Madonna BenoisL’appuntamento, una delle iniziative che celebrano il quinto centenario della morte del genio fiorentino, propone un interessante confronto con le opere di Perugino della Galleria. Dal 4 luglio al 4 agosto 2019,Madonna Benois Perugia è teatro di uno straordinario appuntamento d’arte. Alla Galleria Nazionale dell’Umbria, infatti, arriva la Madonna Benois,  uno dei capolavori giovanili di Leonardo da Vinci, proveniente dall’Ermitage di San Pietroburgo, che torna in Italia dopo 35 anni dalla sua unica esposizione.

L’appuntamento, una delle iniziative che celebrano il quinto centenario della morte del genio fiorentino, ha vissuto  un momento preliminareMadonna Benois alla Pinacoteca di Fabriano, dal 1° al 30 giugno, in occasione della XIII Unesco Creative Cities Network Annual Conference. La mostra offre la possibilità di un interessante confronto iconografico tra la Madonna Benois e le opere del Perugino, eseguite al suo rientro in Umbria da Firenze, e conservate nella Galleria Nazionale dell’Umbria.

Madonna BenoisGià nelle Cronache Rimate del 1482, infatti, il pittore Giovanni Santi ricordava che Due giovin par d’etate e par d’amori / Leonardo da Vinci e ‘l Perusino / Pier della Pieve ch’è un divin pittore, per sottolineare il profondo rapporto che legò i due artisti mentre lavoravano insieme come giovani apprendisti nella bottega fiorentina del Verrocchio. La Madonna Benois è un’opera chiave del giovane Leonardo da Vinci. Dipinta con ogni probabilità tra il 1478 e il 1480, segna la sua indipendenza dallo stile e dalla formazione di Verrocchio, nella cui bottega il maestro era entrato circa 10 anni prima: un manifesto di quella “maniera moderna” di cui l’artista fu iniziatore. Al suo secondo impegno su uno dei temi religiosi più diffusi, all’età di ventisei anni, il genio del Rinascimento rompe con la tradizione e inventa una nuova figura di Maria: non più l’imperturbabile Regina dei cieli, ma una semplice madre che gioca con il proprio figlio.

“La Madonna è scesa dal trono su cui gli artisti del Quattrocento l’avevano posta e si è andata a sedere su una panca, in una stanza di casa abitata”, afferma Tatiana Kustodieva, del Dipartimento dell’arte dell’Ermitage. È rimasta la tradizionale tenda che scende dietro la schiena di Maria, che da segno di un cerimoniale, oppure simbolo delle alte sfere, è diventato un tessuto ricoprente lo schienale di una sedia. La stanza è descritta con grande parsimonia, ma Leonardo rende omaggio al suo tempo considerando con l’attenzione di un quattrocentistaLa-Madonna-Benois-nel-suo-allestimento-poco-prima-della-Rivoluzione-Russa-del-1917.-San-Pietroburgo-Museo-Statale-Ermitage-579x420 dettagli come i riccioli di Maria, la spilla, i fragili petali del fiore, le testine dei chiodi nella cornice della finestra. Ciascun oggetto non esiste per sé stesso e grazie alla luce partecipa di un unico ambiente”. A differenza dei suoi contemporanei Leonardo concentra l’attenzione su ciò che è fondamentale, poiché  “Un buon pittore – annota lo stesso Leonardo nel “Trattato della Pittura” – deve dipingere due cose principali: l’uomo e la rappresentazione della sua anima. Il primo è facile, il secondo è difficile, poiché deve essere rappresentato da gesti e movimenti delle membra del corpo”. La Madonna Benois entrò nelle collezioni dell’Ermitage nel 1914, venduta da Marija Aleksandrovna Benois, che la aveva ereditata dal nonno paterno, mercante in Astrachan, a un prezzo inferiore a quello di mercato, «purché rimanesse in Russia». Non è nota la storia del dipinto prima dell’Ottocento, ma appena fu esposta per la prima volta nel 1908, quasi tutti i colleghi storici dell’arte del tempo l’assegnarono a Leonardo da Vinci, attribuzione che oggi risulta molto solida e affermata pressoché all’unanimità.

In una stanza scura rischiarata da una bifora, una giovane Maria tiene in grembo un bimbo paffuto e gli porge un fiore. Se i quattro petali annunciano già la futura crocifissione, il dato saliente della scena è la naturalezza con cui Leonardo si distacca dall’iconografia tradizionale della Madonna col Bambino grazie a un accurato studio dal vero.  La Vergine è una ragazzina sorridente, divertita dalla tenera goffaggine del figlio che osserva il fiore; il bimbo è ritratto come un vero neonato e non più come un uomo in miniatura.  Per l’artista la pittura è ormai un mezzo per conoscere e interpretare la natura.  Al posto del netto disegno di tradizione fiorentina, inoltre, si fa strada la tecnica dello sfumato, che abbraccia personaggi e ambiente in una morbida atmosfera sensibile alla mutevolezza del creato. Tra i tesori dell’Ermitage di San Pietroburgo dal 1914, il dipinto deve il suo nome dalla famiglia Benois che ne fu proprietaria.

La rassegna, organizzata in collaborazione con Villaggio Globale International, rinsalda il legame già in essere tra la Galleria Nazionale dell’Umbria e il Museo Ermitage di San Pietroburgo: grazie a questa collaborazione, La lavandaia, capolavoro di Jean Simèon Chardin dell’Ermitage, è presente alla mostra della Galleria dedicata alle Bolle di sapone, mentre, lo scorso dicembre, l’Annunciazione della Vergine Maria di Piero della Francesca, cimasa del Polittico di Sant’Antonio, è stata eccezionalmente prestata al museo russo, che ora sceglie di celebrare il genio del grande artista toscano proprio nel suo paese natale.

Carlo Franza

 

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