9788829705948_0_221_0_75Roberto Favaro è uno studioso impareggiabile, un ricercatore e uno scrittore da sempre impegnaunnamedto sul fronte della musicologia e sui rapporti di questa con arti affini, come la poesia, le arti visive, l’architettura, le nuove tecnologie dell’arte, ecc. Abbiamo tra le mani il suo ultimo e prezioso libro dal titolo “Musiche per immagini”(Marsilio editore, pp. 186, 2020, Euro 12,50). Lo studioso è professore di  storia della musica presso l’Accademia di Belle Arti di Brera di Milano, dove è anche vicedirettore. Questo libro è una guida all’ascolto di 70 musiche del repertorio classico relative al periodo che va dal Barocco al primo ‘900. La selezione segue un criterio che dà senso al titolo: 70 brani di musica strumentale che descrivono qualcosa che sta al di fuori di sé, un qualche “mondo”, o più mondi da visitare, un mondo carico di mistero e di sensorialità, sia esso materialmente tangibile o più legato all’universo della vita interiore. Da Beethoven a Mahler, da Vivaldi a Händel, da Debussy a Schönberg; e poi  Čajkovskij, Dvořák, Ives, Mendelssohn, Chopin, Mozart, Šostakóvič, Liszt, Verdi, Janáček, Rossini, Haydn, Berlioz, Schumann, Wagner, Strauss, Skrjabin, Musorgskij. Roberto Favaro ci fa vivere e immaginare paesaggi e paesi, figure di eroi e personaggi letterari, architetture e sogni, dipinti e ambienti sonori.  Il libro mi ha non solo molto colpito in senso benevolo, ma ha catturato la mia attenzione perché si  propone di approfondire il rapporto tra musica e immagine nella determinazione del senso nei prodotti intermediali. Per prodotti intermediali si intendono leChopin,_by_Wodzinska forme di creazione artistica in cui intervengono due o più mezzi che collaborano nell’espressione di un senso unitario. Nonostante la centralità e la diffusione della pratica di integrare suono e immagine nella beethovencultura e nelle forme di comunicazione contemporanee, la teoria estetica non ha ancora sviluppato una riflessione adeguata a partire dalla concreta analisi degli esempi. L’istituzionalizzazione delle ricerche intermediali, che si concreta non soltanto come disciplina nell’ambito più vasto della teoria della comunicazione, ma anche in riviste specializzate (per esempio la rivista canadese «Intermédialités») e in centri specializzati come il Zentrum für Kunst und Medienthechnologien di Karlsruhe, ha portato ad un amplissimo ventaglio di analisi e proposte interpretative. Ecco che questo libro va a colmare un totale approfondimento in tal senso perché di Roberto Favaro il merito di analizzare il rapporto tra suono e immagine in alcuni esempi paradigmatici e di mettere in relazione le analisi con alcune questioni aperte dell’estetica contemporanea, quali la natura del senso musicale, la nozione di autorialità multipla, la natura dell’opera d’arte. Musica e immagini sono quindi un binomio inscindibile del nostro tempo, che da sempre vengono usate in collaborazione per potenziarsi reciprocamente. Le immagini vengono sempre abbinate a brani musicali, i quali rafforzano l’immagine stessa, creando nella nostra mente un unico messaggio, così forte e profondo, che a volte a distanza di anni, nel vedere una determinata immagine associamo automaticamente quel brano musicale e viceversa. Un’immagine è una rappresentazione visiva, non solida della realtà, in modo più o meno realistico, o la rappresentazione di una realtà fittizia o astratta. Nel corso del tempo si sono sviluppate molte teorie circa la correlazione tra suoni e colore, o per dirla nel nostro caso, tra musica e immagini. Gli antichi Greci furono i primi a costruire una scala di colori divisa in sette parti, in analogia con le sette note della scala musicale.Il primo pittore nella storia ad occuparsi del rapporto tra suono e colore è stato Giuseppe Arcimboldi (1500). Partendo dal sistema pitagorico delle proporzioni armoniche di toni e semitoni, creò una corrisponFelix_Mendelssohn_1dente scala di valori cromatici, usando sia il suo senso artistico, sia il metodo scientifico. Il pittore, attraverso la creazione di un’apposita scala di grigi, riuscì a correlare i rapporti tra i gradi della scala musicale e la luminosità dei colori. Nel XVII secolo, analizzando lo spettro della luce, Newtonunnamed (2) correlò le note musicali ai colori, attraverso un’analogia diretta tra i fenomeni acustici e quelli ottici, proponendo una stretta corrispondenza tra i sette colori dell’arcobaleno e le sette note della scala musicale.Un diverso aspetto del problema, ossia la relazione tra suono e forma, venne affrontato dal fisico e musicista tedesco Ernst Chladni (1756-1827). Egli fu il primo ad intuire che le vibrazioni sonore interagiscono con la materia al punto da creare delle vere e proprie forme geometriche. Ponendo della sabbia su un supporto metallico o di vetro, di forma rotonda o quadrata, imperniato su uno stelo, e facendo in modo che questo potesse essere messo in vibrazione attraverso l’utilizzo di un arco di violino, riuscì a riprodurre i suoni dandone un’immagine dinamica. Qui come dice Favaro è “la musica che guarda fuori di sé”, ma al musicologo interessava anche lo studio della materia analizzata, ovvero l’“inquadramento sulla forma, la struttura, lo stile, il contenuto, la poetica della musica proposta”. Brani riconducibili all’idea di mondi descrivibili, ma soprattutto  il libro è pretesto  per invitare  all’ascolto di pagine fondamentali  della storia della musica  colta occidentale.

Roberto Favaro (Padova 1961), laureato in filosofia all’Università di Padova, si è perfezionato in musicologia presso la Humboldt Universität di Berlino. È professore di storia della musica presso l’Accademia di Belle Arti di Brera di Milano, dove è stato preside del Dipartimento di Progettazione e Arti Applicate ed è attualmente vicedirettore. Dirige il Master Soundart – Sound design for art and entertainment in the creative industries, promosso da Ard&nt Institute (Accademia di Belle Arti di Brera – Politecnico di Milano). Ha insegnato Spazio Sonoro dal 1999 al 2018 presso l’Accademia di architettura di Mendrisio. Numerosi i libri pubblicati in Italia e all’estero, tra cui Musiche da leggere, romanzi da ascoltare. Pagine sonore dalla narrativa italiana del ’900 (2010), Suoni e sculture (2011), e per Marsilio Spazio sonoro (20194) e Suono e Arte (20192).

Carlo Franza

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