Un evento straordinario celebra il centenario dalla nascita di Alberto Sordi: l’apertura per la prima volta al pubblico della sua storica villa romana, dove verrà ospitata un’esposizione a lui dedicata, che inaugura il 16 settembre 2020 e si snoda tra i vari ambienti della casa e del giardino. Un luogo leggendario, un’oasi di tranquillità e riservatezza nascosta a sguardi indiscreti dal verde di Caracalla che la circonda, dove Sordi si rifugiava per sfuggire a mondanità, riflettori e bagni di folla e che diventerà presto un museo. Documenti inediti, oggetti, abiti, fotografie, video, curiosità, illustreranno la lunga carriera e la vita di un personaggio entrato nella memoria collettiva degli italiani per i successicinematografici, ma poco conosciuto nella sua dimensione privata. “Una grande sezione chiamata Alla scoperta di Alberto Sordi, conterrà diversi materiali pieni di sorpre

Alberto Sordi durante il III Rallye del Cinema abbraccia le sorelle Savina e Aurelia, che bacia sulla guancia. 1965

se, che possono accompagnare il pubblico alla scoperta della dimensione più autentica, e per molti versi inaspettata, di Sordi”, sottolinea Alessandro Nicosia, tra i curatori della mostra. “Proprio per valorizzare la storia di questa casa ho cercato di rispettare gli ambienti che sono rimasti intatti dopo la morte dell’attore, così come lui li aveva voluti e vissuti, facendoli dialogare con la proposta espositiva studiata per consentirne la visita come se si fosse ospiti dell’attore”.

Un viaggio peculiare alla scoperta dell’artista e dell’uomo, la cui unicità è rimarcata anche dal presidente della Fondazione Albero SordiItalo Ormanni: “Le mostre sono, in genere, qualcosa di astratto rispetto a

La barberia di Alberto Sordi durante l’anteprima per la stampa dell’apertura di villa Sordi. Roma 15 giugno 2015. ANSA/ANGELO CARCONI

quello che è stata la vita quotidiana del soggetto. Questo caso rappresenta un unicum perché si svolge nella sua abitazione, si cammina proprio lì dove aveva camminato, ci si siede dove si era seduto, si vede l’inginocchiatoio dove pregava. Tutto questo dà allo spettatore una particolare sensazione di intimità”. Daniela Porro, Soprintendente MIBACT, ricorda che la mostra è non solo l’occasione per ricordare una grande personalità del cinema e della cultura, ma anche l’opportunità di aprire la villa che amava molto e di cui era molto geloso. “La casa era molto frequentata, soprattutto fino alla scomparsa della sorella maggiore di Sordi. Carlo Verdone, che aveva visitato la casa ne scriveva, infatti, dicendo di aver avuto da quella visita un’immagine di Sordi diversa da quella pubblica, di aver percepito un’anima riservata e controllata, legata al passato e poco propensa al presente. Per Sordi la casa era una fortezza, in cui trovava il rigore e la disciplina dopo il clamore della folla”.

La mostra sarà aperta al pubblico dal 16 settembre 2020  al 31 gennaio  2021; il percorso espositivo parte dalla presentazione della storia della Villa di via Druso al Celio, costruita nel 1930 su progetto dell’architetto Clemente Busiri Vici e acquistata da Sordi nella primavera del 1954, che la comprò solo poche ore dopo averla visitata. Il primo ambiente, e anche il più importante, è quello del teatro, segue un’area dedicata all’infanzia e alla famiglia e al legame con la sua Roma. Una sezione importante è dedicata al “Sordi segreto”, al suo rapporto con le donne, tante nonostante la proverbiale refrattarietà al matrimonio (famosa la sua dichiarazione “E che mi metto un’estranea in casa?’); così come al Sordi benefattore, torturato dalla fama di taccagno ma in realtà generoso, rigorosamente in segreto. La mostra continua, poi, al Teatro Dei Dioscuri (via Piacenza,1), che ospita una seconda sezione con parte dello sterminato materiale trovato durante le ricerche per la realizzazione della mostra e che contiene un importante focus su Storia di un italiano, il programma tv degli Anni ’70 a cui era particolarmente affezionato. Lo spazio è messo a disposizione da Istituto Luce

Alberto Sordi posato in casa con i suoi cani. 26.11.1955

Cinecittà, partner della Mostra, che ha anche fornito immagini fotografiche a audiovisive conservate nel prezioso Archivio Luce, ed ha realizzato una video-installazione, curata da Roland Sejko (David di Donatello per Anija- la nave), che sarà proiettata, con ingresso gratuito, in una tensostruttura situata all’interno della Villa. “In qualche senso Sordi con Storia di un italiano, era custode della storia e della cultura d’Italia, così come lo è il Luce, e quindi la nostra partecipazione al progetto è stata del tutto naturale – sottolinea Roberto Cicutto, AD e Presidente di Luce Cinecittà. Al Teatro dei Dioscuri c’è anche un Auditorium in cui mi auguro ospiteremo scuole, apriremo incontri e dibattiti capaci di sviluppare un passaggio tra la tradizione e il futuro, creando nuovi pubblici e nuove sinergie per il nostro cinema”. Sono già oltre diecimila le richieste arrivate nei primi otto giorni di apertura delle prenotazioni, a testimonianza del grande affetto del pubblico per il ‘suo’ Alberto. Tra i curatori della mostra la giornalista de Il Messaggero Gloria Satta, che ha seguito in particolare la sezione ‘Il mito americano’, visitabile al Teatro dei Dioscuri. “Un mito raccontato tra ironia e ammirazione che è stato importantissimo nella storia di Sordi e al centro di molti suoi film, da Un americano a Roma, a Un italiano in America, Un tassinaro a New York, Mafioso. Per Alberto l’America era da ammirare ma anche da dissacrare, come nella famosa scena dei maccheroni, realizzata con un solo ciak”. Co-curatore Vincenzo Mollica che ricorda i numerosi episodi di cui è stato testimone, come il Leone alla Carriera consegnato a lui e alla Vitti nel 1995: “Ricordo Sordi che giocava come un bambino con Monica Vitti, dicendo ‘e mo’ che ce famo col leone??’ E lei che rispondeva con le ipotesi più assurde e surreali”. “Sordi aveva un cuore grande da poeta, è stato un vero rivoluzionario anche nel mondo della musica leggera, non ci sarebbe stata la cosiddetta canzone demenziale, ma in quelle canzoni così surrealiste ci metteva tanta umanità”, continua Mollica che conclude scherzando: “Sordi è stato e sarà sempre un benefattore dell’umanità. Santo subito è un po’ esagerato, compagnuccio della parrocchietta è più appropriato, ma sempre Sordi sia lodato”. La mostra è promossa da Fondazione Museo Alberto Sordi, con Roma Capitale e con Regione Lazio, con il riconoscimento del MIBACT Direzione Generale Cinema e Audiovisivo, Soprintendenza Speciale di Roma Archeologia Belle Arti Paesaggio, Soprintendenza Archivistica e Bibliografica del Lazio, con il patrocinio di SIAE, con il sostegno di Luce Cinecittà, Acea, Banca Generali Private e con la collaborazione di Rai Teche, è curata da Alessandro Nicosia con Vincenzo Mollica e Gloria Satta, prodotta e organizzata da C. O. R. Creare Organizzare Realizzare.

Carlo Franza

 

 

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