All’arresto dell’assassino Battisti

Grazie:

sei lettere e un sospiro

per seppellire finalmente

vittime innocenti

e tornare nel presente.

 

Ecco, un artista che volesse mettere l’arte a servizio di un tema sociale forse potrebbe scrivere qualche verso per l’arresto di Cesare Battisti, un assassino a piede libero che finalmente viene riconsegnato alle autorità italiane.

Io l’ho fatto al volo con la mia penna piccola e spuntata ma credo di essere l’unico.

Se Battisti non fosse stato un brigatista ma nazionalista, o peggio ancora fascista, in 24 ore avremmo visto la nascita di un fiume poesie, romanzi editi dai principali gruppi, film celebrati dalla critica, serie TV in prima serata e cartoni animati per bambini con il filo rosso del “giustizia è stata fatta”.

Il tutto magari finanziato da fondi pubblici.

Non c’è bisogno di Schopenhauer per capire che c’è un velo che ci copre gli occhi e non ci fa vedere una cosa tanto elementare quanto ignorata: la cultura italiana è ancora avvelenata dall’ideologia. Buona parte del sistema culturale vive ancora di un patto costitutivo per cui “ingroup” sono quelli che con una qualche sfumatura di rosso fingono di tenere in vita un cadavere ideologico putrefatto da decenni, “outgroup” sono tutti gli altri.

Un esempio? Il 25 luglio 2018 feci un contrappello a Saviano e alla sua ideologizzazione della cultura (sia ben chiaro, non un appello alla cultura “di destra” ma alla liberazione della cultura dai colori di parte) e subito una famosa e potente scrittrice per bambini mi tolse platealmente, con tanto di annuncio, dai contatti di facebook.

E quella culturale è una vera e propria filiera, una rete in cui i contatti e il supporto spesso determinano in modo reale il successo o l’insuccesso di un’opera.

Nel 2004 una parte di questa filiera si è mostrata, in un folle appello per la liberazione di Cesare Battisti. Poeti, scrittori, registi, giornalisti, editori, critici letterari, docenti, attori, un potente autore delle Iene, organizzatori di Festival. Il mondo culturale italiano. Una casta ingabbiata in un’ideologia.

L’elenco è qui.

Manca, nella lista, Saviano, che da giovane studente aveva aderito e che nel 2009, come ha documentato anche Giuseppe Cruciani, chiese di rimuovere la sua firma.

Chissà magari c’era finita per sbaglio. D’altra parte nel frattempo aveva già beneficiato della casta.

Ora, all’ennesima sconfitta di quest’approccio ideologico, la speranza sarebbe che in questo Paese gli editori, i produttori e i decision-makers culturali si togliessero dagli occhi le pesanti lenti ideologiche e lasciassero la cultura esprimersi in modo realmente libero.

E le istituzioni dovrebbero in tutti i modi facilitare questo processo.

E così l’Italia, che è la patria del Bello, liberatasi dalla gabbia dell’ideologia potrebbe tornare a volare alto nel panorama culturale mondiale.

D’altra parte la penna di un poeta non può che essere un po’ utopica.

cesarebattisti