Pasolini-con-la-madre-Susanna-Dicitura-obbligatoria-Foto-Vittorio-La-Verde-Copyright-Gerardo-Martorelli2-1024x572

Il Museo Piermaria Rossi di Berceto (PR) ospita fino  al 15 settembre 2019, “Pasolini e le donne”, mostra promossa dall’Associazione Culturale Sentieri dell’Arte con il patrocinio di Comune di Berceto, Borghi Autentici e Regione Emilia Romagna. 01-1970-pasolini-callas-medea-arcRCSCurata da Giuseppe Garrera e Sebastiano Triulzi con opere provenienti dalla collezione privata di Giuseppe Garrera, l’esposizione è stata  inaugurata sabato 27 luglio alle ore 17.30. La mostra indaga ilCinema: Lagunamovies, tornano testimoni Medea di Pasolini rapporto tra Pier Paolo Pasolini e le donne, cioè cosa significa vivere e celebrare la diversità, e quella condizione di inadeguatezza nei confronti dei poteri e dei soprusi. Le donne hanno insegnato a Pasolini un modello di comportamento poetico e civile, l’importanza di non accettare compromessi, di restare fedeli a sè stessi. 05-1969-pasolini-callas-medea-set-728x1024
Oltre 90 fotografie originali, prime edizioni, manoscritti e documenti ripercorrono la speciale genealogia di donne di Pasolini17-1962-pasolini-magnani-venezia-724x1024 (la madre Susanna,  ecc.): 06-1969-pasolini-callas-davoli-752x1024amori e amicizie che hanno costituito esempi di resistenza al mondo corrente, insegnando una poesia coraggiosa, fieramente diversa e sempre in rivolta. Il femminile, dunque, come genealogia d’intelletto, e una schiera di donne non addomesticate dalla società borghese e patriarcale.
Un’esposizione intima, iconica, che attraverso scatti originali e rari permette di “vederli” questi legami, di spiare il rapporto e l’intimità di Pasolini con ognuna di queste donne, e di costituire per lo spettatore una processione di idee, di divinità, di modelli o di incarnazioni scomode del femminile. Scatti rari e originali, fotogrammi che permettono di spiare questi legami, che permettono di spiare il rapporto e l’intimità di Pasolini con ognuna di queste donne.

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Il femminile appunto, come genealogia d’intelletto; donne non addomesticate dalla società borghese e patriarcale. Femminile che in tutte le sue forme e contraddizioni, risulta essere un tracciante per l’intera umanità che ancora resiste all’omologazione, alla religione della merce, alla perdita della propria unicità e alla perdita conseguente del proprio corpo inteso come corpo vitale, erotico e fiammante, quello ben rappresentato nelle pellicole cinematografiche corrispondenti alla celebre Trilogia della vita (Il Decameron, I racconti di Canterbury e Il fiore delle mille e una notte).

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Riprendo le parole dello stesso Pasolini  che rivolse alla madre, in uno scritto trovato postumo fra le sue carte e sapientemente ripreso da Enzo Siciliano nel suo Vita di Pasolini del 1978. Così Pasolini aveva scritto:

«Ogni volta che mi chiedono di raccontare qualcosa su mia madre, di ricordare qualcosa di lei, è sempre le stessa immagine che mi viene in mente. Siamo a Sacile, nella primavera del 1929 o del 1931, mamma e io camminiamo per il sentiero d’un prato abbastanza fuori dal paese; siamo soli, completamente soli. Intorno a noi ci sono i cespugli appena ingemmati, ma con l’aspetto ancora invernale; anche gli alberi sono nudi, e, attraverso le distese dei tronchi neri, si intravedono in fondo le montagne azzurre. Ma le primule sono già nate. Le prode dei fossi ne sono piene. Ciò mi dà una gioia infinita anche adesso, mentre ne parlo, mi soffoca. Stringo forte il braccio di mia madre (cammino infatti a braccetto con lei) e affondo la guancia nella povera pelliccia che essa indossa: in quella pelliccia sento il profumo della primavera, un miscuglio di gelo e di tepore, di fango odoroso e di fiori ancora inodori, di casa e di campagna. Questo odore della povera pelliccia di mia madre è l’odore della mia vita».

Pur nella concentrazione ed essenzialità, una particolare attenzione viene dedicata ad alcuni legami profondi con figure femminili eccezionali, ancora da scoprire e indagare, prima fra tutte Giovanna Bemporad, Laura Betti, Lorenza Mazzetti e Silvana Mauri.
Carlo Franza

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