image-27La crisi economica che si fa sempre più stringente sull’intera Europa, ed anche sulla Germania che aveva l’economia più forte, sta richter-deutsche-bank-wall-streetrivelando affanni e asfissie anche per l’arte contemporanea. Ne è dimostrazione il lungo periodo di crisi per la Deutsche Bank, che è costretta a vendere i pezzi pregiati della sua collezione, da Gerhard Richter a Emil Nolde.

69521-A19940390_KounellisLa Deutsche Bank, che l’anno scorso ha annunciato l’intenzione di tagliare 18mila posti di lavoro, sta ridimensionando anche le sue attività nel campo dell’arte e ha già venduto alcune tra le opere più importanti della sua collezione, esposte nelle varie sedi diffuse in tutto il mondo e diventate simboli di quegli spazi. Ad esempio, il Faust, il trittico di Gerhard Richter del 1981, appeso nell’atrio della sede della banca a Wall Street. La Deutsche Bank sta infatti trasferendo tutta la sua sede di New York al Columbus Circle, zona Midtown Manhattan, e nel nuovo edificio non c’è posto per l’opera, che è uno dei più grandi dipinti di Richter, come ha significato Friedhelm Hütte, direttore del programma artistico dell’azienda in tutto il mondo.Georg-Baselitz-Kopf-inchiostro-su-carta-©K19850058-Deutsche-Bank-Collection-1024x719

Il dipinto è stato ceduto in una vendita privata, ha significato Hütte, a seguito di «un’offerta conveniente da parte di un serio collezionista», pur non essendo stati resi noti i termini dell’accordo. Altre opere che sono state messe in vendita l’anno scorso includono dipinti di Erich Heckel, Max Pechstein, Emil Nolde ed Ernst Wilhelm Nay, come riferito a dicembre dalla Süddeutsche Zeitung.

I problemi di Deutsche Bank risalgono alla ormai storica crisi dei subprime del 2008; é da allora che l’istituto è stato multato a causa di numerose infrazioni normative, tra cui la manipolazione dei tassi di interesse di Libor, Euribor e Tibor, che vengono utilizzati per fissare il costo dei prestiti tra banche e, soprattutto, servono da punti di riferimento per le operazioni commerciali, come i mutui verso la clientela. Solo per questa infrazione, la Deutsche Bank ha dovuto pagare 2,5 miliardi di dollari alle autorità statunitensi e britanniche. I tentativi di mediare una fusione con un’altra banca tedesca, la Commerzbank, sono stati frustrati l’anno scorso. I tagli ai posti di lavoro annunciati nel 2019 ammontavano a un quinto della forza lavoro globale della Deutsche Bank.

luca-vitone-1964-mare-nostrum25Ma il direttore del programma artistico, Hütte, ha sottolineato che la banca sta continuando a comprare nuove opere di artisti emergenti in fiere, come Frieze. «Deutsche Bank crede nella sua collezione d’arte e continuerà a promuovere e collezionare arte contemporanea, anche se in misura minore rispetto a prima», ha affermato. Tra gli acquisti recenti, le opere dell’artista libanese Caline Aoun, della nigeriana Wura-Natasha Ogunji, della statunitense Victoria Fu e del britannico Tom Pope. Le dimensioni della collezione, che ancora oggi è tra le più grandi al mondo e la più ampia in Germania, sono però calate drasticamente, da 59mila a 55mila. Secondo Hütte, sono state vendute le opere che non rientrano più nella strategia della collezione che, negli ultimi tempi, si era focalizzata maggiormente sulla fotografia.

Hütte ha anche specificato che il valore totale della collezione è inferiore a 500 milioni di euro, in quanto la banca sta acquistando principalmente nuove opere di giovani artisti, a un prezzo più conveniente. In effetti, anche i suoi pezzi oggi più preziosi, furono acquistati prima che i loro autori diventassero famosissimi e delle vere e proprie star sul mercato dell’arte. Per esempio, il trittico di Richter fu acquisito 30 anni fa. La banca rimarrà comunque tra i main sponsor di Frieze, sebbene abbia ridotto la partecipazione a eventi più piccoli.

Finora i problemi finanziari che hanno mandato in fibrillazione la compagnia bancaria non hanno avuto alcun impatto sui piani di sviluppo del Palais Populaire, il nuovo forum culturale di 3mila metri quadrati aperto nel 2018 nel centro di Berlino. Il 21 marzo 2020 aprirà una mostra di Christo e Jeanne-Claude in occasione del 25mo anniversario del Reichstag.

 

Carlo Franza

 

In data 20 Febbraio 2020, dall’ufficio comunicazione della Deutsche Bank mi perviene lettera qui sotto riportata, dove si rassicurano i lettori, che la prestigiosa collezione non sarà in vendita. La notizia oltre che gradita ai lettori è ancor più gradita per me.

Gentile Prof. Franza,

le scrivo dalla comunicazione di Deutsche Bank a proposito dell’articolo pubblicato sul suo blog, ospitato nelle pagine online de Il Giornale.

https://blog.ilgiornale.it/franza/2020/02/18/la-deutsche-bank-in-crisi-profonda-in-vendita-la-sua-stellare-collezione-darte-di-riflesso-il-mercato-dellarte-vive-momenti-di-grande-affanno/

Ci tenevo a rassicurarla sul fatto che DB non ha alcuna intenzione di vendere la propria collezione e che continuerà a portare avanti il proprio impegno pluridecennale nel campo dell’arte contemporanea.

Per informare correttamente i suoi numerosi lettori, la pregherei gentilmente di riportare la posizione ufficiale dell’azienda sul tema che trova qui di seguito.

In calce anche i miei contatti, qualora volesse approfondire questo e altri temi.

La ringrazio per l’attenzione e le porgo i miei più cordiali saluti

Valerio Mancino

 

“Deutsche Bank is sticking to its art collection and will continue to promote and collect contemporary art, albeit to a lesser extent than before.

The bank traditionally sees its art holdings as a “breathing collection.” It will therefore continue to sell artworks in individual cases if they do not fit into the collection’s focus on “drawing and photography.” Such works include oil paintings and duplicate prints.

The Deutsche Bank Collection currently comprises 55,000 works. Over the past ten years, the worldwide inventory has declined significantly, due to the reclassification of artworks and, above all, the sale of duplicate prints.”

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