Buche su buche. Si sa che mantenere in buone condizioni una strada è più difficile che costruire un quartiere ex novo. E il più classico dei problemi ora attanaglia anche Milano. Un consigliere di zona 7, Alessandro De Chirico, ha lanciato ironicamente per questo un concorso fotografico per la buca più bella.

E ora la protesta arriva in Zona 5, con un altro consigliere di Forza Italia, Simone Enea Riccò: “Tra le grandi promesse elettorali – dice – il vento arancione doveva portare una città a prova di bici, per la gioia degli inni alla vita sana di chi voleva scegliere le due ruote per andare a lavorare. Un po’ di sport, un po’ di ecologia e meno stress alla mattina presto bloccati in circonvallazione, la bicicletta doveva essere la via d’uscita da ogni male e le grandi promesse di corsie riservate in questi due anni si sono sprecate in ogni piano per il traffico presentato. Peccato che qualche dubbio cominciava a sorgere nei milanesi già qualche settimana fa, che dopo mesi di sospensioni della auto cigolanti, avevano cominciato a far notare la tempesta di buche che coinvolgeva Milano, quasi fosse incappata in un’invasione di talpe”.

Riccò cita la “cronaca di una pedalata” di Matteo Sacchi del Giornale, “che ha tentato l’impresa di recarsi al lavoro in bicicletta elencando una sterminata serie di buche, tombini sconnessi, binari fantasma pericolanti, asfalto sbriciolato e poche corsie ciclabili scollegate tra loro”. “Expo 2015 – commenta il consigliere – probabilmente per la giunta è una gara di rally, altrimenti non si riesce proprio a capire l’ostinazione in scelte di spesa opinabili, dalla casa dei diritti, allo skate park di qualche settimana fa, mentre le strade di Milano diventano una trincea di guerra. Gli errori fatti dall’amministrazione (sottolineo in buona fede, come piaceva far notare alla De Cesaris in un’intervista di qualche settimana fa) stanno diventando sempre più intollerabili, arrivando a non rispettare nemmeno le più semplici promesse elettorali. Inciampate? Cadete in moto o bicicletta? Non sperare di ottenere un risarcimento da parte del Comune, la cosa più sconvolgente infatti è che secondo le ultime sentenze della Cassazione l’amministrazione probabilmente non verrà nemmeno condannata”.

Il pavè se non è curato diventa un pericolo

“E’ inutile – conclude Riccò – sperare in una città a prova di bicicletta quando la città non è nemmeno a prova di cittadino e mentre il sindaco si destreggia tra il nuovo regolamento edilizio e appuntamenti vari, si troverà sempre più spesso a dover soccorrere ciclisti che cadono scivolando sul pavé come ha fatto la scorsa settimana o nei crateri dell’asfalto. Ma secondo la saggezza popolare, prevenire non era meglio che curare?”