Sono ormai tante le installazioni di Fabrizio Plessi che ho potuto vedere negli anni. Tutte, sempre nuove, originali e rapportate agli elementi del mondo e dell’esistenza. Di Plessi ho ammirato la sua effervescenza creativa, sempre in marea.  Proprio l’acqua è stata una delle cifre più caratteristiche del lavoro dell’artista. Elemento che, fin dal 1968, guida molte delle sue creazioni, siano esse installazioni, film, videotape e performance. Come ha avuto modo di ricordare lo stesso Plessi, “l’acqua è sempre stata il motivo dominante della mia vita e del mio itinerario artistico e culturale”.

Ora dalle cascate d’acqua siamo alle cascate d’oro.    Alle ore 21 di martedì 1 settembre 2020 in Piazza San Marco al Museo Correr ha avuto il via l’accensione della grande installazione L’Età dell’Oro di Fabrizio Plessi; evento che potrà essere ammirato fino al 15 novembre 2020.  L’evento è  stata presentato nella  mattinata di martedì 1 settembre, nella sala delle Quattro Porte del Museo Correr.   

Dalle finestre del Museo Correr affacciate sulla piazza, di fronte alla Basilica di San Marco, sgorgano in un potente e dirompente loop magmatico le cascate d’oro dell’apparizione scenografica e luminosa costruita da Fabrizio Plessi con la sonorizzazione di Michael Nyman. “L’Età dell’Oro” è  la nuova installazione dell’artista Fabrizio Plessi; nel gioco, fluido, di luci e musica sulla facciata apparirà la scritta Pax Tibi, l’incipit della locuzione stampata sul Vangelo che il leone veneziano tiene tra le zampe.

“Ritorno a Venezia con una mia installazione a distanza di vent’anni, è un sogno che si realizza – ha spiegato Plessi, uno dei pionieri della videoarte in Italia e il primo ad aver utilizzato il monitor televisivo come un vero e proprio materiale, dentro cui a scorrere è un flusso inarrestabile di acqua e fuoco, digitale – Sono arrivato qui all’età di 14 anni dall’Emilia, questa città è diventata la grammatica del mio lavoro. Fluida, elastica e mobile ha inciso sul mio essere, Venezia non è una città ma uno stato d’animo fondamentale per la mia vita. Nelle cascate d’oro rivedo i grandi mosaici di Venezia che si liquefanno, sono un dialogo tra futuro e passato: la tecnologia dell’installazione davanti alla sacralità della Basilica di San Marco”.

Protagonista della nuova installazione è la brillantezza del materiale nobile: “L’oro a Venezia è simbolo – spiega una nota della Fondazione Musei civici veneziani – è anche sapienza artigiana di indoratore, che Fabrizio Plessi traduce in un flusso digitale contemporaneo, a saldare come sempre l’apparente opposizione fra elementi primordiali e tecnologie, natura e artificio, tradizione e futuro”.

“Per noi è una giornata importante perché presentiamo il primo evento che segna la ripresa dopo l’acqua alta dello scorso novembre – ha spiegato Mariacristina Gribaudi, presidente della Fondazione dei Musei Civici di Venezia – Quella di Plessi è una installazione importante, ma anche coraggiosa perché riletta, ripensata e modificata durante il periodo dell’emergenza, un momento di cambiamento che ha toccato tutti noi. E’ quasi un segno del destino ripartire da Plessi che proprio qui, vent’anni fa, presentò la sua installazione di successo “Waterfire” e anche in quell’occasione in una piazza San Marco colpita dall’acqua alta. E’ un nuovo inizio che dà un segnale forte a Venezia, città eterna, con un sano ottimismo e quello spirito di resilienza che noi italiani conosciamo bene”. “Venezia è una città che può aiutare gli artisti a trovare la loro strada – ha aggiunto Gabriella Belli, direttrice della Fondazione Musei Civici di Venezia. – Fabrizio Plessi, pur presente 14 volte alla Biennale, ha costruito la sua fortuna lontano da Venezia, con la sua grande capacità di creare contatti e confronti per poi trovare l’ispirazione per le sue opere. Il suo ritorno a Venezia nel 2020, con la presentazione della nuova installazione, è un riconoscimento per il suo importante percorso storico e artistico costruito con lo studio e fondato sulla costante progettualità”.

Carlo Franza

 

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