Non scrivo mai di politica perché come scrittore preferisco occuparmi di storie, emozioni e poesie. E le rare volte in cui ho sconfinato ho probabilmente scritto sciocchezze. Rispetto gli scrittori che mischiano letteratura e politica – d’altra parte è una tradizione novecentesca consolidata –, quando non esagerano, ma io preferisco starne fuori. Quando però ho letto della polemica intorno a Francesco Giubilei al salone del libro di Torino non sono riuscito a tacere.

Conosco Francesco Giubilei da quando era un enfant prodige nella scoppiettante provincia romagnola. Era un ragazzino per l’anagrafe, un affermato manager con obiettivi chiarissimi per tutto il resto. Sarà probabilmente un ottimo politico. Chi come me a malapena è sicuro del proprio nome invidia chi come lui ha da sempre così tanta chiarezza nel darsi addirittura un’identità politica, che nel suo caso è sempre stata quella conservatrice.

Quando ho letto che Raimo lo associava a un “razzismo esplicito” e addirittura al “neofascismo” mi sono ritrovato dentro parecchie domande e un velo di inquietudine. Perché se Francesco Giubilei è un razzista neofascista, quindi da isolare e censurare, allora forse bisogna iniziare a preoccuparsi per la libertà di espressione.

Quando penso ai conservatori a me e al mio trascorso britannico viene in mente Winston Churchill, Margareth Thatcher, oggi Theresa May. Non mi paiono posizioni particolarmente estreme e certamente non censurabili, quasi conducessero ad una dittatura sanguinaria. A meno che gli occhi che le giudicano non siano intrisi di odio ideologico e non possano accettare un principio di pluralismo nel mondo culturale italiano.

Perché allora un attacco del genere a un semplice conservatore? Cosa c’è realmente dietro? E ancora di più: può esistere in Italia una cultura che non filtra il mondo attraverso le lenti del fascismo/antifascismo o continueremo ad essere costretti anche noi estranei a queste categorie a subire questa guerra ideologica?

Ho fatto una più approfondita riflessione qui.

 

giubilei salone del libro torino