?????????????????????????                                                                                                                                                      A quarant’anni dall’ultima mostra in uno spazio pubblico a Napoli (Villa Pignatelli, 1977), la Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee presenta  “Painting as a Butterfly”, la prima grande retrospettiva dedicata esclusivamente alla produzione pittorica e disegnativa di Pier Paolo Calzolari (Bologna, 1943), uno dei più importanti artisti italiani contemporanei, esponente a partire dagli anni Sessanta delle ricerche afferenti all’Arte Povera. La mostra al Madre, visitabile fino al 30 settembre 2019, è  organizzata in stretta collaborazione con la Fondazione Calzolari e a cura del collega  Achille Bonito Oliva e  di Andrea Viliani, inizia al terzo piano per proseguire nelle quattro Sale Facciata al secondo piano (entrando anche in dialogo con la prospiciente sala affrescata da Francesco Clemente ) e concludersi nella Sala Re_PUBBLICA Madre al piano terra, comprendendo oltre 70 dipinti, disegni e opere multimateriche realizzati dalla metà degli anni Sessanta a oggi, che documentano tutti i principali cicli e fasi della ricerca dell’artista. La pratica della pittura per Calzolari – come da lui dichiarato a Bonito Oliva nell’intervista inedita per il catalogo della mostra – è uno “strumrev185183(1)-oriento di ascolto”, uno stato di “sospensione” in grado di portare a una sintesi le molteplici articolazioni della sua ricerca, al contempo minimalista e sensuale, concettuale e barocca. Calzolari ha trascorso la sua giovinezza a Venezia, dove è stato influenzato dagli effetti luministici e dal riflesso della luce sulle superfici architettoniche, elemento distintivo della pittura veneta. Queste osservazioni lo conducono ad adottare nelle sue opere un materiale quale il ghiaccio, scelto per dare rappresentazione diretta del bianco perfetto che può esistere solo in natura e destinato a caratterizzarne la produzione successiva, così come altri materiali, elementari e spesso organici, quali fuoco, sale, piombo, foglie di tabacco, muschio, legno combusto, noci, gusci di animali, insieme a neon e feltro. Continuando ad esplorare il suo interesse per la luce, la  materia e lo spazio-tempo attraverso la scultura, l’installazione e la performance – come negli happening realizzati dal 1966, in cui spinge gli spettatori a divenire interpreti di quella che definirà “attivazione dello spazio” – Calzolari realizza a partire dagli anni Sessanta dipinti e disegni che, seppur meno conosciuti, rappresentano una caratteristica e una componente fondamentale della sua pratica. Opere che delineano una riflessione sulle relazioni fra colore, forma, oggetto e ambiente, anche nel richiamo alle sperimentazioni dei Valori Plastici novecenteschi, e che non solo hanno plasmato e strutturato la sua ricerca artistica, ma che rivestono una profonda influenza sia nella definizione dell’arte italiana degli ultimi cinquant’anni sia verso le successive generazioni. Nei suoi dipinti e disegni Calzolari ha infatti ripercorso e liberamente portato a confronto elementi e concetti apparentemente antitetici quali materie naturali e rappresentazione pittorica, astrazione e figurazione, dimensione visuale e performativa, spazio-tempo dell’opera e dell’ambiente in cui essa si inserisce, riplasmandolo.

Carlo Franza

 

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