Khadija Shabby, la 45enne ricercatrice in Scienze economiche, aziendali e statistiche nell’Ateneo di Palermo, sulla quale la procura palermitana ha realizzato un corposo fascicolo,che ne attesta i contatti con foreign fighters, la propaganda per Al Qaeda sul web e rapporti familiari con esponenti di un’organizzazione terroristica coinvolta nell’attentato all’ambasciata americana in Libia nel 2012, se n’è tornata nella sua casa del centro storico del capoluogo siciliano. Uniche restrizioni, l’obbligo di dimora con divieto di uscire nelle ore serali.
La donna è stata rilasciata perché secondo il gip, Fernando Sestito, non sussiste il pericolo di fuga né di inquinamento probatorio. Una misura assolutamente inadeguata sia per la Digos che per i procuratori Agueci e Ferrara che intendono impugnare il provvedimento.

Khadija-Shabby

Ritenere che i due principali rischi legati al caso della Shabby siano il “pericolo di fuga” e “l’inquinamento delle prove” significa non avere assolutamente chiare le dinamiche legate alla radicalizzazione e alle procedure di propaganda/reclutamento del jihadismo.
I rischi sono infatti due e si ricollegano alle principali modalità di reclutamento evidenziate dall’analista russo Alexei Grishin nel suo “Approccio Individuale” (Индивидуальный подход), del quale abbiamo trattato in un’analisi su Kedisa io e l’analista anti-terrorismo russo Khalid Magomedov la scorsa settimana.

Le due modalità sono:

– Propaganda e reclutamento tramite internet (strumenti sincroni e asincroni)
– Propaganda e reclutamento attraverso contatti diretti e personali

Lo stesso gip Sestito aveva concordato sul fatto che tutto “matura attraverso Fb, strumenti informatici e telematici”. I precedenti della donna parlano chiaro in quanto a contatti con estremisti e jihadisti.
Ora la Shabby potrà tranquillamente continuare a usare internet e potrà anche uscire di casa, magari per incontrare una certa tipologia di personaggi legati a certi ambienti, ma rigorosamente nelle ore diurne. Di sera certe attività sono vietate. E’ evidente che qualcosa non funziona.

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