790c0f67039187262760032128cd128afbb99b12La galleria A arte Invernizzi inaugura ha aperto una mostra personale di Pino Pinelli, visitabile fino al 6 maggio 2020. Il progetto, ideato in relazione allo spazio espositivo della galleria, presenta opere che mettono in luce il desiderio di sperimentare materie e supporti e la peculiare scelta di riduzione cromatica che sin dagli anni Settanta ne hanno guidato la ricerca. L’operosità estetica di Pino Pinelli che vive tutto il clima della pittura analitica, lascia vedere come negli anni sia stata permeata da tutta una filosofia greca, quella beninteso che seppero spiegare e indagare sulle origini del mondo, sui CARD3-620x388frammenti e sul tutto. E’ da qui che parte anche il titolo della mostra “Frammentità”, quasi a spiegare la veicolazione di tutte le costruzioni del mondo, del loro farsi e disfarsi. Dei punti e delle linee, degli spazi vuoti e pieni, ecc. Le “Pitture” (1987) esposte nella prima e nella seconda sala del piano superiore guidano il visitatore all’interno di un percorso dal ritmo definito e tuttavia aperto, in cui la pittura emerge come un’entità libera dai vincoli del supporto della tela. Questi lavori sono la naturale evoluzione di una ricerca iniziata a partire dagli anni Settanta; infatti già nei monocromi realizzati tra il 1973 e il 1975 – alcuni dei quali esposti al piano superiore della galleria – Pinelli trasgredisce l’aspettativa sull’omogeneità della superficie dipinta e nebulizza il colore stendendolo sulla tela con l’aerografo. In questi lavori lo spazio occupato dalla pittura si espande dal centro dell’opera sino a sovrapporsi interamente alla superficie, che diviene il campo reale dell’azione e non è più solo il “luogo” della rappresentazione. Il processo di messa in crisi del supporto tradizionale porta, nella seconda pino-pinelli-800x500metà degli anni Settanta, a una vera e propria frantumazione e frammentazione dell’unitarietà della tela. Pinelli inizia a creare delle nuove forme-supporto rivestite con tessuto dipinto in cui il colore diviene corpo, presenza fisica e reale immersa nello spazio.
Nelle sue “Pitture” il rapporto tra gli elementi e l’ambiente circostante acquisisce il valore di un’indagine sia spaziale che percettiva, come emerge nei lavori esposti al piano inferiore della galleria. Ogni frammento crea una diversa dinamicità rispetto alla superficie toccata e, nel proprio insieme, l’opera costruisce tracciati, percorsi e andamenti allusivi. Come scrive Giorgio Verzotti “la pittura diviene indice di spazialità,29.04.17 TMH Pino Pinelli diventa funzione di un’indagine spaziale che dinamizza le superfici toccate dall’intervento, che costruisce percorsi, andamenti, indica direzioni, allude a margini e confini e dunque a virtuali scompaginazioni e riassestamenti ambientali. […] Ad un al-di-là solo evocato però corrisponde un qui-e-ora altamente enfatizzato nella sua presenza al senso. Ciò si manifesta fin dall’inizio, col creare una pittura che scambia alcune delle sue caratteristiche decisive con la scultura. Nata da un fare concreto (pensare è fare e fare è pensare, è un po’ il motto dell’artista) l’opera dipinta viene sospesa nella dimensione ambigua del bassorilievo, sulla soglia fra due identità canoniche. E d’altra parte l’apertura allo spazio non avviene, non può avvenire, solo sulla dimensione del piano. La pittura ha un corpo plastico, attestato dall’atto costruttivo su cui si fonda, che si offre alla percezione”. Ritengo che il lavoro fin qui fatto da Pino Pinelli, sia frutto di una grande indagine filosofica, di un substrato culturale profondo e onnivoro, indagatore e propositore.

Carlo Franza

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