Nell’immaginario comune le didascalie sono strumenti scientifici per eccellenza, precisi e definitivi. In verità si tratta di atti interpretativi, situati nel tempo e nello spazio, imperfetti e provvisori. La museologia recente ci parla infatti di didascalie critiche, “polivocali”, sempre più attente all’accessibilità e alla presa in conto di punti di vista e sensibilità diverse. Chi dovrebbe scriverle? Che cosa includere, che cosa omettere? E soprattutto, come definirne la “correttezza” e valutarne l’efficacia? Un libro prezioso dal titolo “Senza Titolo” ovvero Le metafore della didascalia( a cura di Maria Chiara Ciaccher, Anna Chiara Cimoli, Nicole Moolhuijsen), edizioni Nomos, 2020, pp. 104. […]