9788866444961_0_0_860_75 (2)Da sempre la provincia è territorio sacro e privilegiato per la scrittura, in special  modo per la poesia. Mi sono imbattuto in un poeta  e in suo libro che era appena uscito, in occasione della mia presenza nei primi giorni di gennaio 2020 a Sondrio per l’inaugurazione  della mostra internazionale dal titolo  “Sguardi sublimi” voluta dalla Fondazione Credito Valtellinese.  Bene, ho avuto tra le mani questo libretto di poesia di Giacomo Gusmeroli  “L’Eremo e l’Eremita” pubblicato presso  Giuliano Ladolfi Editore  nella collana “Perle di poesia”(n.174) nel settembre 2019; e ho conosciuto personalmente il poeta schivo e silenzioso che mi è apparso davanti  meravigliato della mia meraviglia per quei pochi versi che avevo letto e che mi avevano incoraggiato a scriverne una recensione. Avevo avuto la certezza di trovarmi dinanzi a un grande poeta italiano, un vero poeta come voglio sottolineare, un poeta dell’oggi. La plaquette muove da due luoghi geografici, uno esteriore e uno interiore, proprio perché il poeta sembra porsi novello “anacoreta della Tebaide” come Sant’Antonio nel deserto( “Irrequieto,sì; -sono spaesato; mi manca il vitale contatto col mondo, col tempo,  con le questioni/ e con gli altri; …”). Il luogo esteriore sono i territori di Sondrio, le vallate ad iniziare della Val Corta, i boschi e le montagne, la neve  e il freddo che avvolge tutto, e le stagioni che si transitano cambiando un tempo infinito( “domani è l’ultimo giorno d’estate.Inizia l’autunno. Lo aspetto/ L’autunno è il tempo malinconico  dei miei anni- adatto ai colori-…”) Ma il suo è un diario intenso, accorato e lenticolare del vissuto in questi luoghi, in queste valli che lo hanno visto crescere  e oggi vivere( . E’ l’affettuoso disporre alla scoperta di  tutti alle piccole e grandi storie, ai  miti e alle scoperte del mondo che lo contengono.  In questo luoghi il suo eremitaggio è forte, gli serve  religiosamente per scoprire voci esterne e interne( “questo eremo  è abitato da presenze, le sento-/ intendo dire che ha un vissuto, l’architrave  ha delle iniziali,/ i ritratti è come se  si elevassero  agli altocùmuli,/…)  vivere realtà ad altri nascoste, percepire una realtà naturale che è già poesia, divenire anteposto di un sillabario di scienze naturali dove montagna, boschi, terra, alberi, foglie, frutti ( poi c’è il colore  della terra, e il profumo della terra,/ poi i colori della primavera, e i germogli della primavera,/ e poi né terra, né profumi, né colori, né germogli,/ solo il chiarore e i suoi riverberi nell’immenso,/ il chiarore trasparentissimo che tutto affoga, allaga/ smorza,/cose passate,e presenti e prossime,picchi, tronchi e sassi,/ smànie e sansazioni, fatti e scelte”.)  e ogni altra cosa, è narrata con un linguaggio tensivo, e scopertamente sapienziale. E’ un novello  cantico delle creature del terzo millennio, un indagare a fondo la propria vita e ciò che la circonda, con una forza morale che impressiona e porta il mondo a vivere con questa sua lezione una catarsi. E nel leggere questo suo piccolo mondo antico attraverso sfumature e dettagli, Giacomo Gusmeroli tesse sempre lode a quell’infinito, a quel divino e a quel sacro che tutto regge e governa( “un  giorno d’inverno, e nevica,/fiocchi fitti cadono cielo;penso/ seppellisca la casa, le piante,le pietre/ addirittura  lo stesso colle – ed è sempre un evento/ la neve-un’impressione di passaggio- un’idea/ che nel mutamento  universale si svela/ anche ciò che ha svelato a me.”). I luoghi, i mondi esterni ed interiori, il tempo, gli anni  e le stagioni, la vita e la morte, la meditazione, i pochi incontri, i rari e preziosi amici, la famiglia, gli animali, l’attaccamento alla vita e al lavoro, tutto si rapporta all’adorato luogo  delle radici da cui Gusmeroli non fugge ma eticamente e misticamente vive in modo sempre nuovo. Il verso è libero, e il linguaggio  scarno della quotidianità si colora di “termini  dialettali”come già fecero altri illustri poeti italiani, da Pasolini  al veneto Andrea Zanzotto, dal gradese Biagio Marin al triestino Virgilio Giotti, fino all’anconetano Franco Scataglini; un lessico che si colore del suo mondo ( … e penso al siero/  dei secchi che zampilla bagnando la cèra(*)/ delle rocce quando il suo bàgiul(**) di legno si spezzò”). Gusmeroli è sceso dentro la vita, quasi fosse un contenitore che ci contiene per un tempo esistenziale, lo ha fatto  con una conoscenza ideale e possibile, ne è nato un libretto  di scavo e di grazia, di alta poesia e di umanità  intensa e commovente.

Giacomo Gusmeroli è nato a Tartano(Sondrio) al tramonto del 17 ottobre del 1955. È originario della Val Corta dove ha vissuto i suoi primi anni di vita. Ha pubblicato Apprendista della parola (Guerra), Lucòre d’acque (Studio 64), La bilancia in equilibrio (Liberodiscrivere), Vivere qui (Transeuropa, nuova poetica 2.0), Il vento di mare (edizioni Pulcinoelefante di Casiraghy), Quattro mesi e venti giorni (LietoColle). È tradotto in inglese ed è presente nell’antologia del Premio Nazionale di Poesia Città di Corciano e nella rivista «Poesia» di Crocetti.

 

Carlo Franza

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