Ne emerge una sorta di sinopia contemporanea, non un prima ma un dopo dell’opera, che include anche un accenno alla possibilità che gli agenti futuri lo disgreghino.

Stefano Arienti è nato ad Asola (MN) nel 1961, vive e lavora a Milano. Proveniente da studi scientifici, intraprende il percorso artistico negli anni ‘80 attraverso la frequentazione di figure di spicco della cultura milanese tra cui Corrado Levi, ottenendo importanti riconoscimenti della critica. Il suo lavoro prende le mosse da materiali, oggetti e immagini preesistenti – dai grandi artisti del passato alla cultura popolare – compiendo alterazioni di forma e traduzioni che ne modificano il significato in un processo creativo orizzontale e antilineare. Arienti affronta temi chiave dell’arte contemporanea come la natura e il ruolo dell’immagine e il concetto di originalità. In anni più recenti si è cimentato nella realizzazione e installazione di grandi opere in spazi di tipo monumentale, ma sempre esito di un processo conoscitivo dal basso del contesto storico culturale.

Tra le numerose istituzioni che gli hanno dedicato una personale, la Fondazione Bevilacqua La Masa di Venezia, Isabella Stewart Museum di Boston, MAXXI di Roma, Museion di Bolzano, MAMbo di Bologna, Fondazioni Spinola Banna e Sandretto Re Rebaudengo di Torino. Ha partecipato alla Biennale di Venezia e alla Quadriennale di Roma, alla Biennale di Istanbul, e a collettive al Museo Reina Sofia di Madrid, Castello di Rivoli, ICA di Londra, Musée d’Art Moderne di Saint-Etienne, Villa Manin, Tel Aviv Museum of Art, Palazzo Grassi, MART, Musée d’Art Moderne di Parigi, MoCA di Chicago, e Power Station of Art di Shanghai.

Carlo Franza

 

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