Prima un’assemblea sindacale, ora uno sciopero. I dipendenti di “Milano Ristorazione” sono in stato di agitazione e chi ci rimette? Gli alunni delle scuole milanesi (con le loro famiglie). Chi li tutela? Lo abbiamo raccontato oggi sul “Giornale“:

Lunedì 17 marzo un assemblea convocata dalla Cgil aveva fermato le mese, costringendo la società comunale (che gestisce un centinaio di centri cucina per 65mila bimbi) a comunicare l’impossibilità di preparare normalmente il pasto caldo: migliaia di papà e mamma avevano dunque preparato panini e succhi di frutta da mettere negli zainetti dei figli. Bene (per modo di dire). All’ordine del giorno della discussione presso la camera del lavoro c’erano le linee guida del contratto nazionale e il confronto con i dipendenti.

Nel corso di quella assemblea i lavoratori hanno deciso di proclamare uno sciopero, che è stato fissato per il 4 aprile (venerdì della prossima settimana). Ora la controparte aziendale sembra confidare nella possibilità di un dialogo che consenta di superare questo braccio di ferro. E in ogni caso, stavolta, c’è tutto il tempo tecnico per organizzare un «pasto caldo d’emergenza» – che è dovuto anche perché la mensa è considerata servizio pubblico essenziale, dunque in forma deve essere garantito. Già due volte, nel corso di quest’anno, il servizio d’emergenza è stato approntato. In caso contrario, dopo quel che è accaduto dieci giorni fa, il disagio per le famiglie risulterebbe intollerabile. «La cosa più grave – dice Federico Illuzzi, che è consigliere di zona 9 (per il Nuovo centrodestra) e su questo ha ingaggiato una sua battaglia personale – è che le vittime di questa mala-gestione sono i bimbi, costretti a mangiare cibi freddi per l’ennesima volta. Mi auguro almeno che i pasti che non sono forniti siano rimborsati».

La questione milanese che sta al centro della vertenza è lo spostamento nel centro cucina di via Sammartini di un certo numero di dipendenti del centro Gargano. I sindacati paventano effetti negativi e un peggioramento nella qualità del servizio. La società al contrario spiega che le produzioni trasferite sono destinate solo a utenze non scolastiche (centri diurni disabili, centri di prima accoglienza, pasti domiciliari per anziani) e garantisce che questa decisione – concertata con il personale interessato e motivata con ragioni di efficienza – garantirà un migliore servizio, sia alle scuole sia agli altri destinatari dei pasti.

Insomma, non ci sarebbero precotti, o surgelati o congelati. E quelle dei sindacati sarebbero preoccupazioni infondate ed esagerate. Da Milano Ristorazione precisano che «la diffusione di notizie non corrispondenti alla realtà, quali il rafforzamento della produzione del Sammartini allo scopo di chiudere le attuali cucine, ancorché in buona fede», vada «nella direzione opposta a quella perseguita da Milano Ristorazione, che è costantemente impegnata nell’attività di miglioramento del proprio servizio».

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