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Le Dolomiti a colori. L’arte cadorina del Novecento dedicata al Patrimonio dell’Umanità, la duplice mostra aperta a San Vito di Cadore, Belluno, e ad Auronzo di Cadore, Belluno, (entrambe visitabili fino a settembre 2019), raccoglie 84 opere di 19 pittori cadorini del Novecento affiancate da 27 riproduzioni di manifesti storici concessi dalla Collezione Salce di Treviso: ogni artista rende omaggio al Patrimonio Unesco attraverso uno sguardo e uno stile del tutto personale e molto efficace.

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L’esposizione è promossa dalla Magnifica Comunità di Cadore ed è sostenuta dalla Fondazione Cariverona nell’ambito del progetto Itinerari in rete. Il decennale del riconoscimento delle Dolomiti come patrimonio dell’umanità Unesco rappresenta l’opportunità non solo per indagare come nel corso del Secolo breve gli artisti, quasi tutti originari del Cadore, hanno interpretato il rapporto tra uomo e natura alla luce della percezione dei cambiamenti e degli eventi che hanno segnato il paesaggio montano nel corso della storia.

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Gli artisti di cui si potranno ammirare le opere sono Guglielmo Talamini, Edgardo Rossaro, Ercole Marchioni, Gina Roma, Ada Genova, Fiorenzo Tomea, Masi Simonetti, Celso Valmassoi, Aldo De Vidal, Luigi Regianini, Livio Cesco Frare, Marino Cesco Frare, Fulvio Della Libera, Romana D’Ambros, Sergio De Bon, Giovanni De Bettin, Adelmo Peruz, Nando Coletti, Giovanni Zangrando. Le opere appartengono quasi tutte ai Comuni del Cadore e a quello di Belluno e sono state gentilmente concesse per l’occasione.

indexL’esposizione quindi è un tracciato discontinuo, per apici, come le creste dolomitiche immortalate: rappresenta l’occasione, agli occhi del visitatore, di comprendere le infinite potenzialità di narrazione che il paesaggio montano, luogo di trascendenza, “eliseo di spiriti e di fate”, presenta.

Panorama from 2.800 meters height at the Lagazuoi

 

Questo percorso figurativo ad alta quota, filtrato dalla soggettività degli artisti quasi tutti cadorini, e in ogni modo fortemente segnati da esperienze in loco, permette un’attenta analisi delle straordinarie peculiarità delle Dolomiti Patrimonio dell’Umanità e delle caratteristiche evidenziate dalla commissione Unesco che ha riconosciuto “la sublime bellezza e l’unicità paesaggistica e le loro caratteristiche geologiche e geomorfologiche che non hanno eguali in altre parti del mondo”. Concentrando l’attenzione “alla sublime bellezza e all’unicità paesaggistica”, viene indirettamente attribuito un ruolo fondamentale all’arte che, a partire dall’Ottocento, diviene testimone, assieme alla letteratura, di un lento, faticoso processo di conoscenza che porta ad archiviare per sempre la percezione della montagna come simbolo e come cliché, ostile e simbolo dell’ignoto, per introdurre una percezione diversa, fondata sull’esperienza e sull’attenta osservazione. È un cammino che corre lungo l’asse dominate della percezione sensoriale e sentimentale, che trova la sua espressione locale a partire dalla fine dell’Ottocento, quando la montagna cadorina diventa elemento caratterizzante dell’esperienza di molti pittori, sia locali che stranieri, creando un genere e uno stimolo basilare nella formazione di un gruppo di artistici locali.

Infine i 27 manifesti della Collezione Salce, fondo di manifesti pubblicitari che il collezionista trevigiano Ferdinando Salce (1878-1962) raccolse dal 1895 al 1962 e oggi di proprietà dello Stato in deposito nei Musei civici di Treviso, riproducono soggetti che riguardano la promozione turistica della provincia di Belluno in vari momenti del Novecento: la maggior parte è riferita a Cadore, Cortina, Misurina e Auronzo, sia d’estate che d’inverno.

Carlo Franza

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